SAN STINO - Il timore è che non sia finita, o meglio che quella non fosse l'unica bomba inesplosa di quella casa. Una preoccupazione legittima, quella delle autorità, considerata la particolare passione di Mauro Palamin e Domingo Cusin per gli ordigni bellici della prima e della seconda guerra mondiale.
LE INDAGINI
Sull'altro versante, si aprirà quasi sicuramente un'inchiesta per approfondire le cause dell'incidente. Palamin, 60 anni, è deceduto, colpito in pieno petto dall'esplosione. Cusin, invece, è rimasto gravemente ferito: i medici dell'ospedale dell'Angelo ieri hanno monitorato per tutta la giornata il quadro clinico senza vedere miglioramenti. In serata è stato trasferito all'ospedale di San Donà, ma le previsioni non sono rosee: l'uomo ha riportato gravi lesioni cerebrali e le speranze di salvezza sono ridotte al minimo.
L'ESPERTO
A quanto pare quella della ricerca di ordigni bellici del passato è una passione comune a tanti, spesso con conseguenze drammatiche come il caso di sabato o quello dell'ottobre del 2019, sull'altopiano di Asiago, quando un 79enne rimase gravemente ferito cercando di azionare il detonatore di una vecchia bomba. «È un hobby pericoloso e vietatissimo: ricordo che il reato di detenzione di materiale da guerra è punito con il carcere», spiega Luigi Bombassei De Bona, perito balistico presidente del Centro studi di criminalistica forense, esperto in esplosivistica e sicurezza e membro dell'associazione internazionale degli ingegneri esplosivisti. «C'è anche un mercato nero sotto: alcuni pezzi di artiglieria si possono vendere anche a diverse migliaia di euro». Si stima che un 10% degli ordigni utilizzato nelle guerre mondiali non sia esploso. «Gli esplosivi - aggiunge Bombassei - utilizzati per il confezionamento di tali ordigni sono di varie tipologie: polvere nera e miscugli detonanti a base di tritolo, nitrati e clorati, potassio, sodio. Elementi che degradano molto lentamente rimanendo attivi anche per centinaia di anni, l'usura e il deterioramento li rende talvolta ancora più sensibili e quindi più pericolosi».