L'iscrizione ritrovata durante gli scavi riscrive la storia di San Basilio: ecco cosa hanno scoperto gli archeologi

È quanto emerge dalle nuove scoperte che si stanno accavallando grazie alla campagna di scavi dell’Università di Padova

Giovedì 15 Giugno 2023 di Anna Nani
Scavi nel sito archeologico di San Basilio

ARIANO NEL POLESINE - Chissà come era San Basilio nel terzo secolo dopo Cristo? Sicuramente più popolata di ora, che conta una dozzina di abitanti. È quanto emerge dalle nuove scoperte che si stanno accavallando grazie alla campagna di scavi dell’Università di Padova. Una ricerca che sta portando alla luce il quadro di una vera e propria comunità, un villaggio di tutto rispetto, dove la famosa Mansio Hadriani potrebbe essere soltanto la punta dell’iceberg di un insediamento ben più grande. Verso questa direzione sembrerebbe andare il ritrovamento di una delle più lunghe iscrizioni antiche trovate in Polesine. Un’iscrizione su lastra di marmo, articolata e complessa, che sarà oggetto di studio approfondito nei prossimi mesi, ma che si può già dire sia il pezzo da 90 di questa campagna di scavi. 

Il progetto

A scoprire questo gioiello nascosto nel sottosuolo della tenuta dell’agriturismo Forzello della famiglia Rocchi è stata la squadra di archeologi guidata dalla professoressa Caterina Previato, direttrice scientifica del cantiere che occupa di epoca romana dell’Università di Padova. Un saggio di scavi che rientra nel più ampio progetto “San Basilio: alla riscoperta del passato”, che nasce dalla collaborazione dell’amministrazione di Ariano nel Polesine con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza, il Museo archeologico nazionale di Adria, le Università di Padova e Venezia con il contributo della Fondazione Cariparo.

La scoperta

«Abbiamo rinvenuto questa lastra in un contesto di giacitura secondaria – riferisce la docente - Una prima lettura da parte del professor Alfredo Buonopane dell’Università di Verona ci dice si tratta di una lapide che celebrerebbe l’istituzione di una fondazione funeraria con cui veniva donata un’ingente somma di denaro al collegio dei fabbri. Si trattava di un’associazione professionale di artigiani di età romana cui venivano donati dei soldi per porre delle rose ed altri segni commemorativi sulla tomba di qualcuno. Purtroppo non sappiamo di chi o perché, dato che abbiamo recuperato solo una parte dell’iscrizione, né dove si trovasse la tomba». Il frammento, in ottimo stato, rivela però qualcosa di molto importante: «Questa donazione cospicua - riprende Previato - indica che San Basilio nel III secolo d.C. era un insediamento abitato da persone piuttosto benestanti. Questa scoperta va dunque a confermare come nel terzo e quarto secolo a San Basilio ci fosse un insediamento vitale, punto nevralgico di una rete commerciale a vasto raggio». 

Le prossime tappe

Il professor Jacopo Bonetto, coordinatore degli scavi romani e del progetto generale dedicato a San Basilio, illustra le prossime tappe della campagna: «Stiamo programmando una serie di prospezioni geofisiche su 25-30 ettari per comprendere se ci si trova davanti ad una villa o ad un abitato di dimensioni non secondarie, forse notevoli. Sono delle indagini non invasive per leggere e sapere quanto fosse grande il sito e ricostruire come fosse articolato così da ricostruire la vita di San Basilio». Un plauso per la scoperta della preziosa iscrizione arriva dalla Soprintendenza di Verona attraverso la responsabile della tutela archeologica, Giovanna Falezza: «Riusciamo a fare progetti di ricerca così vasti e complessi grazie ad una rete di enti e istituzioni che lavorano insieme. Qui stiamo assistendo ad una vera sinergia tra Università diverse e organismi di vario tipo, supportati economicamente dalla Fondazione Cariparo.

Tutte iniziative che non sono scontate e che sono il valore aggiunto di questa avventura scientifica dal valore incommensurabile».

Ultimo aggiornamento: 16 Giugno, 09:22 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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