Risse, arbitri aggrediti, gioco violento: il male oscuro del calcio minore

Venerdì 21 Ottobre 2022 di Davide Tamiello
Risse, arbitri aggrediti, gioco violento - Foto di Sepp da Pixabay
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VENEZIA - «È un calcio malato», recitava 25 anni fa un immortale tormentone della storica trasmissione televisiva Mai dire gol. Son passati cinque lustri e nel frattempo l'euro ha preso il posto della lira, internet e i social hanno cambiato le dinamiche del pianeta e la nazionale italiana ha vinto un mondiale e un europeo. Il mondo del pallone, però, non è migliorato granché, e non solo tra i professionisti: giovanili, dilettanti e amatori sono sempre più nel mirino del giudice sportivo tra liti, polemiche, squalifiche e violenze.

L'ultimo eclatante caso è il terremoto che domenica ha scosso la terza categoria veneziana: una maxi squalifica di 41 mesi per giocatori e dirigenti del Burano colpevoli, secondo la giustizia sportiva, di aver aggredito l'arbitro, il 27enne Michele Falcomer, nella trasferta a Torre di Mosto. Un rigore contestato è il primo passo di un climax di polemiche che porta a quattro espulsioni. Il finale? Il Burano rientra in anticipo negli spogliatoi e l'arbitro chiama i carabinieri per farsi scortare a casa.


LA SENTENZA
Mercoledì sera la mazzata del giudice sportivo: squalifica fino al 30 giugno 2024 per Simone D'Este (quindi, due anni calcistici) per essersi avvicinato «al direttore di gara fino a scontrare violentemente le fronti procurandogli dolore nonché sputando verso il volto e gli occhi dello stesso». Dovrà stare lontano dai campi fino al 30 aprile 2023 il suo compagno, Yuri Costantini per aver rotto a metà «il taccuino dell'arbitro scagliando un pugno verso lo stesso facendolo cadere» e per aver preso i cartellini per poi «agitarli in aria urlando frasi offensive verso l'arbitro», mentre per Mattia Segato l'interdizione durerà un anno (30 novembre 2023) perché, come scrive il giudice sportivo Igor Zornetta, sarebbe salito «con le sue scarpe sopra quelle dell'arbitro urlandogli: Ma tu sei proprio una m... di uomo, spingendo con forza i tacchetti sopra il dorso del piede». Sanzione anche per il dirigente Paolo Gobbato, out fino al 31 dicembre per aver svuotato la borraccia in testa al direttore di gara. Ultimo atto di questa vicenda? Il Burano, che ha appena 12 giocatori disponibili per le trasferte, a fronte di queste squalifiche ha deciso di ritirarsi dal campionato. «Non ce la facciamo e dopo questo episodio ho perso la fiducia nella classe arbitrale: non è successo nulla di quanto descritto nel referto, non c'è stata alcuna violenza», il commento del presidente Nicola Soffiato.


PERIODO NERO
L'episodio di Torre di Mosto però non è un caso isolato: negli ultimi giorni ne sono successe di tutti i colori. Sono gli stessi giudici sportivi ad aver registrato un'escalation di episodi violenti, in particolare nelle giovanili: «Abbiamo notato in questa stagione - spiega Igor Zornetta, giudice sportivo per San Donà e Portogruaro - un aumento degli episodi e delle segnalazioni, anche in categorie come giovanissimi ed allievi». L'ultimo esempio è la sfida tra Caorle e Liventina, categoria esordienti, finita a carte bollate dopo gli insulti in tribuna tra genitori. Dieci giorni fa la partita tra Under 17 di Galaxy Mira Fc e San Benedetto Campalto è terminata con due giovani giocatori all'ospedale e altri compagni ricoperti di lividi. La foga agonistica va bene, meno quando l'aggressività diventa cattiveria, soprattutto se incitata a gran voce dal pubblico sugli spalti (che, solitamente, sono genitori). Poi c'è il mondo dei grandi, quelli che dovrebbero giocare a calcio per divertirsi. Poco importa che si tratti di campi di periferia e che livello e poste in palio non siano proprio da Champions League: in questi episodi l'atteggiamento di atleti e pubblico si sta dimostrando quanto di più distante possa esistere dal canonico decoubertiniano fair play. In seconda categoria a Piove di Sacco per la gara tra Arzerello e Pellestrina, l'arbitro manda tutti negli spogliatoi 15' dopo l'inizio del secondo tempo. Motivo? Uno schiaffo che il direttore di gara avrebbe ricevuto dal 31enne Luca Vianello, bandiera del Pellestrina (che nega l'accaduto). Tra l'altro, dieci anni fa, a Pellestrina si erano già fatti notare per una scenata da ricordare, quando durante una partita degli Juniores in trasferta contro lo Stra Riviera del Brenta, il 12 novembre 2011, era esplosa una rissa negli spogliatoi con colpi proibiti volati da una parte e dell'altra. Nell'ultimo bollettino figura anche la gara tra Vigonovo Tombelle e Carpine: uno dei giocatori della squadra veneziana, Mattia Piva, ha sferrato un calcio a gioco fermo a Fabio Cecchinato del Carpine, spezzandogli una gamba. Ieri la decisione del giudice sportivo: squalifica fino all'11 dicembre. Nel campionato juniores under 19 Elite, invece, un giocatore della Villafranchese è stato squalificato fino al 7 novembre per aver prima fatto lo sgambetto all'arbitro, poi per aver contestato la decisione con una bestemmia ad alta voce. E ancora, sanzioni fresche dell'ultima giornata nel match tra Cavarzere e Monselice, con i giocatori padovani multati per aver scassinato la porta del loro spogliatoio.


Il calcio dilettanti è una galassia immensa e sarebbe ingiusto fare di ogni erba un fascio. La realtà pane e salame, però, non sempre porta il clima gioioso e informale che ci si aspetterebbe. Spesso il gioco passa in subordine alla rivalità, e non ci sarebbe nulla di male se si rimanesse nei ranghi della competizione. Probabilmente a fare la differenza, in certi casi, è l'aspetto societario: la mancanza di una dirigenza esperta e decisa può rivelarsi un fattore decisivo, anche tra amatori e dilettanti proprio come accade per i professionisti.
 

Ultimo aggiornamento: 11:00 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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