Il primo viso del dramma del cantiere di Firenze è quello di Luigi Coclite, 60 anni. Era nato in una piccola città in provincia di Teramo, ma poi i percorsi della vita trent'anni fa lo avevano portato in Toscana. Abitava nella frazione Vicarello di Collesalvetti, nel Livornese, e lavorava come camionista delle betoniere. Sposato da 25 anni, lascia due figli, Lucrezia e Alessio. La sua è una delle troppe storie di chi muore sul lavoro mentre all'orizzonte, dopo quarant'anni di cantieri, vede, anche se non vicinissimo, il traguardo della pensione. Luigi Coclite è morto sul colpo, mentre a tre lavoratori romeni, arrivati dal Nord Italia nel gioco ad incastri di appalti e sub appalti - si dice che c'erano almeno 36 ditte coinvolte nel cantiere -, il destino ha riservato il terrore di chi vede crollare tutto addosso, investiti anche dal cemento armato ancora fresco. «Ne erano ricoperti, erano terrorizzati» raccontano i medici dell'ospedale di Careggi.
INFERNO
«Non ho capito nulla, all'improvviso ho visto tutto venire giù. Per favore ditemi come stanno i miei colleghi» dice uno di loro, un cinquantunenne, Cristinel Spataru, il meno grave in codice giallo per una lesione toracica. All'assessore del Comune di Firenze Sara Funaro, che è andata in ospedale a chiedergli se serviva assistenza per i familiari in arrivo dal Nord, ha risposto: «Sta arrivando mio figlio, mi aiuterà». Altri familiari sono ospitati alla Fondazione Kennedy. Spataru, 51 anni, che abita a Castelfranco Veneto (Treviso), ieri è stato raggiunto dal figlio 23enne, e ha raccontato a La Nazione dal suo letto di ospedale: «È stato un miracolo. Sono caduto dal terzo piano e tutto mi è volato addosso. Stavo facendo la colata di cemento sulla rete di ferro della copertura quando tutto è crollato». Un secondo operaio romeno, 48 anni, è stato operato in neurochirurgia per un ematoma alla testa, mentre il più giovane dei sopravvissuti, 37 anni, è in rianimazione: ha una frattura alla colonna vertebrale e una lesione alla milza.
La struttura del supermercato in costruzione tra via di Ponte di Mezzo e via Mariti è sì imponente, ma comunque tradizionale, senza architetture ardite, come ce ne sono tante in giro per l'Italia e dunque è davvero un rebus capire cosa abbia causato questo dramma. Renzo Berti è il direttore prevenzione dell'Azienda Usl Toscana Centro, e spiega: «I controlli su quel cantiere erano stati fatti appena due mesi fa e non erano emerse anomalie. Parliamo di lavori importanti, seguiti con attenzione». Ora sarà l'inchiesta della procura a cercare le cause, ma ieri in molti dicevano che non sarà semplice. Secondo i primi riscontri degli inquirenti che hanno già ascoltato il direttore del cantiere e acquisito documenti sulla certificazione dei materiali, ha ceduto una trave in cemento prefabbricato o, addirittura, il dente di un pilone di tenuta. Le domande a cui il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, e il pm Francesco Sottostanti, tenteranno di dare una risposta sono semplici: il materiale del pilone, che ovviamente era stato portato dall'esterno, non era di qualità? Al contrario, c'è stato un errore nel posizionamento? Al momento del cedimento sul piano più alto era in corso l'operazione di posa del cemento, per preparare il solaio, ma sembra da escludere che possa essere stata quella la causa.