Veleni e poltrone, la Lega per la prima volta si affida a una donna: l'ex senatrice Fregolent alla segreteria

Giovedì 13 Ottobre 2022 di Paolo Calia Lucia Russo
L'ex senatrice Sonia Fregolent

TREVISO - La lista si allunga. Ai tre candidati già in campo si potrebbe aggiungere un quarto nome per la segreteria provinciale della Lega, quello dell'ormai ex senatrice Sonia Fregolent, già sindaco di Sernaglia della Battaglia. È lei il profilo giusto per raccogliere il consenso secondo quell'area di militanti che fa riferimento al deputato, ed ex segretario provinciale Dimitri Coin e al gruppo dei parlamentari.

Ed è lei la donna che Gian Paolo Gobbo, nell'intervista rilasciata al Gazzettino, indicava come un possibile segretario ideale per dare una svolta a un partito sempre più prigioniero di una crisi che non conosce fine. La rosa dei pretendenti inizia a farsi corposa, con candidati espressione di territori e delle varie anime del movimento.

I PROTAGONISTI
L'ex senatrice è la prima donna in assoluto a correre per il ruolo di segretario provinciale, incarico da sempre ricoperto da un uomo, almeno nella Marca. Una carta in grado di scombinare tutti i giochi. Restano pienamente in corsa l'ex sindaco di Castelfranco e parlamentare Luciano Dussin che piace molto a un big come Gianantonio Da Re - «la persona giusta per dare una svolta», ha ribadito di recente. E poi il capogruppo della Lega a Treviso Riccardo Barbisan, che da mesi batte in lungo e in largo la provincia per costruire nuove alleanze. Adesso pare contare sull'appoggio delle sezioni sparse tra i comuni della cintura urbana di Treviso. E ora punta a consolidare consensi nel capoluogo e nella castellana. L'outsider è Giuseppe Paolin, deputato uscente, il primo a scendere ufficialmente in campo sorprendendo un po' tutti. Dai suoi profili social sta distillando articoli del programma elettorale, mirato soprattutto a ridare importanza alle sezioni e ai segretari eletti dai militanti.

LA POLEMICA
Intanto nel Carroccio il clima resta rovente. Nella sua intervista Gobbo, oltre a tratteggiare la figura del segretario ideale, ha anche sferzato Gianpaolo Vallardi, senatore uscente, che ha accusato il commissario provinciale Gianangelo Bof di non aver presidiato a sufficienza il territorio e non aver così colto i segnali che poi hanno portato alle crisi in comuni chiave come Mogliano, Nervesa e soprattutto Castelfranco. Gobbo ha assolto Bof e rimproverato Vallardi di non aver contribuito al monitoraggio della provincia. «Gobbo, a dire il vero, mi dà ragione - spiega l'ex senatore - quando dice che c'è bisogno di un segretario eletto dai militanti dopo questa lunga fase di commissariamento. Lo ha detto in altro modo, ma il concetto è quello e siamo tutti d'accordo». Sul presidio del territorio ha invece qualcosa da ridire: «Ho grande rispetto di Gian Paolo e gli parlo con affetto, non certo con spirito polemico. Ma ricordo che sono stato il parlamentare più presente tra tutti quelli veneti, non solo della Lega. Sono l'unico che ha portato a casa una legge che porta il proprio nome. E da presidente di commissione agricoltura del Senato, ho girato l'Italia in lungo e in largo per lavorare e raccogliere istanze. E la mia presenza nel territorio l'ho sempre assicurata». Poi il colpo al veleno: «Magari il territorio provinciale doveva essere presidiato dal commissario. Forse lo ha anche fatto, ma per costruirsi una sua strada (Bof è stato eletto in Parlamento ndr) e non certo per il bene della Lega». E infine sulla segreteria: «Nonostante le voci che circolano, confermo che non ho nessuna intenzione di candidarmi a segretario. Ma è ora che i militanti possano eleggerne uno».

L'ANALISI
Convinto che sia necessario arrivare ai congressi al più presto è anche Alberto Villanova, capogruppo della Lega in Regione: «È un periodo di transizione molto delicato - osserva - e il congresso è più che mai indispensabile per ritrovare compattezza. Adesso il nostro dovere è portare avanti l partito, non certo dare fuoco alla casa. Va bene anche avere più candidati al congresso, l'importante è che i militanti si possano confrontare. Ma alla fine, il segretario eletto dovrà essere il segretario di tutti. Intanto non limitiamoci solo a quello che accade nel partito, ma andiamo fuori perché i cittadini hanno molti problemi e non possiamo consumarci in liti interne».

LA CRISI CASTELLANA
Rimane teso il clima a Castelfranco dopo le dimissioni dalla Lega dei tre consiglieri Viviana Gatto, Stefano Pasqualotto e Giovanni Cattapan. E anche le prime prove di riconciliazione si concludono con un nulla di fatto. Martedì alle 20, all'appuntamento del Carroccio cittadino coordinato dal sindaco Stefano Marcon, erano stati invitati anche i consiglieri dimissionari che però hanno risposto con un due di picche. Non si sono presentati e pare che non abbiano dato nemmeno grandi spiegazioni a riguardo. Il confronto è stato quindi interno alla Lega e si è tenuto in un clima di confronto con l'intento di capire la radice effettiva dei motivi che hanno portato i consiglieri ad andarsene e di cercare eventuali soluzioni. Il sentimento comune è un mix tra preoccupazione e speranza. Da un lato si guarda all'aspetto puramente numerico che vede ora il primo cittadino sotto di una persona per ottenere la maggioranza del consiglio comunale. Dall'altro invece si spera con il dialogo di poter raggiungere un accordo e tornare ad essere un gruppo coeso e compatto per portare a termine il secondo mandato di Marcon sindaco. Gatto, Cattapan e Pasqualotto si sono uniti a Diego Giovine che nel 2020 aveva lasciato il gruppo di Fratelli d'Italia e ora formano un gruppo indipendente misto che supporta comunque la maggioranza ma si riserva di prendere decisioni autonome e portare eventuali cambiamenti.

 

Ultimo aggiornamento: 09:38 © RIPRODUZIONE RISERVATA
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