Beppo Tonon, nelle sue mani frutta e verdura si fanno scultura

Giovedì 24 Febbraio 2022 di Chiara Pavan
Beppo Tonon

ODERZO - La natura, tra le sue mani, si trasforma: viva, colorata, armonica, una gioia per gli occhi. Da frutta e verdura prendono vita incredibili universi popolati di animali e fiori: dai cavolfiori, come per magia, spuntano tre piccoli barboncini, dalla scorza dell'anguria si impenna un pavone, e poi tutti quei magnifici vasi di margherite, calle, rose, gigli e orchidee che si sprigionano da meloni o zucche. Coloratissimi mazzi di fiori che ricordano i dipinti fiamminghi, ma con lui la Natura morta si anima di luce e vita propria. Beppo Tonon non si considera un artista nel vero senso del termine, ama troppo «la grande arte» per sentirsi parte di quel mondo, ma le sue creature scolpite sono capolavori di bellezza, frutto di un talento unico e particolarissimo che l'ha ormai reso celebre ovunque.

Trasmissioni tv, incontri, competizioni, convegni e scuole alberghiere non si lasciano sfuggire l'occasione di invitare questo maestro trevigiano, pluricampione mondiale di Gelateria e superlativo intagliatore di frutta e verdura.

LA PASSIONE

Classe 1950, originario di Ponte di Piave e anima di Ca'Lozzio, il ristorante-gelateria di Oderzo nel tempo diventato anche un circolo culturale e artistico, Beppo Tonon è un vulcano creativo sempre a caccia di idee. Il suo motto è cambiare sempre, «nulla deve assomigliare a qualcosa che è già stato fatto. Se vediamo un bosco da lontano, sembra tutto uguale, ma più ti avvicini, più scorgi le differenze. Indi, una coppa di gelato non deve assomigliare all'altra. Ognuna deve avere la sua fisionomia. Senza essere un pastrocio: deve essere semplice». Raggiungere la semplicità, tuttavia, è un lavoro «micidiale», assicura lui, «eppure la semplificazione è fondamentale». Per arrivarci, la strada è lunga, «serve sintesi, ovunque. Bisogna accorciare, tenere all'essenziale. Ad esempio il pavone, diventato un mio marchio: quando ho iniziato a farlo impiegavo tanto tempo. Venti minuti circa. L'ho persino proposto in Vaticano, davanti un conclave di vescovi, tutti rapiti da quel che facevo. Ma andando in tv, quel tempo era improponibile. Quindi mi sono ingegnato, dovevo scendere a 5 o 6 minuti, sintetizzare al massimo. Così facendo, però, ho capito che la sintesi è il punto d'arrivo cui bisogna tendere». Stessa filosofia per i ferri del mestiere: «Una volta avevo una valigia piena di tutto, adesso ho 5 o 6 coltelli, mi bastano. Se vedo qualcuno con tanti attrezzi, capisco che ha bisogno di uno scenario attorno. Io punto alla sintesi». Mai tagliato un dito? «Solo quando faccio altro» (risata).

LA STORIA

Beppo nasce gelatiere quasi per caso: a 17 anni, lascia i campi di famiglia e opta per la Germania, dove passa tre stagioni «in gelateria, a imparare il mestiere. Al tempo credo che qualunque lavoro mi sarebbe piaciuto. Sono fatto così, mi piace fare bene. Mi impegno a farlo bello. Perchè fare il lavoro che piace è bellissimo, ma farti piacere il lavoro che fai è straordinario». La passione per l'intaglio arriva in seguito, «avrò avuto 45 anni». Tutta colpa di un pilota delle Frecce Tricolori, che sogna un banchetto speciale per le sue nozze a Ca' Lozzio. «Dovevo imparare - ricorda Tonon -: sono andato subito alla scuola di Chioggia, c'erano corsi di decorazione con frutta e verdura. Mi hanno affascinato. Ho lavorato come un matto, ho seguito 5 corsi di fila, come ipnotizzato. Ho imparato a fare le sculture di ghiaccio, a scolpire l'anguria, le verdure. Al primo corso, avevo una mano mezza ingessata a causa di una caduta sugli sci, tenevo il coltellino tra indice e medio. E il mio maestro mi disse: se fai così con quelle dita, diventerai bravo».

