Case di riposo senza personale: operatori senza vaccino restano al lavoro "graziati" dall'emergenza

Domenica 14 Novembre 2021
Case di riposo senza personale
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PORDENONE - Sono praticamente “invisibili”, sia perché non hanno un ordine professionale a cui fare riferimento, sia perché tardano a comparire negli elenchi dei Dipartimenti di prevenzione. Ma c’è un altro problema, che molto probabilmente si trova alla base della piramide: al momento sono necessari, anche se non rispettano gli obblighi di legge legati alla vaccinazione in ambito sanitario. Sono gli operatori sociosanitari (non tutti, anzi, una minoranza) che pur senza l’antidoto continuano a lavorare ogni giorno nelle case di riposo del territorio. Ma ci sono casi anche negli ospedali e nei servizi sanitari di base. 
Casi che sfuggono perché la macchina è ingolfata, perché c’è troppo lavoro da fare o semplicemente perché i ricambi, di fatto, non si trovano. 
IL FENOMENO
La Regione Friuli Venezia Giulia ha appena emanato un maxi-bando per la formazione degli operatori sociosanitari. È una decisione che va incontro alle richieste delle strutture, alle prese con una “materia prima” di fatto introvabile. Ma dall’emanazione del bando all’entrata in servizio del personale, passerà purtroppo molto tempo. Le case di riposo, le Rsa, gli ospedali e i servizi territoriali di base hanno bisogno di oss adesso, non tra qualche mese. E ancora di più ne hanno bisogno in corrispondenza della quarta ondata della pandemia, che colpisce meno duramente delle precedenti ma che causa comunque quarantene e assenze dal lavoro. 
E tra turni “impossibili”, assenze improvvise, difficoltà causate anche dal Green pass sul posto di lavoro, non di rado si assiste - su tutto il territorio regionale - a operatori sociosanitari che lavorano (anche a stretto contatto con le persone più fragili) pur senza il vaccino obbligatorio.

Il problema è però anche un altro: ultimamente in questa ridotta ma significativa platea sono tornati i contagi, in grado potenzialmente di innescare focolai nei luoghi più a rischio. 

LA SPIEGAZIONE
Com’è possibile che dopo diversi mesi dall’entrata in vigore dell’obbligo vaccinale per i sanitari ci siano ancora oss (ma in qualche caso anche infermieri, anche se la fattispecie è un po’ diversa, essendoci un ordine professionale di riferimento) che continuano a lavorare pur senza rispettare la norma? La “colpa” non sarebbe da ricercare all’interno delle strutture dedicate all’assistenza. La maggior parte delle direzioni, infatti, ha correttamente segnalato i dipendenti non vaccinati alle rispettive Aziende sanitarie. Insomma, è stata rispettata la procedura. È alla seconda “stazione” che spesso il treno finisce per fermarsi, con picchi di mancate procedure nelle province di Gorizia e Trieste, mentre a Pordenone le cose vanno un po’ meglio
In definitiva, è in atto una sostanziale frattura tra la norma e la sua applicazione. Ed è lo stato di necessità, cioè la mancanza di personale sul mercato, ad allargare questa frattura in modo pericoloso ogni giorno. 
 

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