TRENTO - È iniziato, oggi mercoledì 24 gennaio, la revisione del processo a Monica Busetto davanti alla corte d'appello di Trento. A parlare stamane, la procuratrice generale Maria Teresa Rubini e i difensori Alessandro Doglioni e Stefano Busetto che hanno sostenuto il nodo della richiesta di revisione, ovvero il contrasto tra le sentenze di Monica Busetto e Susanna Lazzarini. La decisione della corte d'appello avverrà nella prossima udienza fissata per il venti marzo. Busetto è entrata in aula emozionata in attesa della sentenza che cambierà il suo destino: libertà o conferma della condanna.
LA VICENDA
La vicenda è uno dei gialli veneziani più intricati dell'ultimo ventennio.
IL NODO DELLA REVISIONE
Il giudice per l'udienza preliminare del tribunale di Venezia David Calabria nella sentenza di condanna di Susanna "Milly" Lazzarini, l'ha messo nero su bianco: «Il ruolo di materiale compartecipe nel delitto in imputazione attribuito alla coimputata, giudicata separatamente, Busetto Monica, non ha trovato, alla stregua del compendio probatorio disponibile, adeguato riscontro». È questo il nodo attorno cui oggi la corte d'Appello di Trento ha discusso l'istanza di revisione del processo per la 62enne operatrice socio sanitaria mestrina condannata a 25 anni di carcere per l'omicidio della sua dirimpettaia, l'87enne Lida Taffi Pamio. Gli avvocati della donna, Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, che hanno lavorato a lungo sull'istanza di revisione, puntano tutto sul contrasto di giudicati: per lo stesso omicidio sono state condannate due persone (non in concorso) con due sentenze e due processi separati. Da una parte Busetto, appunto, dall'altra Susanna Milly Lazzarini, che aveva confessato il delitto nel 2015, mentre era sotto accusa per l'omicidio di un'altra donna, Francesca Vianello. Un omicidio, due colpevoli.
LE CONFESSIONI
L'altro punto oscuro sono le confessioni (il plurale è d'obbligo) di Susanna Lazzarini. Nei cinque interrogatori (in cui cambia tre volte versione) nomina Busetto 24 volte e in 22 di queste la dichiara estranea ai fatti. Soprattutto nella primissima dichiarazione, quella in cui non sapeva di essere registrata durante un colloquio con il figlio. Messa alle strette, aveva detto al ragazzo di aver fatto tutto da sola e che l'oss mestrina non c'entrava nulla. Dal quarto interrogatorio, però, di fronte ai pm, aveva cambiato versione sostenendo che la donna fosse entrata in quell'appartamento per infliggere il colpo di grazia all'anziana con un coltello. Oggi toccherà di nuovo a una corte, pur indirettamente, valutare l'attendibilità di questa ricostruzione.