TREVISO - L’ex nuora non vuole fargli vedere la nipotina, e così va a protestare dal nuovo compagno di lei, suo parente, che di tutta risposta impugna una pistola e gli spara. Una faida familiare tra nomadi finita nel sangue quella consumatasi ieri a Treviso. Col nipote che apre il fuoco contro lo zio, Joco Durdevic, 53 anni, raggiunto alla testa sul vialetto di casa da un colpo di pistola e ora ricoverato in gravissime condizioni all’ospedale di Treviso. A premere il grilletto dal balcone di casa, stando alle prime ricostruzioni, Branko Durdevic, 36 anni, fuggito a piedi dal quartiere di Borgo Capriolo, estremità Nord di Santa Bona, subito dopo la sparatoria e catturato nella notte.
IL REGOLAMENTO DI CONTI
Due i colpi avvertiti dai residenti verso le 14.50 di ieri. «Credevamo fossero dei petardi» spiega una famiglia che abita proprio a ridosso del garage davanti al cui portone è stato trovato a terra, privo di sensi, Joco Durdevic, conosciuto fra le famiglie rom anche con il nome di Domenico. Il 53enne non abita in Borgo Capriolo, ma a Santa Maria del Rovere. Lui, così come il figlio e il nipote, sono volti arcinoti alle forze dell’ordine, con alle spalle condanne per reati che vanno dalla rapina all’estorsione fino all’usura. Dopo aver parcheggiato la macchina accanto all’abitazione del nipote, Joco ha richiamato l’attenzione del 36enne urlando il suo nome dal vialetto. Branko non è nemmeno sceso dal primo piano del suo appartamento. Si è affacciato al balcone e dopo una breve discussione ha impugnato la pistola. Ha premuto il grilletto almeno due volte, forse tre. Non è chiaro se abbia sparato per uccidere o per intimidire il parente, ma di certo i colpi erano ad altezza d’uomo. E uno dei proiettili ha centrato in testa Joco, sul cervelletto. Il 53enne è stramazzato a terra in un lago di sangue, sul portone del garage dei vicini di casa. Quando le ambulanze del 118 sono arrivate in Borgo Capriolo per lui non sembravano esserci più speranze. Ma, circondati da una folla di persone, i medici sono riusciti a medicarlo, intubarlo, e trasferirlo d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale di Treviso, dove Joco si trova ricoverato da ieri pomeriggio in gravissime condizioni nel reparto di Neurochirurgia. Il proiettile gli si è conficcato dietro la nuca. In ospedale si sono precipitate immediatamente la moglie e le sue due figlie, ma solo nelle prossime 48 ore i medici potranno esprimersi sulla prognosi, nella speranza che riesca a superare la notte. Decine i parenti di Joco che si sono radunati ieri sera davanti all’ospedale, in attesa di aggiornamenti.
LE INDAGINI
Quando gli agenti delle volanti e della squadra mobile sono arrivati in Borgo Capriolo Branko Durdevic aveva già fatto perdere le sue tracce. Sarebbe fuggito a piedi, scavalcando una recinzione per poi dileguarsi nei campi. Probabilmente ha chiesto aiuto a qualcuno, forse un parente, e si è allontanato facendo perdere le proprie tracce. La caccia all’uomo è appena iniziata. Nel borgo di Santa Bona sono intervenuti gli agenti della scientifica e pure un’autoscala dei vigili del fuco, per verificare se vi fossero dei bossoli in una tettoria. Nessuna traccia per il momento dell’arma del delitto dettato dalla gelosia e legato a una faida familiare scoppiata, a quanto pare, per una donna contesa e per una figlia che, la famiglia del padre, reclamava di poter crescere.
IL PRECEDENTE
Nel giugno del 2016 Borgo Capriolo era stato teatro dell’omicidio di Vito Lombardi, ucciso a colpi di pietra e mattarello da Amedo Bonan e Vania Lazzarato. Fu la fine della loro convivenza difficile e anomala in uno degli appartamenti del borgo. «Chi pensa di trasformare la città in un far West ha sbagliato città - ha detto il sindaco di Treviso Mario Conte -. Chiederò controlli a tappeto su tutte le assegnazioni. Non c’è più margine per tollerare violenza e regolamenti di conti, sono chiamato a tutela le persone per bene che vivono negli alloggi comunali e Ater».
Alberto Beltrame
Giuliano Pavan
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