SAN BIAGIO - Barcolla su quel fazzoletto d'erba in cui la madre ha trovato la morte, schiacciata sotto tre blocchi di cemento. Si porta le mani al volto, sorretta dagli agenti della polizia locale. Resta lì, in quella curva a gomito di via Valdrigo, pochi minuti. Giusto il tempo di riconoscere il corpo della mamma e di cercare conforto negli abbracci di compaesani e conoscenti, poi si rifugia a casa del padre Franco, insieme al resto della famiglia. È toccato a una delle due figlie di Dina il terribile compito di riconoscere la salma della madre. Una scena straziante. Lo choc e il cordoglio era unanime ieri pomeriggio a Cavriè. La morte della 76enne Dina Zanatta ha lasciato davvero tutti sconvolti. «Dina era una brava donna, sempre solare, dolcissima. Passava tutti i giorni in bicicletta: andava a farsi un giro, a trovare i figli, le piaceva mantenersi attiva» ricordano i compaesani. Ieri stava appunto pedalando verso casa: ancora pochi minuti e sarebbe arrivata. Lì la aspettava il marito Franco Mazzon. Ma a casa, in via Molino Soligon, non ci è mai arrivata. Un destino crudele le ha spezzato la vita a circa 300 metri dalla sua abitazione, poco prima che la donna imboccasse via Tito Speri, in un tratto tortuoso che percorreva ogni giorno e che conosceva a memoria.
IL RITRATTO
Sposata con Franco Mazzon, ex ferroviere ora in pensione, e madre di tre figli (Mirco, Monica e Marica), Dina aveva sempre fatto la casalinga. «Amava cucinare, coltivare l'orto insieme al marito ed e fare la nonna - racconta un'anziana quasi coetanea che abita nella stessa frazione -.
IL CORDOGLIO
Mentre i familiari si fanno forza l'un l'altro, amici e compaesani ricordano l'anziana. «Era molto attiva, aveva uno spirito giovanile - racconta l'amico Sergio Camarin -. Ci mandavano il buongiorno tutti i giorni e andava spesso a trovare mia mamma, erano molto amiche. Non riesco ancora a credere che sia morta così. Che tragedia e che sfortuna». Già, i residenti della via si arrovellano sulla serie di fattori che hanno portato al tragico epilogo: «Se lei si fosse fermata e avesse lasciato transitare il bilico come le era stato detto, forse non sarebbe andata così. E se quei blocchi fossero stati fissati bene....» si mormora. Al dolore si intreccia l'esigenza di capire se la tragedia costata la vita a Dina fosse evitabile. Saranno le indagini della polizia locale e dello Spisal, coordinate dalla Procura di Treviso, a fare chiarezza su questo punto. Intanto nell'intera San Biagio e in particolare nella frazione di Cavriè cala un velo di dolore e di sgomento.
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