Crisi di "vocazioni" dei medici di famiglia: in cinque anni 174 in pensione senza ricambio

Mercoledì 6 Aprile 2022 di Elisa Fais
Il presidente dell'Ordine dei Medici Domenico Crisarà

PADOVA - Nel Padovano è allarme carenza camici bianchi. Se sul territorio andranno in pensione 174 medici di famiglia in cinque anni, negli ospedali si assottigliano le fila degli specialisti in pronto soccorso e quelle di anestesisti e rianimatori nelle sale operatorie. I concorsi per ruoli a tempo indeterminato vanno deserti e negli ultimi mesi sia l’Azienda ospedaliera che l’Ulss 6 Euganea sono dovute correre ai ripari, ingaggiando specialisti con contratti libero professionali e ricorrendo in emergenza alle cooperative.

La situazione è critica anche sul fronte delle cure primarie: secondo le stime al momento sarebbero 10mila i padovani senza medico di base.

I DATI

Il quadro è stato delineato ieri dal dottor Domenico Crisarà, nella doppia veste di presidente dell’Ordine dei medici e chirurghi di Padova e di rappresentate della sigla sindacale dei medici di medicina generale Fimmg. «Ci confrontiamo con un grosso problema. Ma non è una novità, visto che l’avevamo già preannunciato nel lontano novembre 2002 – afferma Crisarà – La mancata programmazione e i tagli alla sanità stanno portando il sistema al corto circuito. La nostra preoccupazione è la qualità dell’assistenza offerta al cittadino, in particolare in servizi vitali come il Pronto soccorso e l’Anestesia, dove sempre più di frequente si ricorre all’appalto a cooperative per non fermare l’attività». Ora la richiesta è rivedere l’intero modello socio-sanitario. L’obiettivo è sostenere il lavoro del medico di famiglia, creandogli attorno un’equipe di amministrativi e infermieri all’interno di Medicine di gruppo e in collaborazione con le farmacie. Oltre a maggiori riconoscimenti a coloro che lavorano in aree rurali o scarsamente abitate. «Un medico di base non può lavorare da solo, servono sistemi organizzati e integrati – conferma Crisarà – Seguire pazienti in centro a Padova non è come seguirli sui Colli, serve lavorare nell’ottica di assistito per metro quadro. Bisogna sedersi a un tavolo e ridisegnare i progetti futuri, a partire dalle Case di salute finanziate dal Pnrr».

IL FUTURO

Un mese fa due medici che lavoravano all’Arcella e Forcellini sono andati in pensione senza che l’Ulss riuscisse a trovare sostituti. L’assenza di ricambio generazionale è senza dubbio il problema a monte. «Da qui al 2026 saranno circa 800 i diplomati in Medicina generale in Veneto – specifica Crisarà – È necessario però escludere 250 professionisti che hanno già una convenzione in essere. Il Veneto tra 2021 e 2026 accuserà una mancanza di mille medici di base: è chiaro che le nuove generazioni non riusciranno a coprire i posti». È stata istituita una commissione bilaterale composta dagli Ordini dei medici di Padova e Verona per verificare le competenze dei medici impiegati attraverso le cooperative nelle strutture pubbliche. «Un’importante sinergia per elaborare linee guida sui criteri che un medico deve dimostrare per ricoprire determinate funzioni – aggiunge Crisarà – Ricordo un episodio increscioso di qualche mese fa, quando un medico toscano radiato ha prestato servizio al Pronto soccorso di Montagnana. Lavorava nella legalità, perché in attesa di conferma del provvedimento, ma ritengo che in casi simili si debba tutelare il cittadino». Si tratta di Vieri Riccioni, medico 70enne di Montecatini che, dopo un servizio del 2019 del programma “Le Iene” era stato prima indagato per truffa aggravata e quindi radiato dall’Ordine dei medici di Pistoia. A seguito del ricorso il provvedimento è stato sospeso e il medico ha potuto lavorare per una cooperativa. «Bisogna rendere attrattive specialità complesse e ad alto rischio come l’Emergenza-urgenza e l’Anestesia – conclude Crisarà – Si dice che i medici non ci sono, però guarda caso le cooperative alla fine li trovano».

Ultimo aggiornamento: 07:34 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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