TREVISO - Si spera negli specializzandi.
I MASSIMALI
Nei casi limite si ricorre a chi sta ancora frequentando il triennio di formazione specifica in medicina generale. Ma non si va oltre. E, stando ai numeri, i conti non tornano. La stessa Usl aveva anche proposto di fare in modo che gli specializzandi in questione potessero superare l'attuale limite di 650 assistiti. L'idea, però, al momento non ha avuto seguito. Discorso simile per quanto riguarda l'appello rivolto ai medici di famiglia già operativi affinché salgano, su base volontaria, da 1.500 a 1.800 pazienti ciascuno. «Se tutti aderissero, il problema della carenza di medici potrebbe essere risolto», ha sottolineato Stefano Formentini, direttore sanitario dell'Usl. Fino ad ora, però, solo poco più del 10% dei dottori di base ha detto di sì: una sessantina su oltre 500. Quanto durerà l'emergenza relativa alla carenza di camici bianchi negli ambulatori della provincia? In una delle ultime riunioni della conferenza dei sindaci, l'Usl ha indicato un deserto lungo almeno un paio d'anni. L'orizzonte, insomma, è quello del 2024. Nel frattempo non resta che tentare di far buon viso a cattivo gioco. «Dobbiamo un po' abituarci a convivere con questa situazione allarga le braccia Benazzi ci aspettiamo che il numero di medici riprenda a salire a partire dalla fine del 2023. A quel punto ci sarà la possibilità di inserire nuovi professionisti andando a coprire le varie necessità». Di pari passo si disegnerà la nuova geografia dell'assistenza territoriale nella Marca.
I FONDI PNRR
L'Usl ha messo a punto un piano da quasi 45 milioni di euro, finanziamenti che in buona misura arriveranno dal Pnrr, per realizzare 16 nuovi super-ambulatori (tecnicamente case della comunità): Treviso (palazzo Moretti), Conegliano (De Gironcoli), Valdobbiadene (ex Guicciardini), Asolo (via Forestuzzo), Montebelluna (ex Inam), Castelfranco, Paese, Oderzo, Motta, Villorba, Mogliano, Dosson, Codognè, Farra, Vittorio Veneto, Pieve del Grappa. Più 5 ospedali di comunità e 8 centrali operative territoriali, dedicate in particolare alla gestione delle dimissioni protette dagli ospedali. I bandi dicono che il tutto dovrà essere realizzato nel giro di quattro anni. Cioè entro il 2026. Nei nuovi super-ambulatori troveranno posto i medici di famiglia ma anche alcuni specialisti per attività di primo livello, assistenti sociali e apparecchiature per garantire esami come radiografie ed ecografie, accertamenti cardiologici ed eventualmente anche sale attrezzate per interventi di piccola chirurgia. I medici di famiglia continueranno a essere presenti pure negli ambulatori secondari? Per l'Usl la cosa è scontata. Per i sindacati dei dottori di base, invece, è necessario aprire una discussione. Quel che è certo è che il riferimento primo dei pazienti resterà il medico di famiglia e non la struttura del super-ambulatorio in generale. «Il medico di famiglia è un riferimento. E così deve rimanere conclude Benazzi è un cuscinetto tra l'ospedale e il territorio. Oltre a curare i pazienti e a prescrivere medicinali, inoltre, è anche un po' uno psicologo: le persone che raccontano a lui cose riguardanti la loro salute che non racconterebbero a nessun altro». E questo non può essere cambiato.