Ferdinando Salce il re dei manifesti: la genesi di una collezione unica al mondo

Domenica 23 Aprile 2023 di Chiara Voltarel
Mariachiara Mazzariol

TREVISO - Folgorato dall'avvenente immagine di una fanciulla coperta di veli, corruppe l'attacchino comunale e con una lira si aggiudicò il suo primo affiche, da quel momento l'incontenibile passione lo accompagnò per tutta la vita. Era il 1895 quando il diciottenne Ferdinando Salce (Treviso 1877-1962), conosciuto come Nando, iniziò a raccogliere manifesti pubblicitari, costituendo la più importante collezione italiana - tra le maggiori d'Europa - composta di circa 25.000 pezzi, donata nel 1962 con lascito testamentario allo Stato Italiano, e ora diventata Museo nazionale Collezione Salce.

Tanti sono gli aneddoti che il signor Salce, commerciante di tessuti all'ingrosso, amava raccontare ad amici e conoscenti, intrattenendoli con curiosità a proposito di quella sorta di mania per manifesti, fogli che cercava, raccoglieva e conservava nella soffitta della sua casa a Treviso diventata una vera wunderkammer, dove li disponeva secondo un complicato sistema. Racconti che celano una vita vivace, fatta di rapporti e conoscenze straordinarie, di un uomo intraprendente in contatto con le più rilevanti figure del settore, che era in grado di tessere rapporti e gestire tutto da una piccola città di provincia come Treviso.

 

LA RICERCA
Ad approfondire questi aspetti meno noti della vita di Nando è Mariachiara Mazzariol che dal 2016 si occupa della sua collezione e che, tra le varie ricerche archivistiche, ha approfondito alcuni filoni e il ricco epistolario. E così si si scopre che già il manifesto con cui avvia la raccolta, dov'è raffigurata una figura femminile inginocchiata, a busto nudo, con in mano un girasole e una corona di luce attorno alla testa, non era un'opera qualsiasi: "Incandescenza a gas", è infatti considerata l'opera d'esordio nel mondo del manifesto italiano, a firma di Giovanni Maria Mataloni. Un poster che fin da subito non è passato inosservato e viene recensito Vittorio Pica, un esperto di cartellonistica nella rivista Emporium, autore di articoli rivolti a collezionisti e amanti della stampa d'arte italiani, testi fondamentali per la diffusione e conoscenza di questo genere di prodotti grafici.

L'IMPEGNO
Il ragioniere trevigiano sembra perfettamente allineato e inserito in un ambiente culturale modernissimo: "L'affiche sottolinea Mazzariol- era fino a quel momento un prodotto francese, che aveva portato al fenomeno dilagante della fine dell'Ottocento definito "afficheomanie", termine usato per indicare la passione smodata per i cartelloni pubblicitari. A Parigi, all'inizio del Novecento sembra vi fossero un milione e cinquecentomila manifesti fissi; le strade ne erano tappezzate, e nel 1897 si contavano tra gli 800 e 900 collezionisti di manifesti. Ma Nando vive a Treviso, piccola città di provincia, assolutamente fuori dai circuiti. Ma com'è riuscito a raccogliere questo grande patrimonio straordinario sia dal punto di vista quantitativo sia qualitativo in materia di arte grafica? Lo si può scoprire attraverso la sua corrispondenza. La prima lettera conservata nel suo archivio, datata 1898, è di Edmond Sagot, il primo mercante d'arte contemporanea specializzato in stampe e manifesti, il re dei mercanti di manifesti che scrive a Salce assicurandolo che gli avrebbe inviato l'ultimo suo catalogo. Sagot nella missiva chiede una lista dei manifesti che il commerciante trevigiano possiede doppi così da valutarne possibili acquisti.

I LEGAMI
Allo stesso tempo Salce intrattiene una fitta corrispondenza con l'editore Giulio Ricordi che ha prodotto tra i più bei cartelloni italiani della Bella Epoque. Ma non solo. Salce si mette in contatto con ogni azienda immortalata in un manifesto e stringe rapporti diretti anche con illustratori come Marcello Dudovich o Adolfo De Carolis. L'ultima lettera dell'ampio carteggio Salce è quella inviata dalla figlia di Dudovich, Adriana nel 1962. Ed è lei a ringraziarlo per il prestito di alcune opere del padre morto da poco, esposte in una mostra allestita a Trieste e, in segno di riconoscimento, gli spedisce un bozzetto di un'opera del padre.
Salce non era quindi un collezionista improvvisato, sapeva bene cosa recuperava, scegliendo i pezzi con criteri fondamentalmente su base estetica, tanto da essere tra i pochissimi in Italia a dedicarsi al collezionismo di manifesti pubblicitari in modo quasi esclusivo. Si dilettava anche a realizzare lui stesso qualche piccola opera grafica e a scrivere articoli, spesso bizzarri, per varie testate: pubblica sulla Lettura del Corriere della Sera un curioso contributo "I nostri spiccioli" facendo una disquisizione sulle monete e da alle stampe anche un libretto dal titolo "Messaggi col pianeta Marte".
 

Ultimo aggiornamento: 15:06 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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