​Caccia alle altre bombe inesplose nella casa. Cusin in condizioni disperate

Gli artificieri in cerca di ulteriori ordigni bellici nascosti

Lunedì 29 Agosto 2022 di Davide Tamiello
la casa di San Stino
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SAN STINO - Il timore è che non sia finita, o meglio che quella non fosse l'unica bomba inesplosa di quella casa. Una preoccupazione legittima, quella delle autorità, considerata la particolare passione di Mauro Palamin e Domingo Cusin per gli ordigni bellici della prima e della seconda guerra mondiale.

Dopo una prima ispezione dei carabinieri nella casa di Cusin, dal garage (luogo in cui è avvenuta l'esplosione) alle varie stanze dell'abitazione, la palla è passata agli specialisti del settore: i militari dell'8. reggimento genio paracadutisti di Legnago. La casa, attualmente, è stata sequestrata dalla procura di Pordenone e moglie e figli di Cusin fatti evacuare (sono stati ospitati da parenti). I carabinieri le altre bombe le hanno anche trovate: quello che non si sa, però, è se siano state già disinnescate e rese inoffensive, o se siano ancora potenzialmente attive. I carabinieri hanno esaurito il loro compito segnalandole agli artificieri, che ieri hanno effettuato una ricognizione sul posto. Toccherà a loro, a questo punto, decidere come operare: se, cioè, sia necessario sequestrare altri residuati per farli brillare. E probabilmente i controlli dei militari non si fermeranno all'abitazione di Cusin. Palamin, infatti, insieme al fratello gemello Daniele, aveva distribuito i cimeli raccolti (anche con l'aiuto di un metal detector e di alcune calamite speciali per la ricerca subacquea) anche altrove. Un po' nel bar di Daniele (il Piccinin a due passi dalla Riviera Trentin), un po' nella casa di famiglia a Chiusaforte (Udine). Tutto il materiale in possesso delle due famiglie verrà vagliato e, in caso, sequestrato.

LE INDAGINI

Sull'altro versante, si aprirà quasi sicuramente un'inchiesta per approfondire le cause dell'incidente. Palamin, 60 anni, è deceduto, colpito in pieno petto dall'esplosione. Cusin, invece, è rimasto gravemente ferito: i medici dell'ospedale dell'Angelo ieri hanno monitorato per tutta la giornata il quadro clinico senza vedere miglioramenti. In serata è stato trasferito all'ospedale di San Donà, ma le previsioni non sono rosee: l'uomo ha riportato gravi lesioni cerebrali e le speranze di salvezza sono ridotte al minimo.

L'ESPERTO

A quanto pare quella della ricerca di ordigni bellici del passato è una passione comune a tanti, spesso con conseguenze drammatiche come il caso di sabato o quello dell'ottobre del 2019, sull'altopiano di Asiago, quando un 79enne rimase gravemente ferito cercando di azionare il detonatore di una vecchia bomba. «È un hobby pericoloso e vietatissimo: ricordo che il reato di detenzione di materiale da guerra è punito con il carcere», spiega Luigi Bombassei De Bona, perito balistico presidente del Centro studi di criminalistica forense, esperto in esplosivistica e sicurezza e membro dell'associazione internazionale degli ingegneri esplosivisti. «C'è anche un mercato nero sotto: alcuni pezzi di artiglieria si possono vendere anche a diverse migliaia di euro». Si stima che un 10% degli ordigni utilizzato nelle guerre mondiali non sia esploso. «Gli esplosivi - aggiunge Bombassei - utilizzati per il confezionamento di tali ordigni sono di varie tipologie: polvere nera e miscugli detonanti a base di tritolo, nitrati e clorati, potassio, sodio. Elementi che degradano molto lentamente rimanendo attivi anche per centinaia di anni, l'usura e il deterioramento li rende talvolta ancora più sensibili e quindi più pericolosi». 

Ultimo aggiornamento: 08:57 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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