Mentre a Roma la Lega di Matteo Salvini è impegnata nella formazione del Governo (e tra i ministeri attesi, oltre a Economia, Sicurezza, Infrastrutture, ci sono anche gli Affari regionali - e sarà da vedere se saranno riassegnati a Erika Stefani o se, come è stato chiesto da più parti, li prenderà il Capitano), in Veneto il partito è sulle montagne russe tra regole congressuali e dibattiti sulla mancata realizzazione dell'autonomia. Ed è su questo tema che stanno facendo discutere le parole del deputato padovano leghista Massimo Bitonci, così interpretate tra i due palazzi della politica veneta sul Canal Grande: sono passati cinque anni dal referendum e l'autonomia ancora non c'è? colpa della Regione (e quindi del suo governatore Luca Zaia) che ha chiesto 23 materie, troppe tutte in un colpo.
L'ITER
Quindi è stato un errore, come peraltro sostiene il Pd, chiedere tutte le 23 materie? E allora com'è che l'Emilia Romagna, che me ha chieste meno, è nella stessa situazione?
Ieri, al Gazzettino, il deputato padovano ha esplicitato il suo pensiero: «Non dico che sia stato un errore chiedere le 23 materie, ma con quella impostazione sarebbe stato difficile concretizzarle anche se il Governo (il Conte I tra M5s e Lega, ndr) fosse andato avanti cinque anni, che poi invece è durato un anno. Si consideri che solo discutere di una materia ci vogliono mesi, bisogna avere i Lep e i costi standard». E allora? «L'impostazione corretta - dice l'onorevole Bitonci - è quella della legge quadro e quindi dei decreti attuativi. E trattare una competenza alla volta, magari partendo anche dalle materie considerate minori, penso ad esempio alla formazione. L'importante è rompere il ghiaccio». Per arrivare poi alla compartecipazione delle imposte: «È la compartecipazione - dice Bitonci - la vera imposta federalista. Compartecipazione all'Iva o all'Irpef. Che non vuol dire aumentare le tasse, ma trattenere sul territorio una parte, anche piccola, delle tasse che i contribuenti già pagano. Il futuro è quello».
LE OBIEZIONI
Resta il fatto che le parole di Bitonci hanno fatto scalpore, anche perché la mancata realizzazione dell'autonomia - e sabato 22 ottobre saranno cinque anni dal referendum - a Venezia viene imputata ai Governi di cui ha fatto parte la Lega e quindi ai parlamentari che non si sarebbero attivati a sufficienza. E infatti Luciano Sandonà, presidente della Prima commissione in consiglio regionale, non sorvola: «Questo distinguo di Bitonci sull'autonomia è una novità, la linea del partito è sempre stata quella di chiedere tutte le 23 materie».
I CONGRESSI
Ma a tenere banco è anche il congresso regionale, visto che non potranno candidarsi a segretario i consiglieri e gli assessori di Palazzo Ferro Fini e del Balbi, mentre potranno farlo i parlamentari e i sindaci. L'esclusione è stabilita dal regolamento del partito (che probabilmente in pochi avevano letto), tanto che adesso si spera nelle deroghe. «In questo momento - dice il presidente dell'intergruppo Lega-Zaia Presidente in consiglio regionale, Alberto Villanova - il partito ha bisogno di tutte le forze in campo, i militanti non capirebbero l'esclusione di una o più categorie dalla fase congressuale. Spero che il partito non escluda nessuno».
E l'assessore regionale Roberto Marcato, fino a ieri tra i papabili candidati: «Che io non possa fare il segretario regionale è un problema relativo. Sarebbe invece quantomeno suggestivo per un partito territoriale, autonomista, che arriva dalla Lega Nord, che a fare i segretari regionali siano solo i parlamentari da Roma e non gli amministratori del territorio. Attendo i regolamenti provinciali e regionali per capire veramente se la volontà del partito è di dare la possibilità al territorio di esprimersi o se vi siano altre logiche». E Bitonci cosa pensa di questo regolamento che esclude dalle candidature i regionali? «È una materia che non conosco». Ma potrebbe profilarsi una sua candidatura a segretario veneto della Lega? «Assolutamente no, abbiamo un bravissimo commissario, Alberto Stefani, che spero diventi anche segretario».