Emergenza immigrazione, la Lega: «Esercito ai confini, gli altri Paesi già lo fanno». Dreosto: «Schieriamo i militari a Nordest»

Luca Zaia: «Europa latitante, è la prova che non esiste». Massimiliano Fedriga: «Perché Croazia e Slovenia non “filtrano”?»

Martedì 3 Ottobre 2023 di Loris Del Frate
Emergenza immigrazione, La Lega: «Esercito ai confini. Gli altri Paesi già lo fanno»

Il Governatore del Veneto, Luca Zaia, dal Festival delle Regioni a Torino, quello del Friuli Venezia Giulia da Trieste e il colonnello friulano della Lega, il senatore Marco Dreosto dalla Conferenza interparlamentare di Madrid. Tre posti diversi, ma lo stesso argomento: i migranti. E per tutti e tre, pur con motivazioni differenti, tra le cause principali di quanto sta accadendo in Italia, con migliaia di sbarchi dal mare e di arrivi dalla rotta balcanica, c’è l’ignavia dell’Europa.

Non solo. Il segretario regionale Fvg del Carroccio rilancia tornando a chiedere a gran voce di mettere in campo l’esercito sul confine Nord Orientale.


LA RICHIESTA 
«Vediamo che alcuni Paesi, come Francia e Germania - attacca il senatore leghista - non esitano a schierare anche l’esercito ai propri confini. Ho fatto presente che se continuerà a mancare un’azione europea per fermare questi flussi, delle azioni forti, anche da parte del governo italiano, dovranno essere prese a tutti i costi, compreso il dispiegamento di forze armate sul confine». Frasi chiare, pronunciate a margine della Conferenza interparlamentare su politica estera e difesa Ue in corso a Madrid.


Il leghista è andato avanti. «Se l’Unione Europea non mette in atto politiche forti per bloccare i flussi migratori irregolari, non diventa un problema solo politico tra Destra e Sinistra, ma è una questione di sicurezza nazionale dell’Italia e di tutto il continente europeo. Non possiamo far decidere le politiche migratorie alle Ong o alla criminalità organizzata. La sicurezza del Mediterraneo è cruciale e deve comprendere anche il controllo dei flussi. Oltre alla questione Mediterranea ho voluto parlare e discutere con i parlamentari delle Commissioni Esteri e Difesa di tutti i Paesi europei della questione della rotta balcanica che fortemente intacca la sicurezza del Friuli Venezia Giulia». Poi la stoccata all’opposizione. «Leggo parole di alcuni esponenti dell’opposizione che sostengono più le posizioni di Scholz e Macron che difendere l’interesse nazionale italiano. Continuano a remare contro il proprio Paese. Meno male che non governano più e - se continuano così - non governeranno ancora a lungo».


IL GOVERNATORE VENETO
Duro anche Luca Zaia che parlava dal Festival delle Regioni a Torino. «Abbiamo un flusso che chiuderà con un bilancio inquietante, ci aspetta un esodo biblico: avremo 200 mila migranti. Abbiamo l’imbarazzo di un’Europa latitante, non si sta minimamente occupando di questo esodo. L’Europa non considera più i confini italiani come confini europei. Noi siamo il ventre molle e pian piano diventeremo il campo profughi del continente europeo». Poi è andato avanti. «Quando vediamo l’atteggiamento di Germania e Austria che chiudono le frontiere e quello della Francia che fa lo stesso, abbiamo la prova provata che l’Europa non esiste. I ricollocamenti dei migranti che arrivano in Italia - ha aggiunto - non hanno alcuna efficacia a livello europeo: quelli ricollocati si contano sulle dita di una mano». 

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Non manca un affondo sui Centri per permanenza e rimpatri. «I Cpr sono un anello della filiera dell’immigrazione, ma non dipende dalle Regioni. Sembra che l’obiettivo nazionale sia di averne uno per territorio. Stiamo parlando di una detenzione amministrativa di un massimo di 18 mesi volta al rimpatrio. Non c’entra nulla con l’arrivo dei migranti nel territorio italiano. I rimpatri che l’Italia riesce a fare - ha concluso Zaia - sono circa 3.500 - 4.000 l’anno. Considerando che quest’anno avremo 200mila arrivi e circa l’8% avrà lo status di rifugiato, valutando anche le altre forme di protezione, arriveremo al 30% del totale. Questo significa che 240 mila migranti devono tornare a casa: con i numeri attuali è come svuotare il mare con un secchio».


CHI HA IL CPR
«Il Cpr è una bomba pronta a scoppiare in ogni momento, anche per il livello di violenza che si genera all’interno, per la carenza di regole specifiche per chi gestisce le strutture». A dirlo Tomasinsig, sindaco di Gradisca d’Isonzo, il paese in provincia di Gorizia dove c’è da anni un Cpr che ospita un centinaio di persone, accanto a un centro di accoglienza, che offre ricovero ad altri 600 migranti. «Tutto questo per rimpatriare, da tutta Italia, poco più di 3mila persone nel 2022: risultato irrisorio che deriva da costi economici, sociali e umani altissimi».


IL PRESIDENTE FVG
L’ultimo assalto arriva da Massimiliano Fedriga, alla guida del Friuli Venezia Giulia. «Sull’immigrazione siamo di fronte a un’emergenza. Noi in Friuli Venezia Giulia, poi viviamo una situazione surreale: non siamo Paese di primo ingresso via terra, l’immigrazione attraversa prima di noi Croazia e Slovenia. Ed è un altro esempio che dimostra come non esista una politica europea sull’immigrazione al punto che non vengono nemmeno rispettati i trattati come quello di Schengen, che prevede anche controlli ai confini per immigrazione irregolare». Come dire che Croazia e Slovenia non solo non accolgono i profughi, ma li “spediscono” in Italia.

Ultimo aggiornamento: 17:24 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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