Mafia, Cenedese rifiuta le accuse e lancia la controffensiva: «Operai collusi? I dieci sospetti li abbiamo licenziati tutti»

Mercoledì 24 Maggio 2023 di Valeria Lipparini
Andrea e Luigi Cenedese

TREVISO - La Cenedese spa non accetta l'interdittiva antimafia prefettizia. E si appresta a dare battaglia. Davanti a tutte le sedi di giustizia. A cominciare dal Tar, presentando una richiesta di sospensiva del provvedimento del prefetto Sidoti. «In realtà il provvedimento interdittivo è arrivato qualche giorno fa ed è all'esame della Cenedese spa che intende reagire in tutti i campi a un provvedimento che reputa viziato, ingiusto e discrezionale in quanto non tiene conto del provvedimento emesso dal gip di Milano ma si appiattisce sull'accusa» sottolinea l'avvocato Alessandro Spreafico che rappresenta l'azienda.

Non sarà l'unico legale ad occuparsi del caso.

LE PUNTUALIZZAZIONI
Ribadisce, però, respingendo ogni accusa: «La Prefettura sostiene che la Cenedese spa aveva in carico personaggi legati a società oggetto dell'inchiesta milanese. A un anno di distanza dall'inchiesta di Milano, la Prefettura di Treviso se ne esce con questo provvedimento, senza entrare nel merito del penale. Sostiene che c'è il rischio di infiltrazione mafiosa in quanto - a loro dire - hanno verificato che tra gli operai della Cenedese ce n'erano 10 collusi con la mafia. Cinque si erano già dimessi e gli altri sono stati licenziati». Detto questo il legale ci tiene a precisare che l'azienda non era in grado di venire a conoscenza della fedina penale degli operai che, per di più, lavoravano per ditte a cui erano stati subappaltati alcuni lavori. «Erano operai che lavoravano dietro corrispettivo e lavoravano anche bene. Solo le forze dell'ordine, la Prefettura o la magistratura possono sapere se hanno precedenti penali. Come poteva saperlo la Cenedese? La Prefettura sostiene che alcuni di loro erano stati fermati più volte dalla polizia insieme a personaggi legati alla mafia. Ribadisco che la Cenedese non poteva saperlo».

RISCHIO DIPENDENTI
L'azienda di Sant'Elena di Silea impiega 130 dipendenti. Spera di ottenere la sospensiva del provvedimento prefettizio dal Tar. «Altrimenti, se la società verrà bloccata, i 130 dipendenti dovranno gioco-forza essere posti in cassa integrazione e poi licenziati. Stiamo parlando del destino di 130 famiglie. Faremo tutto il possibile perchè la Cenedese possa continuare a lavorare e a partecipare agli appalti pubblici». I Cenedese, il padre Luigi e il figlio Andrea, ieri pomeriggio sono rimasti chiusi in riunione con i vertici aziendali per decidere le prossime mosse. L'avvocato Spreafico ribadisce: «Il gip di Milano ha escluso una collusione dei Cenedese con mafia e ambienti mafiosi, spiegando che c'erano società che lavoravano in distacco di operai. Sosteniamo che il provvedimento del Prefetto sia viziato perchè non ha risposto a specifiche richieste formulate ai fini della continuità dell'azienda. Così, l'azienda a breve avvierà tutte le cause necessarie, anche di carattere penale, per contrastare il provvedimento del Prefetto».

IL TEMPO
Sul piatto mette i 130 dipendenti che potrebbero essere posti alla porta. E il tempo. Perchè se il Tar non darà loro ragione, la Cenedese dovrà richiede una nuova iscrizione alla "white list" cosa che prevede un'istruttoria in Prefettura con il controllo di molteplici elementi. «Vogliamo garantire la prosecuzione dell'attività imprenditoriale anche pensando ai tanti dipendenti occupati». Mentre la dirigenza dell'azienda preferisce non rilasciare dichiarazioni. Il patron Luigi Cenedese, che a 70 anni aveva voluto regalare 70mila euro ai dipendenti, non ha voluto commentare. Mesi fa, aveva soltanto detto: «Abbiamo fiducia nella giustizia; il gip, del resto, ha già smontato gran parte delle accuse. Noi ci siamo avvalsi di alcune società esterne, come spesso avviene. Se poi queste ultime hanno avuto dei problemi, non potevamo saperlo e non c'entriamo nulla. Siamo tranquilli, il tempo chiarirà ogni aspetto». Adesso, deve affrontare un'altra grana, ben più grave della prima perchè minaccia di bloccare gli appalti della sua azienda.
 

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