Emergenza migranti, il centro Aedis è fuori controllo. Michele Lisco lascia: «Impossibile gestire ragazzi difficili senza sostegno»

Sabato 23 Settembre 2023 di Camilla De Mori
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UDINE - «Regole. Ridere spesso. Fare ciò che si ama. Credere nei sogni. Circondarsi di buoni amici». Ha il sapore del paradosso la scritta che compare, sotto i girasoli dipinti, nel corridoio del centro per minori gestito da Aedis in viale XXIII Marzo, una volta passato l’ingresso vetrato, che porta ancora i segni di un sasso lanciato da uno degli ospiti. Chissà se credono ancora nei sogni questi giovanissimi che - quasi tutti - nel viaggio che li ha condotti qui hanno perso l’infanzia, se mai ne hanno avuta una. Bravi o “cattivi” ragazzi che siano, è frutto anche del loro passato. Il presidente di Aedis Michele Lisco mostra la porta che «un ospite ha spaccato con un estintore per farsi un caffè». Uno dei ragazzi “difficili” che sono passati di qui. «Le mele marce che rischiano di contaminare quelle buone. Negli ultimi tre mesi avremo avuti una sessantina di interventi delle forze di polizia», dice Lisco. Il referente del centro Francesco Bazzaro ha una mano malconcia. «Ho cercato di separare alcuni di loro durante una rissa in un corridoio cieco mentre si bastonavano». Ma i bastoni dove li trovavano? Facevano bastoni e spranghe spaccando i letti e le docce», racconta. «Una sedia, l’hanno tirata sulla mia Panda nuova posteggiata fuori», racconta Lisco, mostrando i bozzi sull’auto. Per Aedis è quasi giunto il momento di lasciare viale XXIII Marzo. «La lascio con enorme sollievo - fa sapere Lisco - dopo aver fatto una smodata quantità di richieste alle istituzioni di sostegno per poter gestire una situazione difficilissima.

Siamo arrivati al punto di abdicare. Non è possibile gestire dei ragazzi che ci sono pervenuti senza la benché minima possibilità di selezionarli per sistemarli correttamente. Ragazzi che hanno alle spalle una serie purtroppo di reati importanti, numerosissimi, che creano disagio a noi e agli stessi ospiti che invece sono venuti qua perché vogliono costruirsi un futuro».

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