Rissa in stazione poi caos all’Immacolata. Minacce dei minori stranieri: «Se continuate a chiamare la Polizia sfasciamo la comunità»

Le parole di un ragazzino all'Immacolata agli operatori dopo l'ennesimo episodio

Domenica 31 Marzo 2024 di Camilla De Mori
Rissa in stazione poi caos all’Immacolata. Minacce dei minori stranieri: «Se continuate a chiamare la Polizia sfasciamo la comunità»

UDINE - Ancora una volta, venerdì notte, le forze dell'ordine sono accorse in modo massiccio davanti alla Casa dell'Immacolata per evitare che uno stato di "sovraeccitazione" generale, innescata da un presunto furto di vestiti, con il coinvolgimento di una quindicina di ragazzi, potesse degenerare. Una situazione potenzialmente incandescente con un epilogo che dà di che riflettere. «Dopo l'episodio di ieri sera - riferisce il presidente della Fondazione Vittorino Boem - un ragazzo si è rivolto ai nostri educatori e ha detto una frase del tipo: "Se continuate a chiamare la Polizia, sfasciamo Casa dell'Immacolata".

Per alcuni di questi ragazzi, sta diventando un po' quasi una sfida. Alcuni di loro hanno problemi di natura psicologica, altri sono più "difficili" - ragiona Boem -. Messi tutti assieme, diventa una "bomba", di cui fanno le spese gli altri», cioè i bravi ragazzi che qui vogliono solo studiare e inserirsi.


Tutto scatenato da una rissa in stazione

L'ultimo episodio, che ha richiamato l'attenzione delle forze dell'ordine, è accaduto verso le 23 di venerdì, quando gli abitanti della zona hanno visto arrivare un numero cospicuo di mezzi (il consigliere comunale Antonio Pittioni parla di quasi una decina di veicoli). Ma la "miccia" di quel che si è visto all'Immacolata, era stata innescata prima, ad alcune ore e ad alcuni chilometri di distanza, come racconta Boem. «C'era stata una rissa in stazione, pare per il furto di un telefonino, che ha interessato alcuni ragazzi dell'Immacolata e alcuni ospiti di un'altra comunità per minori stranieri. È stato coinvolto anche un ragazzino accolto all'Immacolata, molto complicato, con problemi psicologici, che a mio parere andrebbe trattato in modo diverso rispetto agli altri. Questo minore ha preso una botta in testa, che gli ha procurato un'escoriazione, ed è stato portato in Pronto soccorso dalla Polizia intervenuta in stazione». Una volta medicato e riportato a "casa", «è arrivato alla Casa dell'Immacolata fuori di sé - riferisce Boem -, dicendo che qualcuno gli avrebbe rubato i vestiti che aveva in comunità. A quel punto si è scatenata la ricerca dei vestiti. Gli altri ragazzi non accettavano quell'accusa e hanno reagito: una quindicina di loro, circa, si sono affrontati urlando e gridando. Qualcuno è anche salito sul tetto della casetta sul retro a cercare i vestiti». Erano circa le 21 e «nella struttura erano presenti cinque operatori notturni oltre al vicepresidente. È stata chiamata la Polizia perché effettivamente la cosa sarebbe potuta degenerare. I ragazzi erano una quindicina ed erano tanti. Poi altri erano accorsi. Il vicepresidente mi ha detto che non era una cosa bella da vedere». La situazione è stata riportata alla calma, non senza difficoltà. Boem ribatte sul fatto che «è necessario pensare a comunità differenziate». E fa un esempio calzante, per chiarire anche alle orecchie più sorde il concetto: «C'è un ragazzo che si taglia le braccia e agli operatori dice: "O faccio del male a me, o faccio del male agli altri"». La ragione, quindi, va al di là del loro essere stranieri. «Ci dovrebbero essere delle comunità per l'albergaggio e la formazione e altre strutture con attività di rieducazione e di tipo terapeutico per chi ha problemi psicologici».

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Cosa ha detto il prefetto

Il prefetto Domenico Lione, per quanto riguarda le comunità differenziate, conferma «la massima disponibilità a favorire un confronto con gli enti competenti ovviamente nella consapevolezza che non si tratta di un percorso immediato». Per quanto riguarda il parapiglia, «le forze di polizia stanno procedendo».

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