Neolaureati e medici in pensione in corsia: la scelta divide, anche per le differenze nei compensi

Gli specializzandi: "Serviamo solo per questioni di emergenza, poi se si parla di libera professione perché 50 euro l'ora a noi e 80 ai sanitari in quiescenza?". Il presidente dell'ordine: "Monitoraggio continuo sui giovani medici"

Sabato 28 Maggio 2022 di Antonella Lanfrit
Medici in corsia, in Fvg cooptati neolaureati, specializzandi e pensionati

PORDENONE - L'Ordine dei medici del Friuli Venezia Giulia, pur con tutte le precauzioni da mettere in atto, fa di necessità virtù. I diretti interessati, gli specializzandi di medicina, sono invece molto critici. È questa la sostanza delle prime reazioni alle nuove disposizioni in tema di reperimento di personale sanitario che l'altra sera il consiglio regionale ha approvato, accogliendo all'unanimità gli emendamenti presentati dal vicepresidente e assessore alla Salute, Riccardo Riccardi. In sintesi, una parte del provvedimento contempla la possibilità per le Aziende ospedaliere di stipulare contratti in libera professione con laureati, medici in formazione specialistica anche al primo e secondo anno, e sanitari in pensione.

LE FIGURE
Nello specifico, queste figure potranno essere contrattualizzate dai servizi di Emergenza-urgenza «in via eccezionale, fino al 31 dicembre 2023». Per i medici in pensione il compenso lordo sarà di 80 euro, per laureati e specializzandi di 50 euro l'ora. L'iniziativa della Giunta regionale giunge dopo che la Conferenza delle Regioni ha avanzato precise richieste allo Stato per far fronte alla carenza di personale sanitario, decidendo di rischiare anche un possibile stop proprio dal Governo centrale per invasione del campo di competenza. Comunque, in attesa di verificare se vi saranno davvero impugnazioni governative, ora la Regione dà la possibilità di far operare nelle corsie dell'urgenza-emergenza anche i giovanissimi professionisti. «Di per sé una soluzione che stride con i dettami dell'Ordine che ha il compito di garantire, attraverso specialisti formati secondo norma, la qualità delle cure», premette il presidente dell'Ordine dei Medici del Friuli Venezia Giulia, Guido Lucchini. «Tuttavia aggiunge -, nella situazione di criticità in cui ci troviamo miracoli non possiamo farne.

Dobbiamo dare risposte quanto più congrue ai cittadini che ne hanno bisogno». Perciò, è la sintesi, «possiamo perseguire tale obiettivo attingendo anche all'operato dei nostri giovani medici, purché siano supervisionati da un tutoraggio costante. Non possiamo abbondare i cittadini e dobbiamo supportare le azioni assistenziali».

GLI SPECIALIZZANDI
Dal punto di vista degli specializzandi, la questione ha però in sé più di qualche complessità, come esplicita Gabriele Facchin, rappresentante degli specializzandi di Udine, che sul tema si era già espresso alcuni giorni fa sulle pagine del Gazzettino, a seguito di provvedimenti normativi simili assunti in Veneto. «È positivo che ci permettano di lavorare - premette Facchin -, ma la preoccupazione è che lo consentano in emergenza-urgenza, un ambito molto delicato. È un provvedimento che fa perdere senso alla stessa scuola in medicina d'emergenza urgenza e alla specialità dell'urgentista. Se tutti possono prestare la loro opera in questo ambito, allora sembra che si dica che la specializzazione non serve». Facchin ha ben presente la carenza di medici su questa linea di frontiera, ma essa è «il risultato di politiche emergenziali». I provvedimenti adottati dalle Regioni «sono una pezza a scelte politiche che hanno depotenziato il sistema sanitario». In aggiunta, ci sono questioni assai concrete che aumentano la preoccupazione: «Che tutela hanno gli specializzandi che saranno impiegati in emergenza-urgenza? Quali codici potranno approcciare?», interroga Facchin, che per l'aspetto economico aggiunge: «D'accordo, i medici pensionati ne sanno più di noi, ma se si è in un regime di libera professione, perché prevedere una differenza di compenso oraria»?

GLI INFERMIERI
Acque molto più tranquille tra i 10mila infermieri pubblici regionali. Anzi, ampia soddisfazione, perché gli emendamenti della Giunta hanno abolito il vincolo di esclusività per gli infermieri del pubblico impiego che quindi fuori orario di servizio potranno dare disponibilità di qualche turno di lavoro presso le strutture per anziani. «Sono molto soddisfatto, finalmente fatti e non parole ha commentato il presidente regionale dell'Ordine degli infermieri, Luciano Clarizia -. Onore al merito, grazie a questa Giunta per averci ascoltato. Adesso speriamo che il Governo abbia il buon senso di non impugnare questa decisione ma, se dovesse succedere, i 42mila infermieri italiani non resteranno di certo a guardare». A tal proposito, il componente della Paritetica Salvatore Spitaleri, già segretario regionale Dem, sollecita Riccardi a «non sfidare» il Governo. «Non basta sperare che non impugni le nuove norme considera -, bisogna costruire assieme le soluzioni. L'approccio dell'assessore Riccardi è sbagliato perché, anziché la ricerca di una effettiva alleanza interistituzionale, adombra una prova di forza», conclude.
 

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