Roma, in ostaggio della gang nella villa all'Aurelio. «Erano in 6 o 7 a volto coperto e con accento dell'Est. Temevo ci uccidessero»

Terrore per l'imprenditore Stefano Proietti, la moglie Benedetta De Paola e figli di 11 e 16 anni. Un bottino da 300mila euro

Mercoledì 10 Aprile 2024 di Camilla Mozzetti
Roma, in ostaggio della gang nella villa all'Aurelio. «Erano in 6 o 7 a volto coperto e con accento dell'Est. Temevo ci uccidessero»

Quando indica con la mano la porta finestra del salone che sei, forse sette uomini, hanno provato a scardinare prima di fare di lui e della sua famiglia degli "ostaggi", Stefano Proietti, 59 anni, imprenditore nel settore immobiliare, ha un attimo di esitazione. Trattiene il respiro e rimanda indietro un accenno di pianto: «Sono stati cinquanta minuti terribili», racconta. Lui, sua moglie Benedetta De Paola, avvocato di 50 anni, i due figli di 11 e 16 anni insieme alla coppia di domestici sono rimasti vittime di una rapina perfetta, consumatasi lunedì sera nella villa di famiglia all'Aurelio. «Potevano farci del male, ci hanno minacciato anche di morte» aggiunge l'imprenditore nel giardino della residenza. La famiglia Proietti vive da anni in una lussuosa abitazione in un comprensorio residenziale nascosto dietro l'Aurelia.

LA DINAMICA

Lunedì sera, poco dopo le 20, una banda - tuttora ricercata dalla polizia, le indagini sono della Squadra Mobile - è riuscita a entrare. Dapprincipio i malviventi, vestiti integralmente di nero, con passamontagna, guanti e ricetrasmittenti attaccate al collo, hanno provato ad aprire una porta finestra ma poi hanno visto uno dei due domestici che stava uscendo per gettare l'immondizia e così lo hanno bloccato costringendolo a farli entrare in casa.

Proietti con sua moglie era già al piano superiore, i figli erano ognuno nelle proprie stanze. Non hanno sentito rumori, i banditi hanno minacciato i domestici, costringendoli a farli salire. Il primo a trovarseli davanti è stato il figlioletto più piccolo, perché la sua è la prima camera alla fine delle scale. «Quando sono entrati in camera - ricorda l'imprenditore - hanno urlato polizia ma era chiaro che si trattava di rapinatori, ci hanno fatto alzare e hanno iniziato a chiedere ciò che avevamo in casa».

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IL BOTTINO

Gioielli, preziosi, denaro: mentre un paio di loro teneva sotto controllo la famiglia, gli altri hanno ripulito la villa trovando alla fine anche la camera blindata. «Era nascosta dietro un armadio - spiega la signora Benedetta - ma quando hanno aperto le ante hanno preteso le chiavi». Una volta afferrato il contenuto, più di 20mila euro in contanti, gioielli, orologi, preziosi, borse, hanno minacciato l'imprenditore: «Mi hanno detto "adesso portaci nella stanza delle telecamere" - ricorda ancora Proietti - così siamo scesi al piano di sotto, mi puntavano un coltello alla schiena, hanno staccato i fili, si vedeva che sapevano cosa facevano e si sono portati via tutto il girato». Poi la famiglia e i domestici vengono lasciati in una stanza: «Ora ce ne andiamo - hanno detto i banditi - aspettate prima di chiamare i soccorsi altrimenti torniamo e vi ammazziamo». Dal cellulare dell'imprenditore dopo pochi minuti parte l'sos. Iniziano le indagini e già si esclude che la banda sia entrata dal cancello principale del comprensorio, dove il portiere ha fatto il cambio turno con il collega della notte alle 22 senza far passare auto di persone non residenti. Molto più probabile che il gruppo sia entrato o da una strada che confina con una delle recinzioni perimetrali del comprensorio o passando per la ferrovia ed entrando nel vasto parco. Di certo il colpo era stato studiato e non si esclude la presenza di un "basista", di qualcuno che per vari motivi - la famiglia Proietti sta realizzando ad esempio un campo da tennis nella proprietà - ha avuto accesso alla villa nelle ultime settimane. Da una prima analisi e in base a quanto riferito dai proprietari, nessuna minaccia o nessun problema di lavoro anche datato è stato denunciato proprio a seguito della rapina. Chi è entrato in azione, non solo aveva studiato il colpo ma era anche molto preparato. Il travisamento integrale, i guanti che di fatto avrebbero impedito ai malviventi di lasciare impronte, l'organizzazione della banda con tanto di ricetrasmittenti per comunicare durante la rapina, tracciano il profilo di veri professionisti. «Parlavano italiano a tratti romano ma l'accento era dell'Est Europa - conclude la signora Benedetta - abbiamo avuto molta paura, non ci hanno fatto del male ma credo solo perché non abbiamo opposto resistenza».

Ultimo aggiornamento: 11 Aprile, 09:23 © RIPRODUZIONE RISERVATA