Tamponato da un pirata della strada ubriaco e investito da un'altra auto: due rinvii a giudizio per la morte del camionista Livio Babetto

Ricostruita l'esatta dinamica dell'incidente che costò la vita al camionista il 17 dicembre 2022

Mercoledì 7 Febbraio 2024
Tamponato da un pirata della strada ubriaco e investito da un'altra auto: due rinvii a giudizio per la morte del camionista Livio Babetto

TREVISO - Le indagini sull'incidente che è costato la vita a Livio Babetto, 44enne camionista di Noale, sono state chiuse dal Pm di Treviso: i due imputati compariranno in aula il 12 marzo. L'uomo era stato prima tamponato da un automobilista ubriaco che non si era fermato a soccorrerlo e poi, a distanza di pochi secondi, dopo aver fatto appena a tempo ad uscire dall’abitacolo della sua vettura, era stato nuovamente travolto e ucciso da un’altra auto. Il tragico incidente è acaduto il 17 dicembre 2022, lungo la Regionale 515 Noalese, al chilometro 7+500, a Quinto di Treviso. Prima che la vittima scendesse, l'auto era rientrata semidistrutta in strada al culmine di una rocambolesca “digressione” nel fossato.

A conclusione delle indagini preliminari del procedimento penale in questione, il Pubblico Ministero della Procura della Marca ha chiesto il rinvio a giudizio per entrambi i conducenti degli altri due veicoli coinvolti nel sinistro e iscritti fin da subito nel registro degli indagati: E.

R., la ventiseienne di Badoere di Morgano (Tv) alla guida della vettura che ha inferto il colpo fatale alla vittima, la quale dovrà rispondere del reato di omicidio stradale, e G. B., il “pirata” trevigiano di 31 anni responsabile del primo tamponamento, accusato dei reati di fuga, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza.

I terribili fatti di quella notte sono stati chiariti dagli accertamenti tecnici non ripetibili disposti dal Sostituto Procuratore all’indomani dell’incidente. L’autopsia sulla salma della vittima è servita, oltre a valutare le cause della morte, anche per raccogliere, attraverso le lesività, elementi utili a fare piena luce su dinamica, cause e responsabilità del sinistro.

LA DINAMICA

Da quanto ricostruito, grazie anche a dei video di alcune telecamere, Babetto stava andando a prendere il suo camion per iniziare una giornata di lavoro con la sua Opel Meriva. Procedeva sulla SR 515 in direzione Zero Branco-Quinto di Treviso, quando si ferma, esattamente alle 3.07, all’impianto di carburante per fare rifornimento. Dopo due minuti riparte e dopo 180 metri, mentre ha raggiuto al massimo i 40-50 chilometri all’ora, ampiamente entro il limite vigente di 70, viene violentemente tamponato dalla Nissan Qashqai di G. B, che lo segue nella stessa direzione di marcia e che invece sta sfrecciando molto più veloce, come si evince delle telecamere: 108 km/h.

In seguito all’impatto, la vettura della vittima viene scagliata in avanti, esce di strada alla sua sinistra venti metri dopo, ne percorre altri dieci all’interno del fossato laterale, rientra in carreggiata fermandosi, pesantemente danneggiata, nella corsia opposta con il muso rivolto contromano.

Nonostante i colpi tremendi e le lesioni che certamente aveva riportato, però, Babetto riesce a scendere con le sue gambe dall’abitacolo, ma non ha materialmente il tempo per fare nulla, neanche segnalare l’auto ferma in panne con un triangolo: è per questo che alla vittima - come riportano gli avvocati dello Studio 3A-Valore - non è attribuita alcuna responsabilità nello schianto costatogli la vita.

Dopo neanche venti secondi, infatti, da Quinto di Treviso sopraggiunge la Renault Clio di E. R., che sta procedendo a una velocità di 50-60 km/h ma che non si accorge, se non all’ultimo, della Meriva ferma davanti a sé: non inizia a frenare e la colpisce, facendola ruotare di novanta gradi e rispedendola nuovamente e definitivamente nel fosso. Livio Babetto viene a sua volta investito: non si saprà mai con certezza se dall’utilitaria o dalla sua stessa auto, rovina a terra e finisce in parte anche sotto la Clio. Un'ulteriore serie di tremendi impatti che gli causano politraumi gravissimi e che questa volta non gli lasciano scampo: muore praticamente sul colpo.

IL PIRATA DELLA STRADA UBRIACO

Nel frattempo, il conducente del Qashqai, che ha proseguito la sua marcia tirando diritto in direzione Quinto, giunto alla rotatoria posta a 200 metri di distanza, perde il controllo del veicolo andando a urtare contro il cordolo sinistro dell’aiola spartitraffico e abbattendo la segnaletica. L'uomo si dilegua: raggiunge l’abitazione della madre, a Zero Branco, parcheggia l’auto in garage e sale in casa.

Attraverso testimonianze e filmati delle telecamere, tuttavia, gli agenti della Polizia Stradale di Treviso lo individuano a tempo di record, utile per sottoporlo all’alcoltest, che rileva un tasso alcolemico di 1,04 grammi per litro, contro il limite di 0,5. L’imputato, quanto al tamponamento, ha sostenuto di aver accusato un colpo di sonno, ha ammesso agli agenti di aver assunto sostanze alcoliche: rientrava da una cena con amici a Scorzè, e sul “dopo” si è giustificato asserendo di aver avuto come un “vuoto”.

LE ACCUSE

Il Pm, più in particolare, imputa alla ventiseienne di Morgano di aver causato il decesso del camionista, “determinandone l’investimento e l’arrotamento”, “per negligenza, imprudenza, imperizia e violazione delle norme disciplinanti la circolazione stradale, consistite in particolare nell’omettere di prestare la dovuta attenzione, anche in considerazione dell’ora notturna, dell’assenza di illuminazione pubblica, delle caratteristiche della carreggiata (tratto di strada caratterizzato da accessi privati e da fossato laterale, manto stradale bagnato), articolo 140 del Codice della Strada, e nell’omettere di conservare il controllo del proprio veicolo e di arrestarne tempestivamente la marcia entro i limiti del proprio campo di visibilità dinanzi a un ostacolo prevedibile, art. 141 Cds” per citare la richiesta di rinvio a giudizio.

A G. B., invece, viene contestata la guida in stato di ebbrezza, con “l’aggravante di aver provocato un incidente stradale” dal quale “Babetto riportava lesioni personali”, e gli altrettanto gravi reati di non aver ottemperato all’obbligo di fermarsi e di prestare l’assistenza occorrente alla persona rimasta ferita.

I congiunti della vittima ora si aspettano una condanna congrua in sede penale ma anche una assunzione di responsabilità, per la rispettiva parte, delle compagnie di assicurazione delle due vetture, che sin qui si sono rimpallate le responsabilità.

Ultimo aggiornamento: 12:39 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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