La fonderia Draxton di Borsea potrà chiedere di ampliarsi

Venerdì 23 Dicembre 2022 di Elisa Barion
La fonderia Draxton di Rovigo, nella frazione di Borsea

ROVIGO - Il futuro della Draxton è tracciato, quantomeno dal punto di vista tecnico. L’azienda può presentare la richiesta per ottenere la variante urbanistica necessaria per realizzare l’ampliamento richiesto da tempo. A spiegarlo è l’assessore all’Ambiente Dina Merlo che sta seguendo la vicenda fin dall’insediamento dell’attuale amministrazione. Vicenda per la quale il Comune ha attivato un tavolo tecnico dopo che l’azienda, fatto ricorso al Tar per il rifiuto del Comune ad autorizzarne l’ampliamento, lo ha perso perché le norme urbanistiche contenute nel Pat, il Piano di assetto del territorio risalente al 2012, l’ha classificata nel 2021 come “opera incongrua”.

Va chiarito, però, che la possibilità di richiedere la variante urbanistica non significa che l’ampliamento è stato autorizzato. Al contrario, precisa Merlo, l’iter prevede ancora diverse tappe e il via libera definitivo ai progetti dell’azienda non sarà il Comune a doverlo dare.

«Il tavolo tecnico - chiarisce l’assessore - non è un organismo decisorio. Il tavolo ha delineato il percorso tecnico che l’azienda dovrebbe compiere per adeguarsi al vigente Pat e all’incongruità attribuita alla richiesta. Se la possibilità di ampliamento sarà concessa o meno, ancora non è stato stabilito. A deciderlo sarà, eventualmente, la procedura Vas, ovvero la Valutazione ambientale strategica che si effettua in sede provinciale».
L’ultima parola spetta, insomma, a Palazzo Celio. D’altra parte, l’assessore sul punto è stata chiara: la Valutazione ambientale strategica, che ha lo scopo di garantire la sostenibilità ambientale di una determinata opera, «può essere fatta solamente dopo la rimozione dei motivi che rendono l’opera incongrua».

ITER COMPLESSO

La vicenda della Draxton è complessa, tant’è che per dirimerla l’amministrazione di Palazzo Nodari, a inizio giugno, si è avvalsa anche dell’apporto di un consulente tecnico esterno. Un’operazione che allora il sindaco, in consiglio comunale, aveva giustificato così: «L’azienda ha manifestato la necessità di ampliare la scala di produzione in un punto in cui è incongrua secondo il Pat. Ma in questo momento non ci sono in Comune le competenze per effettuare una valutazione tecnica sui dati che l’azienda mette a disposizione al tavolo che è stato attivato e che prevede la presenza delle controparti, oltre ai tecnici Arpav, l’Ulss e le rappresentanze sindacali. Il dirigente individuerà la persona, esterna, che ha queste competenze: l’incarico sarà di 6 mesi per un costo di 10mila euro. A valle di questa indagine, dovrebbe poi scattare la seconda fase: decidiamo, cioè, la congruità o non congruità dell’impianto. Stabilito, nella prima fase, che l’ampliamento non produce danni all’ambiente né alla comunità circostante, dovremo decidere, e questa sì è una decisione politica, se l’impianto è congruo. Ma solo se assodato in via tecnica che non produce danni in un’area a vocazione commerciale artigianale, come stabilito dal Tar».

Tra l’altro, nel corso degli anni, la ditta è stata tenuta ad adeguarsi ad alcune prescrizioni che si sono tradotte nella realizzazione di una serie di opere di mitigazione e un periodo di monitoraggio delle opere stesse per migliorarne l’impatto ambientale sia dal punto di vista delle emissioni acustiche, sulle quali ha competenza il Comune, sia per quanto riguarda le emissioni chimiche che invece sono in capo all’Arpav. E mentre tutto questo sarà discusso in sede di Vas, a Borsea, proprio per via del “caso fonderia”, si è costituito un comitato di cittadini residenti nei dintorni dell’azienda che da tempo chiede alle istituzioni di vigilare sulle emissioni prodotte dall’azienda.
 

Ultimo aggiornamento: 11:37 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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