«Siamo terrorizzati, viviamo nella paura che possa ucciderci». Mamma e papà del veneziano ostaggio da anni del figlio violento

Venerdì 8 Marzo 2024 di Giulia Zennaro
«Siamo terrorizzati, viviamo nella paura che possa ucciderci». Mamma e papà del veneziano ostaggio da anni del figlio violento

MESTRE - «Siamo terrorizzati, viviamo nella paura che nostro figlio possa farci del male o addirittura ucciderci.

Non sappiamo come fare, lo abbiamo denunciato infinite volte ma continuiamo a ritrovarcelo in casa. Siamo stati abbandonati dalla legge». La voce della donna è ferma, racconta lucidamente gli anni di botte e violenza subiti dal proprio figlio, ma gli occhi le si riempiono di lacrime quando le scappa di dire «sarebbe quasi meglio se ci uccidesse, almeno per noi finirebbe questa sofferenza».

Il fatto

Lo scorso 21 febbraio, l’arresto di un trentenne del Miranese, accusato di maltrattamenti in famiglia e messo agli arresti domiciliari in una casa diversa da quella dei genitori, che vessava da anni. I due genitori 60enni arrivavano a barricarsi in camera, quando riuscivano ad arrivarci, per sfuggire alle violenze, alle minacce di morte e alle richieste di soldi del figlio, con problemi di tossicodipendenza. L’uomo, nei confronti del quale i genitori avevano ottenuto tre anni fa un ordine di allontanamento, era stato arrestato in virtù di “gravi indizi di colpevolezza”: ma mercoledì pomeriggio i due si sono visti recapitare la notifica di scarcerazione.
«Mercoledì alle 14 sono arrivati i Carabinieri a casa nostra, pensavamo fossero venuti per farci firmare il consenso al braccialetto elettronico, invece ci hanno detto che il giudice aveva fatto decadere le accuse e lo aveva liberato. Lui è tornato a casa poco dopo, tutto baldanzoso, ha mangiato quello che avevamo preparato per noi, ci ha lasciato i vestiti sporchi da lavare e se n’è andato, ma tanto tornerà. Andando via ha detto a suo padre: “Adesso si ricomincia: avete sbagliato a mettervi contro di me”. Il 30 dicembre era stato in carcere a Venezia per violenze e tentata rapina: voleva vendere la nostra macchina per pagarsi l’avvocato. Quando è tornato a casa ci ha detto che ci ucciderà o troverà qualcuno che lo farà per lui, perché ha molte conoscenze nella malavita».
La signora racconta anni, anzi decenni di violenze e sopraffazione da parte del figlio: «Sono 21 anni che soffriamo a causa sua». Il minimo rumore in casa la fa trasalire: «Ho il terrore che piombi qui», confessa tra le lacrime.

ANNI DI ABUSI

«Non sappiamo che cosa si agiti dentro di lui; lo abbiamo fatto seguire da psicologi ed educatori dall’età di dieci anni ma ci ha sempre creato problemi. Da ragazzo è entrato in casa famiglia dove ha iniziato a drogarsi: mi picchiava anche mentre ero lì dentro con lui. È stato un anno in comunità a Verona e l’hanno dimesso dicendo che era guarito: dopo 15 giorni ha sfondato la porta di casa a calci. Siamo solo certi del fatto che, se tornerà qui, e lo farà perché non è la prima volta che viene liberato, per noi si metterà molto male. Io e suo padre siamo invalidi, lavoro solo io perché mio marito è stato licenziato. Tiriamo avanti a malapena, non abbiamo nemmeno i soldi per pagare un avvocato: ce l’avevamo ma non ho il coraggio di chiamarlo, sapendo che non posso pagarlo. Non abbiamo diritto a un legale in libero patrocinio per motivi di reddito: siamo totalmente indifesi. Ci segue il centro antiviolenza di Mestre che ci offre anche consulenza legale, ci hanno detto che sentiranno i loro avvocati per vedere che si può fare per tenerlo lontano. Tra poco resteremo anche senza casa: abbiamo un ordine di sfratto, il giudice ci ha concesso tre mesi di proroga ma ad aprile dovremo lasciare l’appartamento. Siamo già rimasti al buio per insolvenza nel pagamento delle utenze: nostro figlio, nonostante viva a casa nostra, non ci aiuta. I suoi soldi sono suoi e di nessun altro. Quando abbiamo usato 100 euro che aveva lasciato a casa, che gli abbiamo restituito, per pagare una bolletta, ci ha minacciati di morte. Non sappiamo nemmeno che lavoro svolga, però i soldi non gli mancano, quindi sospettiamo che spacci o sia dentro qualche giro pericoloso. Lui non ha paura di niente, si sente invincibile, ci ride in faccia perché sa di aver già vinto. Chiediamo al giudice di mettersi una mano sulla coscienza e alle istituzioni di aiutarci: è meglio morire per mano sua che continuare a vivere così».
 

Ultimo aggiornamento: 16:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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