Bufera sulla struttura per baby profughi, l'aut aut del sindaco alla cooperativa

Mercoledì 27 Settembre 2023 di Camilla De Mori
La struttura di viale XXIII Marzo

UDINE - Bufera sulla struttura per minori di viale XXIII Marzo che avrebbe dovuto chiudere lunedì. Invece, ieri, lì dentro c’erano ancora dei baby profughi. La cooperativa sostiene che, per molti, manca l’autorizzazione al trasferimento da parte degli enti affidanti. In fretta e furia, il Comune ha convocato i cronisti per fare il punto e dare l’aut aut ad Aedis. «Abbiamo cercato in tutti i modi un accordo con Aedis Onlus - ha spiegato il sindaco Alberto Felice De Toni -.

Gli accordi presi prevedevano che entro il 25 settembre la struttura venisse svuotata e che i minori venissero trasferiti. Il Comune di Udine ha preso in carico i minori di propria competenza provvedendo a ricollocarli presso altre cooperative entro la data condivisa. Prendiamo atto che ad oggi Aedis non ha adempiuto a chiudere la struttura di Udine, in cui al momento si trovano ancora 19 minori affidati alla comunità da altri Comuni. Non potendo risolvere in maniera consensuale il rapporto, ci troviamo costretti ad agire in maniera diversa. Stiamo valutando le corrette modalità per la chiusura definitiva della struttura, a questo punto non consensuale. La cooperativa ha dimostrato purtroppo di non essere in grado di gestire la struttura e i minori affidati».


Nell’ultimo mese il Comune di Udine ha comunque bussato alla coop per far accogliere almeno due minori. Non lo ha negato l’assessore Stefano Gasparin: «Se è successo è perché i servizi sociali hanno ritenuto di riceverli, se stavano dentro il numero per la momentanea accoglienza. Poi sono stati ricollocati». Gasparin ha detto di non essere a conoscenza di quanti siano i Comuni affidatari dei 19 minori («Non siamo a conoscenza dei loro rapporti») e ha anche spiegato che recentemente «io personalmente non ho avuto contatti con la struttura» di Aedis. Ma il Comune pensa di agire d’imperio se la coop non ha l’ok degli altri enti per il trasferimento dei minori? «Nel momento in cui decade l’autorizzazione a questa struttura, gli altri Comuni si devono riprendere i minori come ce li siamo ripresi noi. Faremo degli accertamenti e procederemo a fare degli atti». Ma spostarli di poche centinaia di metri in piazzale Cella o in via Chisimaio potrà mai risolvere i problemi con i minori più scalmanati? «Noi cerchiamo di dare risposte con gli strumenti che abbiamo. Stiamo nella norma. Abbiamo sempre collocato i minori». Attualmente tutte le strutture, accreditate in base al precedente regolamento regionale, stanno procedendo al riaccreditamento alla luce delle nuove regole. Il Comune fa sapere che Aedis ha fatto una nuova domanda di accreditamento in questo solco, che entro agosto avrebbe dovuto mandare la documentazione tecnica richiesta, «ma non l’hanno fornita». Dopo l’intesa raggiunta un mese fa, il Comune si aspettava che entro ieri sarebbe arrivata la comunicazione della rinuncia alla nuova domanda fatta al Suap. «Ma non è arrivato nulla. Gli uffici stanno valutando come procedere. Una delle ipotesi è di arrivare a un eventuale rigetto di questa domanda. Abbiamo fatto un’interlocuzione con la Regione». Allo studio però ci sono anche altre strade.
 

AEDIS
«Noi non possiamo spostare i ragazzi senza l’autorizzazione dei Comuni invianti. Abbiamo fatto domanda di autorizzazione, ma ne mancano ancora diverse, quasi per tutti. Il 25 settembre abbiamo mandato una lettera a Comune e Prefettura dicendo che li avremmo spostati compatibilmente alla situazione. Non sono sacchi di patate», spiega il presidente di Aedis Michele Lisco. Lui conferma che nelle scorse settimane «il Comune di Udine mi ha affidato altri due ragazzi. Ci hanno supplicati perché non sapevano dove metterli e li abbiamo tenuti fino a venerdì scorso». «Quando c’è stato l’accordo con il Comune in Prefettura, abbiamo detto che in un mese di tempo era impossibile arrivare alla chiusura, ma Gasparin ha insistito». «Se provano a ritirarci la “licenza”, vado al Tar secco», assicura Lisco. Per viale XXIII Marzo Lisco ha in mano l’autorizzazione al funzionamento per 25 posti concessa dal Servizio servizi sociali e demografici del Comune di Udine il 23 dicembre 2020. Per la nuova sede di Torviscosa dove la coop vorrebbe aprire una comunità, il sindaco Enrico Monticolo, chiarisce che «Aedis sta facendo adesso la richiesta di autorizzazione al funzionamento per la struttura (dove, in affitto, prima c’era Oikos ndr). Stanno compilando delle carte».


De Toni ha anche detto che porterà il tema dei baby profughi all’assemblea dell’Anci il 24 e 25 ottobre a Genova perché si arrivi a un’istanza al Governo per creare un ente dedicato a gestire il processo complesso legato ai migranti: «Io sono il sindaco di un Comune, che è un anello di questa catena, ma, anche se siamo un solo anello, siamo noi sindaci in prima linea a subire l’impatto» del fenomeno. All’attacco la leghista Francesca Laudicina: «Trovo grave che il sindaco e l’assessore non sapessero cosa succedeva in quella struttura e che non sapessero che ci sono minori di altri Comuni. Sappiamo benissimo che queste coop gestiscono minori di altri Comuni. Invece di prendere in giro la gente, sarebbe meglio che facessero le cose in modo più serio, invece di pensare solo a uscire sui giornali e lavorassero in silenzio per il bene della città. Spero che adesso i cittadini aprano gli occhi e si arrabbino per essere stati presi in giro». «Un sindaco - le fa eco Antonio Pittioni (FdI) -, il problema lo deve affrontare non dire “sono solo un sindaco”».
 

Ultimo aggiornamento: 09:29 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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