Lavoratori in nero, ignorate le norme di sicurezza e 900mila euro evasi: chiusi due laboratori tessili

Mercoledì 30 Novembre 2022 di Redazione web
I controlli della Guardia di finanza

TREVISO - Lavoratori in nero ed evasione fiscale per 900.000 euro in due laboratori di Ponzano Veneto e Paese.

Controlli a tappeto delle Fiamme Gialle del Comando Provinciale di Treviso, con il supporto di vigili del fuoco, Spisal, Ispettorato del Lavoro e Arpav di Treviso, hanno eseguito due distinti controlli, finalizzati al contrasto dello sfruttamento dei lavoratori in aziende tessili nei comuni di Ponzano Veneto e Paese. Le operazioni di controllo si sono concluse con la constatazione di diverse violazioni delle norme volte a prevenire i rischi di infortuni sui luoghi di lavoro, l’individuazione di due operai in nero e l’accertamento di pendenze tributarie per 900.000 euro da parte delle imprese, tutte amministrate da stranieri, che nel tempo hanno gestito i due laboratori.

Azienda di Ponzano Veneto

A Ponzano Veneto, dove è stata constatata la situazione di maggior degrado, l’opificio, di circa 290 metri quadri, era sprovvisto del certificato di agibilità, di estintori, della cartellonistica indicante le vie d'esodo, nonché delle luci di emergenza che, in caso di incendio e di conseguente interruzione della corrente elettrica, dovrebbero illuminare e rendere individuabili le vie di fuga. Durante l’intervento, sono stati posti i sigilli a 20 macchine da cucire, sprovviste di protezioni in grado di evitare che i lavoratori (in tutto sei, domiciliati nell’adiacente abitazione) venissero a contatto, anche accidentale, con le parti in movimento. È emerso, poi, che il titolare non aveva predisposto il documento di valutazione dei rischi (che deve essere elaborato prima di attribuire qualsiasi incarico a un lavoratore), non aveva inviato i lavoratori a visita medica di idoneità alla mansione, né li aveva formati in materia di salute e sicurezza sul lavoro. Il laboratorio è stato sequestrato e il provvedimento è stato convalidato dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Treviso.

Laboratorio di Paese

Per quanto riguarda il laboratorio di Paese, sono stati individuati due lavoratori in nero su un totale di sei; anche in questo caso, sono emerse violazioni in materia di sicurezza sul lavoro, vista l’assenza di protezioni degli organi meccanici in movimento delle macchine da cucire e di dispositivi di protezione degli strumenti di taglio, e sono stati accertati l’omesso invio dei lavoratori a visita medica di idoneità alle mansioni e la mancata formazione del personale. Gli amministratori delle due ditte sono stati perciò segnalati alla Procura della Repubblica di Treviso, per la violazione delle norme sulla prevenzione degli incendi e dei rischi nei luoghi di lavoro, e per entrambe le aziende, che operavano sulla base di commesse ricevute da imprese locali, l’Ispettorato del Lavoro e lo Spisal hanno adottato il provvedimento di sospensione delle attività.

Come operavano

La ricostruzione della gestione dei laboratori tessili negli ultimi anni ha permesso di verificare che, prima delle attuali ditte, a occuparsi delle produzioni sono state altre sei aziende per l’opificio di Ponzano Veneto e altre quattro per quello di Paese, che si sono succedute ogni 2/3 anni, dopo aver maturato rilevanti debiti con il Fisco, complessivamente pari a 900.000 euro. Si tratta di vere e proprie imprese “Apri e chiudi” che, dopo essere divenute insolventi con l’Amministrazione Finanziaria, hanno trasferito personale e macchinari nella successiva impresa costituita “ad hoc”, che ha continuato a operare sempre nello stesso luogo, con gli stessi clienti e fornitori, cambiando solo il nome e la partita Iva. L’operazione della Guardia di Finanza di Treviso ha avuto il fine di tutelare la sicurezza dei lavoratori e di colpire il comportamento di chi agisce nel mercato in modo sleale, a beneficio degli operatori economici onesti e rispettosi delle regole: lo sfruttamento dei lavoratori, senza rispettare le più elementari norme in materia di sicurezza, e il sistematico ricorso a imprese “di comodo”, costituite una dopo l’altra per favorire l’evasione fiscale, consentono infatti di applicare prezzi altamente competitivi, in danno delle imprese che operano rispettando la legge, costrette a sostenere costi maggiori.

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Ultimo aggiornamento: 08:48 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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