Incidente mortale. Mattia l’alpino e Tommaso l’operaio: gli amici uniti da un tragico destino Foto

Lunedì 10 Luglio 2023 di Davide De Bortoli - Giuseppe Babbo
Mattia Pavanetto e Tommaso Cattai

MUSILE DI PIAVE (VENEZIA) - Compaesani, amici, uniti. Fino alla fine: Mattia Pavanetto e Tommaso Cattai hanno trascorso insieme l’ultima serata della loro vita. Poi il tragico scontro che ha sconvolto Musile di Piave.

NELL’ESERCITO
Quello di sabato per Mattia era l’ultimo giorno di licenza: ieri sarebbe dovuto tornare in caserma a Trento.

L’alpino Pavanetto avrebbe festeggiato il suo 24° compleanno tra due settimane. Abitava a Musile di Piave, era figlio di noti albergatori di Jesolo: il padre Mauro è titolare dell’hotel Sayonara vicino a piazza Milano, che gestisce assieme alla moglie Maria Cristina Dariol, originaria di Musile. Oltre ai genitori, Mattia lascia il fratello di 27 anni che vive a Milano e gli zii. Dopo essersi diplomato al scientifico Galilei di San Donà aveva aiutato i genitori lavorando in hotel. Ma dopo essere cresciuto tra il Piave e il mare Adriatico, per lui il desiderio da realizzare era proprio far parte del corpo delle penne nere. «Entrare nell’esercito era il suo sogno – spiega Lorenzo Pavan, amico conosciuto sui banchi del liceo –. Ci mostrava di continuo video di militari. Un anno fa aveva superato il test ed era entrato come volontario negli alpini. Per questo si era trasferito a Trento. Era orgoglioso di quello che faceva». «Era un vulcano o più semplicemente un genio – continua l’amico –. Negli ultimi tempi ci si vedeva meno visto che lui si era trasferito a Trento, ma l’amicizia era rimasta intatta. Appena poteva, quindi, tornava a trovare gli amici». 

 

IN FABBRICA
Mattia aveva trascorso una parte della nottata al bar “All’improvviso” di Musile assieme all’amico con cui ha condiviso il tragico destino: Tommaso Cattai, che il 13 dicembre avrebbe compiuto 23 anni. Avevano passato una serata in allegria, nessuno poteva presagire la tragedia che è avvenuta qualche ora dopo. «Mio nipote era un ragazzone di un metro e ottanta – spiega lo zio Carlo Cattai –. Di carattere era buono, tranquillo gli piaceva stare in compagnia, come a tanti giovani della loro età. Aveva un gran fisico e gli piaceva mantenersi in forma». Tommaso faceva l’operaio per l’azienda di imballaggi in cartone “Ondulkart” di Cessalto, in provincia di Treviso. Viveva con la madre Katia Sgnaolin, che lavora come impiegata in un’azienda di Fossalta di Piave e il padre Rinaldo, pensionato dopo aver lavorato all’estero per molti anni per conto della Sipa di Vittorio Veneto. Lascia anche il fratello maggiore Filippo, 28 anni, sconvolto dalla tragedia, che però non vive a Musile e ieri si è precipitato a confortare i genitori. «A una certa ora si era sentito via Whatsapp con la madre per rassicurarla – continua lo zio –. Era un ragazzo a posto e coscienzioso. Alla guida non mi sembrava essere uno scatenato».

«Abbiamo saputo dell’incidente tramite internet – precisa il parente –. Le mie figlie mi hanno avvertito che era successo un incidente stradale. Ci eravamo messi in allarme quando si era sparsa la voce che si trattava di un giovane di cognome Cattai di Musile. Poi abbiamo capito, quando abbiamo visto che era sua la Yaris che compariva nelle foto che giravano in Rete». Tommaso ha avuto lo stesso tragico destino toccato a un altro zio, Tiziano Cattai, che nel 2018 a 60 anni aveva perso la vita in un tamponamento avvenuto in A27, poco dopo il casello di Treviso Sud.

Ultimo aggiornamento: 11 Luglio, 12:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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