Troppe liti, il 17enne se n'era andato

Domenica 7 Febbraio 2021
Troppe liti, il 17enne se n'era andato
LA RICOSTRUZIONE
ROVIGO I rapporti tra padre e figlio erano sempre stati tesi e il ragazzo, il 17enne che giovedì sera ha ucciso il padre Edis Cavazza, non doveva nemmeno essere residente nel campo di via Risorgimento. Ai Servizi sociali del Comune di Rovigo risulta che fosse andato a vivere fuori nucleo familiare, con altri parenti, proprio a causa dei rapporti tesi.
ENTRAMBI IN CELLA
Il 17enne e la fidanzata Annalisa Guarnieri, polesana di 26 anni, da qualche tempo residenti nel campo di Sant'Apollinare insieme alla famiglia del giovane, sono in stato di fermo con l'accusa di aver ucciso, in concorso, Edis Cavazza, di 45 anni. Quello su cui ora si cerca di focalizzarsi è il contesto in cui è maturato il delitto: una situazione che si avvicina molto al concetto di disagio sociale. Erano noti i continui conflitti interni relazionali che avevano portato il 17enne ad andarsene; si conoscevano problemi economici e assistenziali; era nota anche la presenza di persone anziane e di bambini in età scolare. D'altra parte, la presenza del campo in quel tratto di via Risorgimento è ultradecennale. La situazione era monitorata da un team composto dai servizi sociali del Comune, dai servizi sociali dell'Ulss per quanto riguarda la tutela dei minori e da volontari che si occupavano delle loro necessità, dal trasporto scolastico al procurare libri e altro materiale didattico perché ai bambini non mancasse niente, nemmeno la relazione con i loro coetanei.
SOSTEGNO ECONOMICO
Economicamente, il Comune arrivava dove non arrivavano loro e la vittima, Edis Cavazza era titolare del reddito di cittadinanza. Nei giorni scorsi molti si sono chiesti dove fossero le istituzioni di fronte a una situazione così esplosiva. «Le istituzioni c'erano, c'era il Comune e l'Ulss e c'era anche una nutrita squadra di volontari che si sono tanto adoperati per questa famiglia e che sono profondamente e personalmente dispiaciuti per i fatti accaduti. Queste persone sono state aiutate nel rispetto del loro stile di vita», assicurano in Comune a Rovigo.
CAMPO ABBANDONATO
Ora il campo è abbandonato: cristallizzato così com'era giovedì pomeriggio, con le lenzuola dei bambini stese ad asciugare sopra la rete, la spazzatura ancora da buttare e i finestrini aperti da dove si intravvedono diapositive della quotidianità: la lattina dell'olio su un mobile, le bottiglie sul tavolo, i posaceneri con le sigarette spente. Gli anziani, la vedova e i bambini sono alloggiati dai parenti, «ma tutto il team dei Servizi sociali continuerà il lavoro di supporto e tutela nei confronti della famiglia» assicura l'assessore Mirella Zambello.
IL PADRE DELLA RAGAZZA
È tornata la tranquillità anche a Canale di Ceregnano, dove abita il papà della ragazza: giovedì sera la Opel Zafira della vittima, guidata dalla Guarnieri e con il ragazzo che aveva appena commesso il delitto, ha fatto tappa in via Monti alle 21 circa, parcheggiando di traverso su uno spiazzo a poca distanza dalla casa del papà di lei. C'è da chiedersi se in questo frangente di tempo l'arma del delitto non possa essere stata gettata proprio dentro al canale che scorre a fianco. Ma è solo un'ipotesi per spiegare il fatto che dopo giorni di serrate indagini il machete che ha sferrato il colpo mortale a Edis Cavazza ancora non si trova.
Roberta Paulon
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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