MESTRE - Era uscito di prima mattina, per prendere una boccata d’aria un po’ meno infuocata e soprattutto per i bisogni quotidiani del suo cane. Ma all’improvviso la passeggiata mattutina si è trasformata in un incubo, quando il suo amico a quattro zampe è stato aggredito da due grossi alani inferociti e senza guinzaglio. Con un’aggravante dovuta al fatto che il protagonista della vicenda, Mauro Quintavalle, 46 anni, è non vedente e Sky, l’amica che da due anni lo segue come un’ombra, è il suo cane guida.
L’ATTACCO
È successo alle 6.30 di ieri mattina in via Vallenari, una strada che corre a sud dell’abitato di Favaro Veneto, alle porte di Mestre.
LA CHIAMATA
Nel frattempo sul posto è arrivata la pattuglia della Polizia locale che ha preso in mano la situazione. Dopo avere calmato e messo in sicurezza il cane guida si è provveduto a identificare i due alani attraverso il microchip: a quanto pare sarebbero sfuggiti al proprietario che abita nella zona, che ora rischia di dover rispondere dell’accaduto. Poi un altro volontario giunto sul posto ha provveduto ad accompagnare a casa in auto il protagonista della vicenda - invitato a formalizzare la denuncia per l’aggressione - insieme con il suo cane.
La vicenda però non si è conclusa: l’animale infatti dovrà essere sottoposto a una serie di test da parte dell’associazione che addestra i cani che accompagnano i non vedenti - e che una volta “formati” vengono donati a chi è privo della vista - per verificare se sia ancora adatto a svolgere il suo prezioso compito: c’è infatti l’eventualità che l’animale, traumatizzato per quanto accaduto, abbia paura a uscire e non sia in grado di accompagnare in sicurezza il suo conduttore. Se ciò dovesse avvenire, sarà necessario attendere la disponibilità di un altro amico a quattro zampe addestrato a garantire la mobilità delle persone prive della vista (che peraltro devono abitualmente farsi carico di tutte le spese sanitarie per le eventuali cure dei cani guida, dato che non sono previsti sgravi fiscali).
TEMPI D’ATTESA
«Ma l’aspetto peggiore - insiste Quintavalle - è che ci sia voluto così tanto tempo perché qualcuno venisse in mio aiuto. Il cane che mi accompagna per la strada è come se avesse i miei occhi, e in quei momenti è come se stessero minacciando me, che non potevo capire da dove venisse il pericolo e che cosa mi stesse succedendo attorno. Non è possibile che dalle 6.26, ora della prima mia richiesta d’aiuto, abbia dovuto attendere le 6.52 per l’arrivo della Polizia locale». A rendere l’intervento poco tempestivo potrebbe avere contribuito l’ora e il luogo periferico in cui è avvenuto il fatto. Ma il 46enne, ancora spaventato per quanto accaduto, non vuole sentire ragioni: «Dopo avere vissuto questa esperienza adesso ho paura a uscire di casa. E spero che lo stesso non capiti al mio cane».
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