Migranti, i sindaci bocciano l'ipotesi di un Cpr nell’ex base Nato di Zelo: «Degradata e inagibile, sarebbe una follia»

Martedì 26 Settembre 2023 di Francesco Campi
L'ex base Nato di via Zelo a Ceneselli

ROVIGO - Le possibilità di un Cpr a Zelo sembrano vicine allo zero. Perché la strada appare impraticabile, ma soprattutto perché nessuno, dal presidente della Regione Luca Zaia ai sindaci, ha ricevuto alcuna comunicazione in merito. E tutti esprimono i propri dubbi sulla fattibilità, viste le condizioni in cui si trova l’ex base missilistica Nato, che si chiama “di Zelo” e sorge in via Zelo, ma non nell’omonima e vicina frazione di Giacciano con Baruchella, bensì sul territorio di Ceneselli. Una storia che si ripete, 13 anni dopo. Nel 2010 i luoghi destinati all’accoglienza dei migranti si chiamavano Cie, Centri di identificazione ed espulsione, e l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni sembrava aver scelto Zelo. Anche allora scese il gelo fra il Governo e il presidente Luca Zaia. E ci fu una forte mobilitazione del territorio con marce e manifestazioni che coinvolsero la provincia e non solo. Se ne fece nulla, perché già allora la struttura era cadente e sarebbe servito un esborso troppo consistente per sistemarla.

LA PRIMA CITTADINA

Il sindaco di Ceneselli Angela Gazzi evidenzia che «la struttura è stata dismessa negli anni 90 e da allora è nel degrado assoluto. È stata pesantemente saccheggiata e le strutture sono del tutto inservibili: sarebbero tutte da abbattere e qualsiasi locale sarebbe da edificare ex novo. Un’operazione complessa a mio avviso. In ogni caso, a me non è arrivata alcuna comunicazione in tal senso, né per vie ufficiali né informali, quindi tenderei ad escludere che sia una strada realmente seguita, visto che quanto meno il sindaco del paese interessato ritengo dovrebbe essere avvisato di un eventuale insediamento di tale portata, pur trattandosi di decisioni di natura prettamente ministeriale».
Anche il governatore Zaia, sull’ipotetico Cpr a Zelo, spiega: «Non so niente. Formalmente nessuno ci ha parlato di un Cpr. È da anni che si dice che ogni regione dovrà avere il suo, mi rendo conto che le forze dell’ordine avrebbero un punto d’appoggio per chi non può circolare liberamente, ma deve avere una detenzione amministrativa. Il Cpr ha le porte chiuse, non è un centro di accoglienza, non serve a nulla per bloccare i flussi migratori».
Il sindaco di Giacciano con Baruchella, Natale Pigaiani, è ancora più netto. «Per me è un’ipotesi campata in aria, assurda: basta vedere in che condizioni è l’ex base. Da quello che ho capito per questi centri cercano siti ancora agibili, lì è agibile nulla. Non so chi abbia messo in giro questa voce, ma credo che chi l’ha fatto non abbia mai visto la base. Per renderla utilizzabile bisognerebbe radere tutto al suolo e ricostruire ex novo: servirebbe un investimento di decine e decine di milioni, una spesa insensata. Poi credo che i primi a essere informati di una simile possibilità dovrebbero essere i sindaci del luogo, ma a noi nessuno ha detto niente di niente. E credo che avremmo avuto notizia anche di eventuali sopralluoghi, che quindi tenderei a escludere siano stati fatti».

IN VENDITA

C’è poi un altro elemento da tenere in considerazione. Per l’ennesima volta l’area rimanente dell’ex base di Zelo, il casermaggio, visto che l’area lancio, di 12 ettari, è stata venduta nel 2013 alla lombarda Cic che ha realizzato tre impianti fotovoltaici, è stato messo all’asta dal Demanio con un prezzo base di 591mila euro per una superficie di oltre 84mila metri quadrati, che sono sì recintati, ma definiti in «pessimo stato manutentivo», precisando che «i fabbricati sono inagibili», che è necessario costituire un diritto di servitù di passaggio a favore di proprietà private limitrofe e che l’Agenzia del Demanio si ritiene «esonerata anche da qualunque eventuale intervento di bonifica che si rendesse necessario», essendo nota la presenza di materiali speciali che necessitano di apposite procedure di rimozione e smaltimento. Non ultimo l’amianto, visto che la bonifica del 2021, per una spesa di 227mila euro, non ha eliminato ogni traccia di asbesto. All’asta, chiusa l’11 settembre scorso, risulterebbe essersi presentato un acquirente, anche se al momento nemmeno i sindaci hanno informazioni precise in merito.

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Ultimo aggiornamento: 17:04 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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