«Cara Giulia, ecco le cose che ho imparato da te». Papà Gino racconta la figlia perduta

Il libro scritto insieme all'autore Marco Franzoso uscirà il prossimo 5 marzo

Giovedì 8 Febbraio 2024 di Giulia Zennaro
Gino Cecchettin e la figlia Giulia

VIGONOVO - Non poteva che intitolarsi “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia” il libro che Gino Cecchettin ha scritto per Rizzoli, insieme all’autore Marco Franzoso e che uscirà il prossimo 5 marzo.

Perché se c’è una cosa che tutti abbiamo imparato dalla tragedia della 22enne assassinata dal suo ex è che anche i “piccoli” possono insegnare qualcosa ai “grandi”. Lo ha dimostrato fin dal primo giorno la sorella Elena, mettendo nero su bianco, con incredibile lucidità, le motivazioni del femminicidio della giovane; lo hanno dimostrato le migliaia di giovani scesi in piazza a manifestare, facendo rumore con le chiavi, ma anche quelli che, a scuola, hanno chiesto agli insegnanti di parlare di quello che, in pochi giorni, è diventato il caso “di tutti”.


IL VALORE PUBBLICO
E, proprio per la dimensione “pubblica” che ha assunto fin da subito la tragedia di Giulia Cecchettin, papà Gino ha sentito di non poter stare in silenzio, consegnando alle stampe il primo libro dedicato alla memoria della figlia. «Tu sei diventata un simbolo pubblico», scrive Gino Cecchettin rivolgendosi proprio alla figlia, «Sei la mia Giulia e sarai per sempre la mia Giulia. Ma non sei più solo questo. Tu dopo quanto è successo sei anche la Giulia di tutti, quella che sta parlando a tutti. E io sento forte il dovere di manifestare al mondo che persona eri e, soprattutto, di cercare attraverso questo di fare in modo che altre persone si pongano le mie stesse domande».


DIETRO IL FEMMINICIDIO
Il libro, scritto insieme allo scrittore Marco Franzoso, autore de “Il bambino indaco” e “L’innocente”, farà parte di un progetto più ampio dedicato alla riflessione sulla motivazioni patriarcali e misogine dietro il femminicidio di Giulia e a sostegno delle vittime della violenza di genere. Perché, come detto da papà Gino durante il funerale, «Ci sono tante responsabilità, ma quella educativa ci coinvolge tutti: famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione…». Proprio sul capitolo dell’educazione il padre di Giulia spiega come sono nate le riflessioni che leggeremo nel libro: «Ho provato ad analizzare dove abbiamo sbagliato, soprattutto noi genitori, padri e madri, dove siamo stati poco presenti e non siamo riusciti a educare i figli all’amore, al rispetto, alla comprensione, ma li abbiamo forse educati a una modalità di vita incentrata sul possesso». 
“Cara Giulia” nasce da un terribile lutto e, probabilmente, anche un fisiologico senso di colpa come genitore che, ora, vuole fare la sua parte per provare a cambiare in meglio il mondo a cui sua figlia è stata strappata troppo presto. Una missione, dunque, quella di Gino Cecchettin, per dare un senso alla morte di sua figlia ma anche alla sua esistenza e a quella dei suoi due figli, stravolta per sempre da quella notte dell’11 novembre in cui Giulia è uccisa. «Questo sto cercando di fare con tutte le mie forze e questo credo sia il modo migliore per reagire a quanto è successo, facendo più rumore possibile, per parlare agli altri genitori e alla generazione dei figli». «Portare avanti la memoria di Giulia e sensibilizzare la società sarà la missione di vita di Elena e di Gino», così i parenti dei Cecchettin descrivevano il lutto della famiglia disponibili a fare della loro tragedia un monito per la comunità e un punto di partenza di una riflessione più ampia.


IL MESSAGGIO
«Nel nostro Paese la riflessione comune intorno al tragico tema della violenza di genere si fa sempre più urgente, per ripensarci compiutamente come società civile - spiega Federica Magro, direttrice editoriale di Rizzoli - Per questo la Rizzoli, che ha fatto del suo Dna il dar voce agli autori che hanno stimolato o arricchito il dibattito pubblico sui grandi temi del presente, è molto grata - e lo sono anche personalmente come cittadina - a Gino Cecchettin per essere intervenuto sul tema della violenza di genere con una riflessione lucida e preziosa, chiave di un cambiamento necessario». Lo scorso 2 febbraio l’università di Padova, dove Giulia Cecchettin era in procinto di laurearsi in Ingegneria biomedica, le ha conferito la laurea ad honorem. Un momento toccante in cui sia Gino che Elena Cecchettin avevano rinnovato la promessa che l’eredità della studentessa non sarebbe andata perduta. «Per oggi vorrei che la tua memoria non sia legata al tuo femminicidio ma ad onorare la tua assenza. Hai provocato uno squarcio nelle nostre coscienze, nella mia per prima», queste le parole di Gino Cecchettin durante la cerimonia. «Non sai quanto io sia fiera di te, sono sempre stata fiera di te, ti ho sempre ammirato tanto, così carina, dolce, un piccolo genietto. Guarda cosa sei riuscita a fare», le tenere parole di Elena rivolte direttamente alla sorella. L’ateneo di Padova ha annunciato che conferirà 10 premi di laurea Stem dedicati alla memoria di Giulia; saranno istituite anche due borse di studio con un progetto ideato dall’associazione di promozione sociale “Riviera Donna” di Fossò, una community fondata nel 2017 da Chiara Boscaro.
 

Ultimo aggiornamento: 9 Febbraio, 11:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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