Rovigo. L'Ulss lancia l'allarme: «Cresce la dipendenza da gioco d'azzardo, anche tra i giovani»

Domenica 17 Settembre 2023 di Nicoletta Canazza
In provincia cresce la dipendenza da gioco d'azzardo

ROVIGO - Crescono con dimensioni allarmanti i dati relativi alla dipendenza da gioco d’azzardo in provincia. Nel 2022, il Servizio per le Dipendenze dell’Ulss 5 (SerD) aveva 101 soggetti “malati d’azzardo” seguiti dai tre sportelli operativi a Rovigo, Badia Polesine e Taglio di Po. Oscilla invece in media tra 1.400 e 1.600 il numero dei pazienti totali, tra dimessi e nuovi ingressi, seguiti dal SerD per tutte le problematiche di dipendenza patologica (sostanze, alcol, fumo). Il gioco patologico negli ultimi anni è cresciuto grazie anche al moltiplicarsi di occasioni di gioco. «La nascita di nuovi spazi degli ultimi decenni ha portato a una diffusione quasi capillare delle attività d’azzardo, un tempo relegate in contesti specifici e raggiungibili da una ridotta parte di popolazione, ma oggi sempre più diffuse e accessibili - commenta Valentina Pavani, responsabile da tre anni del SerD dell’Ulss5 Polesana -. Il periodo della pandemia, poi, ha avuto come conseguenza di spostare on line segmenti importanti di utenza, purtroppo con una parte importante rappresentata dalle fasce più giovani e più esposte ai rischi. A questo si aggiunge poi l’altissima diffusione delle lotterie o Gratta & vinci in punti vendita facilmente accessibili come edicole o tabaccherie». 

EFFETTI COLLATERALI

Le nuove conoscenze in materia di dipendenze patologiche e la crescente attenzione rivolta alle conseguenze personali, economiche e sociali di queste forme di disagio, ha alzato anche il livello di consapevolezza da parte di istituzioni e operatori della Sanità. «Il Disturbo da gioco d’azzardo è un comportamento ricorrente e persistente, che alimenta un desiderio crescente di gioco che porta alla perdita di controllo - precisa Pavani -. La persona sperimenta un disagio che ha impatto su molteplici aspetti della vita personale, famigliare, sociale e lavorativa, compromettendo spesso in modo significativo la sua qualità di vita. Purtroppo il gioco patologico interessa una fascia di età molto ampia: dai giovanissimi spesso ancora minorenni, per i quali il gioco è vietato, agli over 65. Il giocatore che accede ai nostri servizi è in media ultraquarantenne e di sesso maschile. Secondo i dati, dal 3 al 5% circa di chi gioca d’azzardo può sviluppare un comportamento patologico, ma di questi solo il 10% arriva poi a chiedere aiuto ai servizi, un numero significativamente basso considerando la portata del fenomeno». 
La legislazione sul gioco d’azzardo patologico ha visto diversi interventi per tutelare l’ordine e la sicurezza pubblica, contrastare la criminalità, salvaguardare minori e soggetti fragili e intervenire sulla prevenzione e trattamento; la stessa Organizzazione mondiale della sanità (Oms)riconosce il Dga come una patologia che richiede interventi di prevenzione, cura e riabilitazione. Le misure restrittive attuate nel periodo di emergenza sanitaria, però, hanno ridotto le possibilità di frequentazione dei luoghi per il gioco fisico (sale slot, Vlt, tabaccherie, bar), registrando di conseguenza un aumento del gioco online, più difficile da monitorare.

RICADUTE SOCIALI 

I confini tra ciò che differenzia il gioco sociale, dal gioco problematico e da quello patologico sono molto labili. Per avere un’idea sulla portata del fenomeno basta considerare che per ogni giocatore sono coinvolte almeno 6-7 persone attorno a lui, su cui ricadono le conseguenze del suo comportamento. Per dire: nel 2019 il numero di abitanti adulti (over 18 anni) in Polesine era di circa 197.200. Di questi, secondo le proiezioni, circa 6.705 sarebbero giocatori a basso rischio, 3.353 a rischio moderato e ben 1.578 giocatori problematici. Oltre 93mila persone, quindi, coinvolte solo nel 2019 quando doveva ancora esplodere la pandemia da covid-19.
 

Ultimo aggiornamento: 17:28 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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