Vittorio Veneto. Lanfranco Cirilli, l'architetto di Putin. Chi è e come ha guadagnato milioni di euro

Al momento è sotto processo per eterovestizione di capitali: è diventato cittadino russo per decreto presidenziale

Giovedì 12 Ottobre 2023 di Elena Filini
Lanfranco Cirillo, l'architetto di Putin

VITTORIO VENETO (TREVISO) - Riecco Lanfranco Cirillo. Il geometra di Vittorio Veneto diventato arbiter elegantiarum in Russia ha deciso di monetizzare subito l'improvvisa e non voluta celebrità con un libro autobiografico "L'architetto di Putin" (Piemme). I guai giudiziari (il processo per eterovestizione di capitali è ancora aperto, tuttavia è stato revocato il fermo per beni pari a 140 milioni di euro) sono stati il la per ripercorrere una vita che sembra un romanzo picaresco. Dalla penisola di Murmansk ai Poli, finanziatore occulto di spedizioni artiche come l'amico Hamish Harding, morto nella spedizione del Titan. Lanfranco Cirillo, o meglio Ciro, come lo chiamano gli oligarchi, presenta (in collegamento da Mosca) la sua biografia oggi alla Mondadori di Milano in accoppiata con Vauro. Le sue memorie sono un libro di 197 pagine che - al netto del giudizio etico - fa sorgere più che giustificate curiosità. Bastano il talento e una buona dose di autodeterminazione per accumulare in circa trent'anni un patrimonio a molti, moltissimi zeri? Cirillo sostiene di sì. E racconta di anni trascorsi ad accontentare ogni più bizzarro desiderio di opulenza di miliardari russi e consorti: quattro cellulari sempre attivi, voli privati per essere a completa disposizione, una manciata di ore di sonno a notte. Così da rappresentante di materiali per interior design, Lanfranco Ivanovich è diventato la firma di residenze barocche e magniloquenti. Trent'anni a Mosca per costruire la Rublyovka, il quartiere extralusso della capitale, Cirillo è oggi cittadino russo per decreto presidenziale di Putin.

Come è diventato l'architetto di Putin

"Il taxi sfrecciava nella serata piovigginosa lungo l'enorme viale diretto alla via Tverskaja, a cento metri dalla Piazza Rossa. Ci avevo messo ore a uscire dall'aeroporto, ore in coda al controllo passaporti, pigiato tra centinaia di altri passeggeri in arrivo da lontani continenti, molti russi, tutti diversi tra loro, facce glabre dell'Asia, occhi azzurri siberiani, volti scuri del Caucaso, pochi stranieri e italiani coraggiosi che iniziavano quel giorno la loro avventura, come me". Il libro di Cirillo inizia nell'autunno 1993. È un tempo di fermento in Russia, è il momento in cui comincia l'accumulo di enormi fortune nelle mani di pochi. E questi pochi, divenuti ricchissimi, sognano lo stile italiano, che nella loro mentalità equivale al neoclassico. Il primo è Aleksander un generale dei servizi segreti: dopo la dacia numero zero, Cirillo decide di stabilirsi a Mosca e prima apre un ufficio russo della "Mascagni", l'azienda di mobili per cui lavora, ma poco dopo fonda uno studio di architettura con giovani laureati georgiani. Poi, per qualche anno collabora stabilmente con Yusuf Mukhamedov, l'uomo forte di Taskent. «Nel mio cuore, l'Uzbekistan è un paese assolato e polveroso, ma anche verde e rigoglioso. Un paese pieno di povera gente la cui principale virtù è la pazienza. Un paese dal volto antico». Infine, verso la fine degli anni Novanta nell'orbita di Cirillo entrano i magnati della Lukoil, la potentissima azienda petrolifera privata russa. «Ho lavorato per 44 miliardari russi della lista di Forbes.

E dire che non accettavo qualunque cliente, sia pur molto ricco. Perché il mio marchio di fabbrica, piano piano, in Russia è divenuto garanzia di affidabilità. Mi muovevo in un mondo di uomini e donne spesso molto strani, a volte imperscrutabili, altre volte pronti a tutto».

Le amicizie con i miliardari e le indagini del fisco italiano

Tra le amicizie di Cirillo anche Thikon, il confessore di Putin, definito "uno dei più grandi intellettuali della Russia moderna". Nel biopic lavoro e vita privata si mescolano: Cirillo parla del dolore per la scomparsa della figlia Elisabetta e informa di un secondo figlio, Federico, nato da madre russa. Parte essenziale della vita dell'"architetto di Putin" i viaggi, in particolare le spedizioni ai Poli. L'ultimo capitolo è dedicato alle indagini del fisco italiano, a Brescia. "Erano le cinque del mattino di un febbraio fresco e umido a Brescia, nella Pianura Padana. Ero arrivato in Italia, a casa di mia moglie a Roncadelle, da circa una settimana e avrei dovuto svegliarmi di lì a poche ore per andare a prendere il mio elicottero e volare a Malpensa, da dove mi sarei imbarcato per Dubai e infine per l'Africa. All'improvviso suonò il campanello". Cirillo racconta la sua versione in merito alle indagini tuttora in corso. Ma qual è ora la sua posizione nei confronti della giustizia italiana? «Il processo vero e proprio deve ancora iniziare, durante le udienze passate mi è stato riconosciuto, dal tribunale, il legittimo impedimento a partecipare. Oggi è stato annullato il decreto di latitanza e la prossima udienza è fissata per il 5 dicembre». Ma Cirillo, fa sapere, non sarà presente. 

Ultimo aggiornamento: 13 Ottobre, 11:54 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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