Omicidio Pamio, cala il sipario

Venerdì 10 Gennaio 2020
Omicidio Pamio, cala il sipario
IL PROCESSO
MESTRE La sentenza di condanna a carico di Monica Busetto per l'omicidio della vicina di casa, Lida Taffi Pamio, è diventata definitiva. La Corte di Cassazione ha respinto, infatti, l'ultimo ricorso presentato dai legali della cinquantasettenne operatrice sanitaria, gli avvocati Alessandro Doglioni e Stefano Busetto, confermando la pena di 25 anni di reclusione inflitta nel processo d'appello bis.
Si è conclusa così una vicenda processuale lunga e particolarmente travagliata, iniziata il 20 dicembre del 2012, quando in un appartamento di viale Vespucci, a Mestre, fu rinvenuto il corpo senza vita di un'anziana di 87 anni, prima strangolata e poi accoltellata. Le indagini non furono facili, tant'è che l'arresto di Monica Busetto avvenne oltre un anno più tardi, nel gennaio del 2014. Ad incastrarla, in particolare, fu una catenina spezzata, rinvenuta a casa dell'imputata, sulla quale le analisi accertarono la presenza di tracce biologiche della vittima.
LA CRONISTORIA
La Busetto si è sempre proclamata innocente, assicurando di non aver avuto alcun ruolo nell'uccisione dell'anziana vicina di casa ma la Procura decise di chiedere il suo rinvio a giudizio, anche sulla base delle intercettazioni telefoniche disposte durante le indagini e di una serie di comportamenti non chiari tenuti dalla donna. A conclusione del processo di primo grado, il 22 dicembre del 2014, l'operatrice sanitaria fu condannata dalla Corte d'assise a 24 anni e sei mesi di reclusione e resta in carcere in attesa dell'appello. Un anno più tardi arriva il primo colpo di scena: il 29 dicembre del 2015, in un appartamento di Corso del Popolo, a Mestre, viene rinvenuto il cadavere un'altra anziana, Francesca Vianello. Questa volta il caso viene risolto in pochi giorni e, il 31 dicembre 2015, viene arrestata Milly Lazzarini che, nel novembre successivo, verrà condannata per quel delitto a 30 anni di reclusione.
LA COMPLICE
Dopo essere finita in carcere la Lazzarini confessa anche di aver ucciso Lida Taffi Pamio: inizialmente sostiene di aver fatto tutto da sola, tant'è che Monica Busetto viene immediatamente scarcerata. Poi cambia versione raccontando che è stata la Busetto a spingerla ad uccidere l'anziana di viale Vespucci. Al processo, infine, fornisce una versione parzialmente diversa, sostenendo che entrambe parteciparono attivamente all'uccisione di Lida Taffi Pamio e la Busetto avrebbe inferto la coltellata finale. La Corte d'appello di Venezia, pur rilevando alcune contraddizioni e inconguità nel racconto della Lazzarini, ritengono che le tracce biologiche rinvenute sulla catenina spezzata costituiscano una prova evidente della responsabilità della Busetto e, nel novembre del 2016, la condannano all'ergastolo. Il processo però non è finito: nell'aprile del 2018 la Cassazione annulla parzialmente la sentenza d'appello, invitando i giudici di merito a rivalutare soltanto la sussistenza dell'aggravante dei futili motivi. Una diversa sezione della Corte d'appello si pronuncia il 17 ottobre 2018, quantificando la pena il 25 anni di reclusione. Condanna che ora la Cassazione ha reso definitiva, negando le attenuanti generiche per le quali la difesa si è battuta fino all'ultimo.
Gianluca Amadori
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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