PORDENONE-UDINE - La situazione è critica.
I PASSAGGI
«Sembra impossibile - spiega Antonio Bertolla, direttore di Coldiretti Pordenone - eppure è proprio così. Se la differenza tra quanto incassano i produttori e il costo dei prodotti in negozio è sempre stato squilibrato a danno di chi lavora nei campi, ora la forbice si è ulteriormente allargata con i costi delle materie prime che sono raddoppiati e in alcuni casi addirittura triplicati». I numeri sono decisamente importanti e indicano (vedi tabella sotto) la differenza di trattamento. Tanto per fare alcuni esempi un litro di latte viene pagato all'allevatore 40-45 centesimi, poi lo troviamo nello scaffale del negozio a un euro e quaranta o cinquanta centesimi. Un altro esempio riguarda la frutta, anche quella prodotta in loco: un chilo di mele viene pagato a 20 centesimi al produttore agricolo e rivenduto a un euro e 60 in negozio. Ma ci sono prodotti che hanno uno squilibrio anche maggiore, come ad esempio i peperoni pagati a chi li produce 45-50 centesimi e venduti mediamente (prezzo di ieri) a 3.50 euro al chilo. Ma come è possibile un aumento così alto?
LA SPECULAZIONE
«Diciamo subito - va avanti il direttore Coldiretti - che esiste anche molta speculazione e tra un passaggio e l'altro i costi vengono aumentati pure quando il margine di guadagno potrebbe essere considerato soddisfacente. In ogni caso a farne le spese sono sempre gli operatori agricoli che si spaccano la schiena sui campi per pochi spicciolie. Il primo scalino in cui aumentano i prezzi è il ritiro dalla merce dal produttore. In questo caso conta il gasolio e il carico. Il secondo aumento è legato alla trasformazione del prodotto. A volte basta smistarlo e metterlo nelle cassette per la vendita, altre, invece, ha bisogno di essere trattato. In questo caso sale ulteriormente il costo. Il terzo e ultimo passaggio è quello che riguarda la distribuzione, ossia il costo del prodotto al consumatore sullo scaffale. In questi tre passaggi c'è la differenza di prezzo tra chi produce e chi acquista».
LE DIFFERENZE
«Ovviamente ci sono delle differenze tra le produzioni locali e quelle che arrivano da fuori provincia. In questo caso, infatti, pesa parecchio la lunghezza del viaggio perchè il gasolio è praticamente raddoppiato. Possiamo dire - spiega Bertolla - che frutta e verdura che arrivano da altre regioni sono rincarate circa del 7 per cento, mentre la produzione locale ha avuto un aumento intorno al 2-3 per cento. In ogni caso nulla o veramente pochissimo, è andato al produttore, ma si è scaricato tutto sullo scaffale. Il conto indicativo - conclude il direttore è semplice da fare: da un euro di valore solo 17 centesimi vanno al produttore, tutto il resto finisce alla filiera. Per questo è bene che i cittadini sappiano che le aziende agricole che operano con Campagna Amica oltre ad essere mediamente meno care, sono anche capaci di produrre merce di qualità. C'è la certezza di cosa si mangia». Ultimo dato indicativo che emerge sempre da Coldiretti: l'olio di semi ha avuto un incremento del 70 per cento perchè in gran parte la materia prima arriva dall'Est e in particolare dall'Ucraina, la pasta si è impennata intorno al 10 per cento (stessa sorte toccherà in tempi brevi al pane) e il burro, anche quello locale, ha avuto un aumento del 20 per cento. Buona spesa.