Provano a rapinare l'ufficio postale di Biancade, qualcosa va storto e uno dei malviventi si finge vittima: «Un colpo nato a cena»

Venerdì 20 Gennaio 2023 di Valeria Lipparini
Tentata rapina all'ufficio postale, qualcosa va storto e uno dei rapinatori si finge vittima

RONCADE (TREVISO) - Il colpo spiegato passo dopo passo. Dall'idea maturata a cena, alla scelta del bersaglio da colpire, al modus operandi. Compreso quell'espediente di fingersi ostaggio messo in atto da Blendion Gallapeni, il 24enne kosovaro a processo per tentata rapina all'ufficio postale di Biancade compiuta il 20 novembre 2017. L'uomo è infatti l'ultimo componente della banda che non era arrivato a giudizio: fingendosi un cliente delle Poste roncadesi, si era fatto puntare una pistola alla testa dai complici per permettere di portare a termine il colpo.

La testimonianza davanti al giudice

E proprio ieri, 19 gennaio, in Tribunale, nel corso del processo a carico di Gallapeni (gli altri erano due senegalesi e un albanese) ha parlato il complice Erjon Lukaj, 26enne albanese, una lunga fedina penale alle spalle tra cui anche un concorso in violenza sessuale di gruppo, per cui era stato condannato in abbreviato a 2 anni e otto mesi. L'albanese (giudicato per quei fatti in via separata) ha deposto, confermando il ruolo di Gallapeni. La rapina sarebbe stata concepita dai quattro qualche giorno prima. «Conoscevo Gallapeni dal 2017. Abbiamo pensato di colpire alle Poste di Biancade considerandolo un obiettivo facile. Non c'erano telecamere di sorveglianza e abbiamo studiato il piano suddividendo i compiti. Io dovevo stare all'esterno dell'ufficio postale, in auto, con il motore acceso. I due senegalesi avrebbero compiuto materialmente la rapina, mentre Gallapeni doveva verificare che all'interno non ci fossero clienti. Non volevamo che qualcuno potesse farsi male» ha detto Lukaj.

Ha ricordato che erano armati con una scacciacani acquistata pochi giorni prima del colpo in un'armeria di Treviso e che il segnale per entrare in azione era l'ingresso di Gallapeni nell'ufficio postale. «Significava che all'interno non c'era nessuno» ha sottolineato il teste.

Le difficoltà

Le cose, però, non erano andate come erano state pianificate dalla banda. Perchè l'area riservata al personale era protetta da un vetro e non vi si poteva accedere, cosa necessaria per portare a segno la rapina. Ecco allora che Blendion Gallapeni, avrebbe finto di essere stato preso come ostaggio da uno dei malviventi (che era invece suo complice) con l'intento di costringere il direttore dell'ufficio postale ad aprire l'area riservata al personale e impadronirsi del denaro in contante contenuto all'interno della cassa. «Abbiamo inscenato l'ostaggio con la speranza di poter penetrare nell'area adibita al personale. Ma è stato tutto inutile perchè il personale della banca non ha aperto. Così abbiamo desistito ma Gallapeni, per non destare sospetti, è rimasto all'interno della banca tanto che i dipendenti, solo quando i rapinatori erano usciti dall'ufficio postale, gli hanno proposto di entrare nell'area protetta dal vetro antiproiettile, in attesa dell'arrivo dei carabinieri. Cosa che Gallapeni ha fatto». Gallapeni, che sarebbe stato anche uno dei componenti della banda che tra il novembre del 2017 e il marzo del 2019 aveva messo a segno cinque rapine, tentandone altre tre (fra cui i colpi alla Farmacia internazionale, all'Old Wild West di Silea, alle poste di Frescada di Preganziol e alla sala slot Admiral di Treviso) era passato addirittura per la vittima.

Il rinvio

Il teste ha, infine, riferito che nel verbale reso alle forze dell'ordine subito dopo la rapina aveva tentato di sminuire il ruolo di Gallapeni. «Ma ora, sotto giuramento, ho intenzione di dire tutta la verità di ciò che ricordo». Il pubblico ministero Giovanni Valmassoi ha quindi chiesto al teste di riferire in merito alle serate che trascorrevano con due amiche, residenti a Treviso. E se, in quelle occasioni, erano stati riferiti particolari della rapina. In seguito alla risposta affermativa di Lukaj il pubblico ministero ha chiesto alla collegio giudicante presieduto dal giudice Francesco Sartorio, a latere Zulian e Contini, di aggiornare l'udienza per sentire le due testimoni. L'udienza è stata aggiornata al 22 giugno.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

PIEMME

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÁ

www.piemmemedia.it
Per la pubblicità su questo sito, contattaci