La ricetta di Manildo per il nuovo Pd
«I sindaci devono dettare la linea»

Martedì 2 Giugno 2015 di Mauro Favaro
Giovanni Manildo, sindaco di Treviso
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TREVISO - «Noi abbiamo fatto una Caporetto. Zaia, invece, un capolavoro». Il sindaco di Treviso Giovanni Manildo sintetizza così il risultato delle elezioni regionali. All'interno di questi due estremi c'è tutta la delusione del Partito democratico. E il primo cittadino non la nasconde. I numeri non lasciano margini. Alle ultime regionali, cinque anni fa, nella Marca il Pd era arrivato al 18,16%. E alle europee dell'anno scorso, con l'effetto Renzi, aveva sfondato quota 36%. Adesso, invece, si ritrova con un 13,8%. Per Manildo bisogna cambiare.



«Di fronte al capolavoro di Zaia, dobbiamo ripartire dalle cose positive: i nostri tanti amministratori che hanno ottenuto ottimi risultati - mette in chiaro - questo non vuol dire fare un partito dei sindaci, ma ripartire dall'attività sul territorio per costruire una nuova classe dirigente. Dopo Caporetto deve esserci una Vittorio Veneto». Rottamazione? «In modo costruttivo», specifica. «Gli amministratori che si occupano dei problemi della gente devono poter indicare la linea del partito - spiega Manildo - credo che l'errore stavolta sia stato proprio in questa mancanza». Lui farà la propria parte. «Il sindaco del capoluogo - è la benedizione di Roberto Grigoletto, suo vice ed ex segretario del Pd della Marca - deve poter esercitare un ruolo di guida all'interno del partito provinciale e, assieme agli altri, regionale». «Io sono pronto a metterci la faccia e a essere in prima linea» conferma Manildo.
Ultimo aggiornamento: 15:46

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