Ex fidanzati scomparsi, la disperazione di Elena Cecchettin: «Mia sorella Giulia uccisa dal "bravo ragazzo"»

Domenica 19 Novembre 2023 di Nicola Munaro e Giulia Zennaro
Ex fidanzati scomparsi, la disperazione di Elena Cecchettin: «Mia sorella Giulia uccisa dal "bravo ragazzo"»

VIGONOVO - “L’ha uccisa il vostro bravo ragazzo”. Un grido di dolore e rabbia affidato ai social da Elena, la sorella maggiore di Giulia. E una foto, quella dolcissima e sbarazzina delle due sorelle insieme, che si mettono in posa sorridenti davanti a uno specchio, che però ora è in bianco e nero, con la scritta “Rest in power, i love you”. Un’espressione che non si limita a salutare la sorella, ma vuole ricordare a tutti che quella persona non c’è più a causa dell’odio, della violenza, dell’ignoranza.

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STORIE SOCIAL
Un messaggio che questa 24enne fortissima, Elena, lancia a una società che ha permesso la tragedia che le ha portato via la sorella. “Per te bruceremo tutto”, aggiunge in un’altra storia Instagram. Un grido di richiamo alla sorellanza che, fin dal momento della scomparsa di Giulia, aveva urlato sui social che no, quella ragazza non è solo vittima del suo ex violento, possessivo e ora anche omicida, ma pesa sulla coscienza di tutti noi. Di una società che, dice Elena, non educa i ragazzi ad accettare un no, a superare la fine di una relazione, a lasciare libere le donne. “Non c’è un luogo sicuro per le donne in Italia, non ci sono uomini di cui fidarsi. Una donna ogni 72 ore, ordinaria amministrazione per uno Stato incapace di proteggere le sue figlie, incapace di educare i suoi figli”.

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“SORELLANZA”
E la sorellanza risponde: Valeria Fonte, scrittrice e attivista, scrive “Lo sapevamo. Non ho nemmeno una lacrima in corpo, solo rabbia. Tutti i bravi ragazzi sono colpevoli fino a prova contraria”. Giorgia Soleri, poetessa e influencer, scrive sotto la foto di Elena e Giulia “riempiremo le piazze e urleremo il nostro dolore e la nostra rabbia, ti abbraccio più forte che posso”. “La mia tristezza è sepolta insieme alle sorelle uccise, non mi resta che rabbia”, scrive Madonna Freeda, influencer femminista, su Instagram. “Se domani non torno, mamma, distruggi tutto, se domani tocca a me, voglio essere l’ultima”, le parole di Cristina Torres Càceres postate da Elena. “Che vuoto e che rabbia”, scrivono congiuntamente collettivo Squeert, Cso Pedro e Lso Latana. “Promettiamo di lottare ogni giorno per dire che un mondo diverso esiste e ce lo prenderemo. Ci vogliamo vive, sorridenti, vicine, libere. Proprio come nei tuoi disegni”. “Non so che dire, nemmeno mi escono le lacrime”.
Il profilo della ragazza è invaso da commenti di affetto e vicinanza alla famiglia. “Vorrei poter prendere il vostro dolore e dividerlo tra noi, siamo senza parole, ricorderemo sempre Giulia”, “Adesso sei tra le braccia della mamma, al sicuro, ciao piccola”, “Oggi abbiamo tutti perso una sorella, riposa in pace, non doveva andare così”, “Da uomo non posso che vergognarmi per l’ennesimo femminicidio. Dobbiamo debellare questa piaga”. L’emozione sui social si riverbera anche nel mondo reale, quando casa Cecchettin diventa meta di amici, conoscenti e semplici concittadini venuti a portare un fiore, un biglietto o semplicemente lanciare un bacio alla finestra della camera di Giulia. “Poteva essere mia figlia”, dice Elisabetta tra le lacrime. “Cosa stiamo insegnando ai nostri figli?”. Matilde, 5 anni, lascia un disegno per Giulia e il suo peluche: “voglio che lo abbia lei”. Una parola sola, che fa malissimo, su un bigliettino davanti casa Cecchettin, ormai sommersa dai fiori: “scusaci”.


LA GIORNATA
Era iniziata come sempre, in questi giorni di attesa infinita. Qualcosa però era cambiato subito: Elena che era uscita ma che era rientrata nel giro di pochi minuti. Cappuccio in testa, sguardo fisso a terra. Poi le prime voci di un corpo trovato nel lago di Barcis, diventate via-via più insistenti fino alla conferma ufficiale quando una macchina dei carabinieri è arrivata in via Moro a prendere il papà di Giulia, Gino, per portarlo in caserma a Mestre. «Ora è solo il momento del dolore e della vicinanza alla famiglia - ha detto l’avvocato Stefano Tigani annunciando però quella che è adesso la volontà della famiglia -. Vanno individuate le responsabilità e le dinamiche di questa vicenda. È stato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi a chiamarmi e informarmi del ritrovamento del corpo».

Poi, alla spicciolata, la processione di parenti e amici. E papà Gino che esce un attimo: «Non me la sento di parlare, scusate». 

Ultimo aggiornamento: 10:45 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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