Treviso. Molesta la stagista disabile in azienda: 50enne a processo per stalking

Mercoledì 13 Settembre 2023 di Maria Elena Pattaro
Un'impiegata 40enne ha trascinato in aula un collega di lavoro accusandolo di stalking

TREVISO - Si invaghisce di una stagista disabile e la tempesta di avances, messaggi e regali. Una persecuzione. Tanto che la donna decide di denunciarlo, dopo aver messo al corrente l’azienda. L’uomo, un 50enne trevigiano, ora è a processo per stalking.

Non è la prima volta: in passato aveva già subìto una condanna per atti persecutori, ai danni di un’altra donna diversamente abile. 

Le attenzioni

I fatti per cui si trova ora alla sbarra risalgono al 2021. Tutto inizia a settembre, quando nell’azienda di cui è responsabile commerciale arriva una nuova impiegata. Per la 40enne quel posto rappresenta una conquista: affetta da sclerosi multipla, una patologia che nel tempo può soltanto peggiorare, avere una prospettiva di assunzione a tempo indeterminato (superati i tre mesi di prova) è importantissimo. Di carattere riservato, la donna non dà molta confidenza ai colleghi. Eppure lui riesce ad avere il suo numero di cellulare e prova a fare breccia, nella speranza che il suo sentimento sia ricambiato. «Ti amo, angelo mio», «Non vedo l’ora che arrivi lunedì per rivederti», «Prendiamo un caffè insieme?» è il tenore dei messaggi che la donna riceve dallo spasimante, come lei stessa ha raccontato al giudice nell’udienza di lunedì mattina. Anche la madre, che abita con lei, è stata sentita in aula.  Alle chat si erano aggiunti anche i regali, restituiti al mittente: peluches, statuine di elfi fino ad arrivare ai doni più impegnativi come scarpe e giubbotti. Carinerie che lei ha declinato, dicendo di essere fidanzata e tentando di ricondurre i rapporti nei binari professionali. Evidentemente senza esito. «La mia assistita se lo ritrovava alle macchinette del caffè, riceveva continui messaggi e telefonate - spiega l’avvocata di parte civile Antonella Picco, che assiste la presunta vittima -. Lui ha contattato persino la madre, con cui viveva. E in un’occasione ne ha avvistato l’auto sotto casa sua». Il 50enne si sarebbe giocato anche la carta del legame di parentela con uno dei titolari della società, così da aumentare la pressione sulla donna per cui aveva perso la testa. Lei invece, per lanciare un segnale ancora più chiaro, aveva restituito tutti i regali. Lo spasimante non l’avrebbe presa bene, anzi, avrebbe reagito con una serie di improperi. 

La denuncia

Su consiglio della madre, l’impiegata aveva messo al corrente del “pressing” amoroso anche i titolari. La situazione descritta non li ha sorpresi poi così tanto visti i trascorsi del 50enne, già finito nei guai per atti persecutori. Tant’è che l’azienda stessa le ha consigliato di segnalare i fatti all’autorità giudiziaria e nel frattempo lo ha spostato d’ufficio in modo da limitare le occasioni di contatto. La 40enne si è rivolta prima al Telefono rosa e poi alla questura, formalizzando la denuncia. «Proprio in concomitanza con questi eventi, la mia assistita ha avuto una ricaduta nella sua malattia - afferma il legale di parte civile -. Non riusciva più a deambulare». 
La difesa dell’imputato, affidata all’avvocata Sabrina Dei Rossi, ridimensiona la portata dei fatti, sostenendo che si trattava soltanto di un corteggiamento troppo insistente, non di atti persecutori. «Ne mancano i presupposti, a partire dal cambio delle abitudini di vita della persona offesa - ribatte il legale -. Tanto che la donna non ha cambiato lavoro: è stata assunta e tuttora entrambi lavorano nella stessa azienda. Purtroppo il mio assistito non aveva capito che la sua corte non era gradita. Del resto il comportamento della donna poteva lasciar intendere che per lui ci fosse una speranza. Lui non ha mai preteso nulla, non si sono visti al di fuori del lavoro. Al massimo gli si possono contestare i messaggi molesti ma non gli atti persecutori». L’avvocata sottolinea anche il “tempismo” della denuncia, avvenuta dopo tre mesi «dopo che l’impiegata è stata assunta a tempo indeterminato». La difesa, insomma, punta a smontare le accuse dimostrando che il 50enne era solo un insistente innamorato che ha superato la misura. La parola spetta ai giudici. Si torna in aula il 16 novembre, quando l’imputato potrà fornire la propria versione dei fatti. 

Ultimo aggiornamento: 07:27 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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