Premessa: sulle scrivanie dei prefetti del Friuli Venezia Giulia non sono ancora arrivate circolari.
L’ALLERTA
Una mappa delle zone maggiormente a rischio, l’appello alla popolazione affinché «segnali con tempestività attività sospette», un giro di vite sulle azioni preventive, da garantire anche grazie alle “voci” che soprattutto sul web accompagnano e precedono l’organizzazione di un rave party abusivo. Le Prefetture hanno già in mano i protocolli per questo genere di situazioni. Il meccanismo non è da inventare. La stretta riguarda l’assiduità dei controlli e soprattutto una più intensa attività di monitoraggio preventivo, come spiega il prefetto di Udine Massimo Marchesiello.
«È chiaro - ha spiegato il rappresentante dello Stato nella più vasta e popolosa provincia del Friuli Venezia Giulia - che la situazione sarà maggiormente monitorata. Rafforzeremo il dispositivo della prevenzione per intercettare le iniziative che potrebbero sfociare in rave party illegali. Aspettiamo le direttive del ministero dell’Interno - prosegue - ma un rafforzamento dei dispositivi ci sarà». Marchesiello poi cita un “caso di scuola”, che riguarda proprio la provincia di Udine. Succedeva poco più di un anno fa nella Bassa, per la precisione a Ruda. Le forze dell’ordine (in quel caso i carabinieri di Palmanova), grazie a una buona dose di informazioni raccolte preventivamente, riuscirono a intercettare e quindi a fermare un rave illegale in campagna. Furono identificati circa 50 giovani e l’impianto audio degli organizzatori fu sequestrato. Niente festa, perché l’evento doveva ancora iniziare. «Abbiamo a disposizione una mappa delle zone a rischio», spiega Marchesiello. «Ma è fondamentale - prosegue - la collaborazione dei residenti, che devono segnalare irregolarità in modo tempestivo». La prima avvisaglia? La musica alta. Quanto alla mappa, i luoghi più a rischio sono quelli in corrispondenza dei fiumi. Il Tagliamento, certo, ma anche il Torre se ci si sposta solamente in provincia di Udine. Mentre a Pordenone è nel mirino anche l’area di Cordenons, dove la meta potrebbe essere quella del Meduna.
FRIULI OCCIDENTALE
In provincia di Pordenone i fari sono puntati sulla zona di San Vito al Tagliamento. È quella la meta preferita dagli amanti dei rave clandestini. Spazi ampi, un fiume quasi sempre in secca, una vasta zona demaniale tra l’argine maestro e il letto ghiaioso del corso d’acqua. Un posto perfetto, conosciuto sia dagli organizzatori dei party illegali che dalle forze dell’ordine. «Adesso - specifica però il prefetto di Pordenone, Domenico Lione - dovremo tenere conto del nuovo impianto normativo». Quindi attenzione alle denunce, perché in caso di condanna chi organizzerà rave party rischierà la reclusione da tre a sei anni, oltre a una multa che partirà da mille per arrivare anche a diecimila euro.
«Conosciamo il nostro territorio - è la rassicurazione che arriva dalla viva voce del prefetto di Pordenone, Domenico Lione - e ogni area ha la sua specificità. Da Cordenons a San Vito, facciamo da tempo attività di prevenzione. La nostra azione si basa sui segnali che arrivano preventivamente, ma ora seguiremo il nuovo impianto normativo, che coinvolgerà l’autorità giudiziaria relativamente alle decisioni successive all’individuazione di un rave e dei rispettivi organizzatori». Anche a Pordenone si attendono le direttive finali da parte del ministero dell’Interno. Ma la direzione è ovunque quella di una stretta generalizzata sui controlli nelle aree più a rischio.