VENEZIA - «Non ho intenzione di usare permessi premio. Io da qui voglio uscire solo da innocente». Monica Busetto, condannata a 25 anni per l’omicidio della vicina di casa Lida Taffi Pamio, è stanca ma non si arrende.
Dopo l’esposizione delle motivazioni della richiesta di revisione da parte dei suoi legali, gli avvocati Stefano Busetto e Alessandro Doglioni, la corte emanerà un verdetto: dentro o fuori, processo annullato e Monica libera o sentenza confermata e condanna da scontare fino alla fine. Anche perché la 61enne, che dopo aver trascorso quasi un terzo della pena in carcere, tra poco potrebbe poter usufruire di permessi per uscire. «Tanto alla sera dovrei tornare qui, di nuovo - spiega - invece quello che voglio è poter uscire a testa alta. Sapere che la gente che mi guarda negli occhi ha capito che io non ho fatto nulla e che è stato tutto un errore. Sono stanca, sì: questo è il decimo Natale che trascorrerò in prigione. Ma non mi arrenderò». Busetto ha sentito, in questi anni, la vicinanza di colleghi e amici che hanno sempre creduto in lei. «Mi hanno scritto tante persone, vorrei tanto potervi salutare uno ad uno, spero un giorno di poterlo fare».
LE MOTIVAZIONI
Non molte parole nei confronti di Milly Lazzarini, la donna che confessò l’omicidio dell’anziana e che, dopo inizialmente aver sostenuto di aver ucciso la signora Taffi Pamio da sola, al sesto interrogatorio aveva detto che Busetto aveva partecipato al delitto insieme a lei. Monica è arrabbiata, ovviamente, ma più per l’intera concatenazione di eventi che l’ha portata a questo punto. «”Mi ha rovinato la vita, mi hanno rovinato la vita”, continua a ripetere senza sosta», aggiunge Cortivo. Gli avvocati basano la decisione della richiesta di revisione sul conflitto di giudicati. Da una parte la condanna a 25 anni di Busetto, basata proprio sulle dichiarazioni di Lazzarini e sulle tracce di dna di Pamio ritrovate su una collanina a casa dell’Oss mestrina (appena 3 picogrammi, quantità bassissima secondo la letteratura forense e riscontrata solo al secondo esame, dopo che il primo test scientifico a Padova aveva dato esito negativo) dall’altra quella di Lazzarini, in cui il gup David Calabria sottolinea in più passaggi l’inaffidabilità delle dichiarazioni della donna, tanto da concludere nel suo dispositivo finale che «il ruolo di materiale compartecipe nel delitto in imputazione attribuito alla coimputata, giudicata separatamente, Busetto Monica, non ha trovato, alla stregua del compendio probatorio disponibile, adeguato riscontro». Un omicidio, due colpevoli. La parola, ora, passa di nuovo ai giudici.