Focolaio in geriatria, morto un altro paziente: partito l'esposto in Procura

Giovedì 11 Febbraio 2021 di Francesco Campi
Ospedale

ROVIGO - Un esposto per capire le cause ed eventuali responsabilità nel contagio che si è diffuso nei giorni scorsi nella Geriatria, arrivando a coinvolgere 30 dei 34 pazienti che si trovavano ricoverati nel reparto il primo febbraio, quando sono emerse le prime due positività, in altrettante donne, che si sono poi spente. E proprio ieri è stato comunicato anche il decesso di un terzo paziente dei 30 risultati contagiati, un 89enne che era stato ricoverato il 26 gennaio con un grave quadro clinico e che, una volta scoperta la positività, era stato trasferito in Area Medica Covid a Trecenta, dove martedì si è spento.
LA DENUNCIA

A presentare l'esposto è stato l'avvocato Luca Previati, che spiega di essere stato contattato domenica mattina dai familiari di un altro di quei 30 pazienti che risultano contagiati dal focolaio scoppiato all'interno dell'ospedale di Rovigo: «Tuttavia, ho presentato l'esposto a mio nome, perché i familiari del paziente, che è ancora ricoverato, non hanno ritenuto opportuno comparire e così ho deciso di farlo io. È un atto che credo possa servire a fare chiarezza su cosa sia accaduto e su come sia stato possibile che il contagio si sia diffuso in maniera così ampia e rapida. D'accordo che in Geriatria la manipolazione dei pazienti, viste le loro condizioni, è maggiore rispetto ad altri reparti, ma tutti gli operatori sono dotati di dispositivi di protezione e dovrebbero esserci delle procedure in grado proprio di ridurre al minimo il rischio contagio. Può essere stato un problema accidentale o una carenza, però credo sia importante per tutti capire cosa sia successo, per evitare che succeda ancora. Noi non abbiamo formulato accuse, ci siamo limitati, in modo sommesso, ad esporre i fatti noti così come emersi dai comunicati stampa e non abbiamo nemmeno voluto cavalcare il tema della mancata vaccinazione dei dipendenti, emersa con particolare rilievo».
OPERATORI CONTAGIATI

Anche fra gli operatori di Geriatria, infatti, si sono avuti cinque contagi, tre infermieri e due Oss, che fanno parte del gruppo sorprendentemente consistente di quanti non hanno aderito alla campagna vaccinale, che invece aveva individuato proprio gli operatori di quel reparto fra quelli con la maggiore priorità. Si tratta di ben 8 infermieri su 24, pari a un terzo, e addirittura di 8 Oss su 12, ben due terzi. E, fra tutti i dipendenti dell'Ulss Polesana il 10% dei 621 Oss ha negato il consenso, così come l'8% dei 1.671 infermieri e anche un 3% dei 427 del personale della dirigenza medica e non medica. «Credo sia interesse di tutti sottolinea Previati un'azione che individui eventuali comportamenti incompatibili con l'adeguata profilassi richiesta dalla pandemia in atto. La richiesta alla Procura, infatti, è di valutare se possa risultare che qualche soggetto non immunizzato dal vaccino abbia compiuto attività all'interno del reparto di Geriatria senza osservare, per un qualche incomprensibile motivo, anche accidentale, le misure minime di profilassi consigliate, e quando e da quando questo possa essere avvenuto. La richiesta ovviamente è di accertare se questi fatti siano riscontrabili e a quando possano risalire i comportamenti che possano aver causato il contagio e se possano avere causato altri contagi in precedenza».
TERZO FOCOLAIO

Il focolaio di Geriatria, infatti, è il terzo nello stesso reparto. Un primo si era registrato nella prima ondata, iniziato il 31 marzo con il riscontro della positività in un anziano, residente ad Este, che dopo la chiusura dell'Ospedale di Schiavonia il 20 marzo era stato trasferito a Rovigo, che era arrivato a contare almeno 43 contagi fra pazienti e operatori. Altri ulteriori contagi, ma in misura ben più circoscritta, all'inizio della seconda ondata. E ora questo nuovo cluster, con i primi due riscontri di positività il primo febbraio, diventati 22 cinque giorni dopo e 30 l'8 febbraio. Una situazione che ha portato alla chiusura del reparto, con due pazienti spostati nel reparto di Malattie infettive, 27 trasferiti a Trecenta e uno a Montagnana. Martedì la Geriatria, dopo la sanificazione, è stata riaperta ed è tornata ad accogliere degenti. Ma il dibattito che si è acceso sul fatto che vi fosse un così alto numero di operatori che non si erano vaccinati, che è stato rinfocolato sui social dal virologo Roberto Burioni, non si è certo placato.
Francesco Campi
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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