La Lega deve decidere se essere partito del Nord o partito nazionale. Ma prima deve risolvere un altro problema...

Martedì 4 Ottobre 2022

Caro direttore,
Umberto Bossi sarebbe pronto a rilanciare il progetto autonomista, istituendo il Comitato Nord. «È un passaggio vitale - scandisce il Senatur - finalizzato esclusivamente a riconquistare gli elettori del Nord». Se così fosse, nella Lega sarebbe la prima vera corrente in un partito monolitico. Segno evidente che l'aria è cambiata. Analizzando il voto è apparso evidente a tutti come la Lega di Salvini abbia perso elettori in quelle che erano le roccaforti del Carroccio, inducendo molti esponenti del partito a chiedere un ripensamento e una riflessione generale. Al momento i bossiani stanno raccogliendo adesioni solo in Lombardia e Veneto e le prime riunioni dovrebbero tenersi nei prossimi giorni. Il progetto di Bossi segna un ritorno alle origini ma è altresì un colpo che mira al cuore del vecchio progetto salviniano di una Lega nazionale.

Antonio Cascone
Padova


Caro lettore,
oggi ci sono due partiti che devono fare i conti con una profonda crisi interna: il Pd e la Lega. Per entrambi non si tratta di gestire semplicemente i postumi di un flop elettorale, ma di affrontare un passaggio chiave per il loro futuro. Non a caso tanto nel Pd tanto nella Lega a essere messi in discussione sono anche i simboli e l'identità stessa del partito. È inevitabile che in queste situazioni un peso decisivo l'abbiano i segretari dei due partiti: Enrico Letta e Matteo Salvini. Due personalità molto diverse e diverso è anche il ruolo che i due hanno nella crisi dei loro partiti. Letta è la naturale espressione di un partito troppo ripiegato su se stesso, incapace di colpi d'ala e di interpretare le domande di cambiamento. Un partito radicale di massa che confonde le pur legittime istanze di alcune minoranze con il sentire profondo di un paese e che, anche per questo, non è più in grado di aggregare intorno a se stesso una più vasta area progressista. Ma Letta non è il problema del Pd. Il problema del Pd è il Pd stesso. Per la Lega è diverso. Il legame tra partito e leader nel Carroccio è talmente profondo da essere quasi inscindibile. Anche la Lega è di fronte a un bivio politico-strategico di cui è spia l'iniziativa di Bossi: deve decidere se tornare alle origini di partito-sindacato del Nord o rilanciare in forme diverse il progetto di forza nazionale. Ma prima deve sciogliere un altro nodo: quello del segretario. Salvini è stato il trascinatore di un nuovo Carroccio capace di raccogliere consensi ben oltre i propri tradizionali confini politici e geografici. Quella stagione però è chiusa da tempo. Oggi Salvini è parte rilevante della crisi della Lega: ne è causa e vittima al tempo stesso. Ma non sembra esserne consapevole nè appare in grado di adeguarsi a un nuovo contesto: il suo linguaggio, le modalità con cui si muove sullo scenario politico, le parole d'ordine sono sempre uguali a se stesse. Ora è convinto che basterà tornare a fare il ministro per rinverdire i fasti della Lega-Salvini premier. Un'altra illusione. L'ultima, forse.
 

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