LA FASCINAZIONE

E bravo lo diventa. Il pilota delle Frecce si sposa a Ca' Lozzio, e Beppo se la cava «benissimo». Di lì la decisione di andare avanti, di sperimentare il nuovo percorso. «La scintilla è stata poi in Thailandia, ho visto un maestro scolpire una mela. Folgorato. Sono tornato a casa e ho subito iniziato a creare le coppe di gelato con la frutta scolpita. All'inizio molto timidamente, dovevo capire, scegliere bene la frutta, capire quella che si adatta di più». La prima sfida arriva a fine anni Novanta, quando partecipa a Coppa d'autore, concorso di decorazione a Longarone: «Si entrava dopo la valutazione della commissione, e ne sceglievano solo 10. Quando mi è arrivato il telegramma di convocazione ero emozionatissimo. Alla gara si procedeva in ordine alfabetico, io ero il penultimo, proponevo La coppa Africa: la giuria si è alzata e mi ha applaudito. Non ci credevo. Subito dopo mi hanno spedito alla Rai, in diretta, con la giovane Barbara D'Urso e Tiberio Timperi. Io non volevo, non ero preparato psicologicamente, mi hanno obbligato. Ma ho fatto anche bella figura, c'era pure Enza Sampò».

IL RICORDO

Col tempo, tra competizioni mondiali e gare (1996, 1998 e 2004 vince i più importanti concorsi di decorazione di coppe gelato a Longarone, Spagna e Germania, poi è campione del mondo di Gelateria nel 2006 e nel 2020), Tonon impara a gestire l'emozione da telecamera, ormai conta 300 e passa apparizioni sul piccolo schermo, «ma non è facile abituarsi. Mi devo sempre preparare bene e vincere l'emozione - spiega - Ma ho avuto un buon maestro, Paolo Trevisi, il celebre regista trevigiano. Lui è stato grande amico di Ca' Lozzio, ci ha portato tanta gente, e vedevo come faceva con gli ospiti, come sapeva coinvolgerli e portarli dalla sua. Ecco mi piaceva molto vederlo fare». Il suo nido a Ca' Lozzio, per Tonon, è una palestra: «Sarà perché quand'ero piccolo non sono andato a scuola, alla fine voglio sempre preparami, imparare, capire: non voglio improvvisarmi».

IMPARARE

Ca' Lozzio, per lui, è una fucina di stimoli e idee. Le mostre d'arte, gli incontri con gli ospiti, gli artisti che espongono, i critici che passano, «insomma, se non sei testone qualcosa impari - ride Beppo - Per me è stata una fortuna, vedere gli artisti, ascoltarli, seguire i loro consigli. Ho adorato Gina Roma, per moltissimo tempo la nostra direttrice artistica. Ho imparato gli abbinamenti dei colori, la leggerezza, i bilanciamenti. Quando sto con loro, mi sento a mio agio». Le sue composizioni di frutta e verdura, in effetti, dimostrano una spiccata passione per l'arte. Lo dimostra il magnifico quadro composto live, poco tempo fa. durante l'incontro La Natura morta non è mai stata così viva! al festival della cultura di Moriago della Battaglia. «Questa tecnica mi ha fatto girare il mondo: dagli Usa al Giappone, Russia Canada, Corea, l'Europa. Dappertutto ho tenuto corsi. E nelle scuole di Germania, Spagna e Italia hanno tutti lavorato sul mio metodo». E il gelato? «Il buon gelato è figlio di buoni ingredienti». La sua coppa ideale contiene «gusti tradizionali e semplici, e poi ci aggiungerei una decorazione con un frutto solo, per non mescolare tutto: vorrei sentire una pera che sia pera! Aboliti i minestroni. Il mio gusto preferito? Vaniglia è il massimo: è come un'orchestra che deve sapere tenere tutto insieme e nessun sapore che prevale».
 

Ultimo aggiornamento: 25 Febbraio, 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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