Esplosione a San Stino, Daniele Palamin: «Mio fratello non era un mostro»

Mercoledì 31 Agosto 2022 di Gianni Prataviera
La casa dove è avvenuto lo scoppio
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SAN STINO - «Voglio rendere giustizia a mio fratello Mauro ed al suo amico Domingo. A nome di tutti i famigliari, sulla vicenda chiedo silenzio e rispetto. Mauro e Domingo non sono dei mostri come può essere apparso in questi giorni. Hanno sbagliato e hanno pagato a caro prezzo l’errore che hanno commesso». Daniele Palamin, 60 anni, è il fratello gemello di Mauro morto sabato pomeriggio nell’esplosione nel garage della casa di Riviera Silvio Trentin.

Lo incontriamo nella villetta dove abita. «Aver perso il fratello gemello - dice tra le lacrime - è un dolore doppio. Sa cosa significa? Da sempre abbiamo fatto le cose assieme. Insieme siamo andati a scuola, a studiare, a lavorare. Mio fratello è stato padre di famiglia, un lavoratore onesto, era buono, disponibile. Anche Domingo è un bravo ragazzo».

Cosa vuole dire di Mauro?
«In questi giorni, Mauro e Domingo vengono descritti come bombaroli, commercianti del settore, dediti al traffico ed allo smercio di materiali esplosivi e che lo facevano per mestiere. Non è vero. È passato il messaggio che hanno speso migliaia di euro per le attrezzature di ricerca. Anche questo non è vero. Mauro aveva un metal detector da 400 euro. A Domingo lo acquistato io perché il suo si era rotto. Si è scritto che avevano acquistato una casa a Chiusaforte (Friuli) come base per continuare nella loro attività. È falso. La casa a Chiusaforte non esiste, non c’è. Mia moglie, mio cognato e una loro cugina sono proprietari di una casa a Raveo (Friuli), ereditata da uno zio. Sono due località distanti quaranta chilometri una dall’altra. A Raveo, Mauro e Domingo non ci sono mai stati. È una casa di vacanza dove ad alternarci siamo noi parenti. Non è un magazzino di reperti bellici».

Dopo quello che è successo, cosa sapeva di suo fratello?
«Per passione, abbiamo iniziato insieme una decina di anni fa a raccogliere reperti bellici, assolutamente innocui e non pericolosi. Nel 2018, mia figlia Veronica ha fatto una mostra a Motta di Livenza dedicata alla Prima Guerra. È stata quella l’occasione che Mauro ha conosciuto Domingo, anche se Domingo abita a 100 metri dal bar che gestisco con mia moglie. Altre mostre sono state fatte a San Stino e La Salute».

Mauro e Domingo erano amici?
«Sì, erano molto amici. Da un po’ di tempo al giovedì si trovavano nel nostro bar (Piccinin). Parlavano delle uscite in montagna. Preparavano i percorsi, si confrontavano. Normalmente, così come fanno gli amici quando condividono una passione. Non hanno mai lasciato intendere o fatto capire qual’era il motivo delle uscite».

Dunque, come si spiega l’accaduto?
«Queste cose succedono perché l’attività di ricerca di reperti può portare ad andare oltre e può portarti a farti perdere il senso del limite e qual è il livello di sicurezza. Può non farti riconoscere il pericolo al quale vai incontro. Penso che fossero arrivati ad un punto che per loro era facile fare quell’attività. Gli dicevo sempre di non portare a casa materiale pericoloso. La mia era un’intuizione. Non ho mai avuto la certezza che ciò avvenisse. Ero e sono assolutamente contrario a questa attività. Gli ho sempre detto di lasciare perdere. Su questo punto, mi raccomandavo sempre».

Quindi, secondo Lei cosa può essere avvenuto?
«Deve essere successo nell’ultimo periodo. Non so spiegarmi cosa è passato per la mente da passare dalla raccolta di materiale innocuo al materiale pericoloso».

Cosa ricorda di sabato scorso?
«Ero in bar e stavo mangiando. Al banco c’era Veronica, mia figlia. Lo scoppio non l’ho sentito. Veronica mi ha chiamato e mi ha detto: papà, c’è una signora che ti vuole. La donna mi ha detto: guarda che è scoppiato qualcosa a casa di Domingo. Sono corso subito lì».

Da ultimo, cosa vuole dire?
«Questa tragedia deve essere di monito per chi ha questa passione: non superare mai il livello di sicurezza e non sottostimare mai la pericolosità».

Mauro Palamin era dipendente della Tenuta Sant’Anna di Loncon di Annone Veneto. Era un meccanico manutentore. Sposato con Michela, aveva due figli: Marco e Marina. I funerali si svolgeranno domani, giovedì, nella parrocchiale Santo Stefano alle 10. 

Ultimo aggiornamento: 07:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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