Medico in missione, il 31enne di Valdobbiadene Alvise Montanari: «Ho fatto nascere i bambini in Kenya»

Venerdì 18 Agosto 2023 di Benedetta Basso
Medico in missione, il 31enne di Valdobbiadene Alvise Montanari: «Ho fatto nascere i bambini in Kenya»

VALDOBBIADENE (TREVISO) - Un ospedale in un luogo sperduto del Kenya e un giovane aspirante chirurgo partito per una missione di un mese verso questa destinazione lontana. In realtà la sua missione si è protratta per sei mesi e a lui, in questo ospedale africano, gli sono stati affidati progetti e incarichi speciali. È la storia di Alvise Montanari, 31enne originario di Valdobbiadene, al quarto anno della scuola di specialità di chirurgia plastica a Padova. «Da 10 anni l’associazione Help For Life fa sì che ci siano queste missioni in Kenya.

L’ospedale è stato fondato negli anni ‘60, anche grazie alla diocesi di Padova e il direttore è proprio un prete missionario della diocesi, don Sandro, che è come se fosse il sindaco del villaggio» spiega Alvise che racconta la sua esperienza.


ANEDDOTO CURIOSO
«Sono partito a gennaio pensando di restarci un mese, ma è andata diversamente. Lì eravamo in montagna, a 2500 metri di quota e io ero l’addetto al fuoco. Un giorno ho preso dei vecchi giornali, che non sapevo fossero preziosi per il mio professore, e ho acceso il fuoco. Lui poi, quasi per scherzo, mi ha chiesto se volessi restare in Kenya per dare continuità e seguire dei progetti». Così Alvise, dall’animo avventuroso, ha deciso di prolungare la sua missione fino a giugno, portando avanti grandi progetti in un ospedale che potrebbe diventare un punto di riferimento per l’Africa. «È un ospedale piuttosto grande, con 300 posti letto e molta terra circostante, che permette una certa autosufficienza, una sorta di villaggio in cui si trovano anche le case del personale ospedaliero, su della pietra scavata». «Ho eseguito molti parti cesarei anche se ciò non riguarda la nostra specialità. Lì c’è una natalità altissima, perciò diamo una mano alle donne ed è stato formativo oltre che emozionante applicarmi in qualcosa al di fuori del mio campo. Inoltre abbiamo portato una microchirurgia di un certo livello. Si tratta dell’intervento più difficile della chirurgia. Siamo tra i primi nell’Africa orientale a fare questi tipi di interventi, un punto di riferimento per la chirurgia plastica». Alvise, in questo periodo in Kenya, ha avuto grandi obiettivi da raggiungere, come l’istituzione di un reparto di grandi ustionati, per poter trattare i pazienti in maniera adeguata e la cura di una serra in cui si coltiva la spirulina, un’alga e un integratore alimentare che facilita la guarigione delle ferite. 


L’AMMIRAZIONE
«Sono un appassionato alpinista e in Kenya, tra le montagne, ho avuto anche modo di esplorare. Le persone sono povere, ma molto dignitose, ci sono 42 tribù ed è l’uomo ad essere l’ospite di una natura incredibile- continua - lì ero io il diverso perché bianco, solo io e don Sandro. Tutti mi guardavano. All’inizio ero infastidito, poi mi hanno spiegato che sono sguardi benevoli, di rispetto e ammirazione. Bianco per loro significa viaggiatore». Ora Alvise è tornato in Italia per continuare la sua formazione, ma si porterà la realtà e le persone tanto simili quanto diverse trovate in Kenya. «Un giorno ho avuto un paziente Masai, una tribù molto legata alla loro tradizione di pastori nomadi. Aveva un chilo e mezzo di tumore alle spalla e soffriva a stare ricoverato in ospedale. Dopo un mese e un intervento, è guarito e quando è stato dimesso mi ha detto che mi ringrazierà con un toro tutto per me». 

Ultimo aggiornamento: 19 Agosto, 11:08 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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