La passione per la montagna è aumentata – complice il Covid, come si vede chiaramente dai numeri – e con essa anche il lavoro per Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico Fvg, che ha diffuso una statistica dettagliata dei propri interventi nel corso degli ultimi dieci anni, dal 2013 al 2023, con il beneficio di un anno non ancora concluso e, quindi, con dati che per l’annata in corso sono aggiornati al 31 agosto.
I SOCCORSI DAL CIELO
Le missioni in elicottero, poi, sono cresciute da 101 a 164 (120 nell’anno in corso) con un picco nel 2021, quando il velivolo è intervenuto per 191 volte, cioè quasi 2 volte al giorno. Ulteriore informazione significativa è quella riguardante i giorni/uomo impieganti per il soccorso. Se, infatti, dieci anni fa erano stati 1.117, l’anno scorso sono arrivati a 2.052 e quest’anno si è già a 1.275, un andamento che riflette l’aumento degli interventi.
LE RICHIESTE D’AIUTO
Ma per quali fatti scatta l’allerta? In particolare, per interventi connessi all’escursionismo: questi hanno pesato per il 34% dieci anni fa e sono arrivati a detenere una percentuale attorno al 50-55% dal 2020 in poi. L’anno sorso si è arrivati al 51,9%, quest’anno ad agosto erano al 49,3%. Dal 2019 al 2020 si è avuto un aumento di quasi il 10%, dal 45,1% al 54,2%, con un aumento di percentuale nel 2021, quando si è avuto il picco storico: gli interventi del soccorso alpino legati all’attività di escursionismo hanno rappresentato il 54,2% di tutti gli interventi. A grandissima distanza si trova l’altra voce che registra percentualmente il valore maggiore per chiamata ed è l’alpinismo, un’attività per la quale si attivano, a seconda delle annate, dal 4% al 9% degli interventi. Lo sci alpinismo ha avuto una crescita importante a partire dal 2018, quando i soccorsi sono passati dal 3-5 per cento a un range compreso tra il 7 e il 9 per cento.
IN SELLA TRA LE VETTE
In crescendo anche le chiamate di soccorso di coloro che vanno in mountain bike, tanto che l’anno scorso hanno rappresentato il 7,8% sul totale e quest’anno hanno già raggiunto il 5,2 per cento. Percentuali destinate a crescere, secondo gli esperti del soccorso alpino, perché le previsioni meteo dicono che settembre sarà un mese che si presta a proseguire le uscite tipicamente estive. Le chiamate di soccorso scattano per cadute (sono aumentate da poco più del dieci per cento a percentuali che si avvicinano o superano il 20%, con picco nel 2019 di un 28,3%), scivolate (tra il 10% e il 13%) e per la perdita di orientamento, un motivo che oscilla a seconda delle annate tra il 13,5/ e il 21,7 per cento. I casi di malore si mantengono stabili attorno al 10 per cento, ma quest’anno siamo però già all’11,5 per cento. Numeri significativi sono quelli relativi ai decessi: nel 2023 se ne sono contati già 17. L’anno scorso ve ne sono stati 29 e anche l’anno precedente. Nel decennio spicca il 2017 con 41 morti, seguito dal 2016 contrassegnato da 34 morti.
INCAPACITÀ E INCOMPETENZA
Non di poco conto le percentuali di soccorso motivati da «incapacità e incompetenza»: nel 2013 le uscite per questo motivo hanno rappresentato il 2,8% degli interventi, una percentuale che ha superato il 10% nel 2016 e si è tenuta sopra quel valore quasi tutti gli anni: nel 2021 l’incapacità e l’incompetenza hanno raggiunto il 14,7%, l’anno scorso il 10,5% e quest’anno con le attività dei primi otto mesi si è posizionata al 9,7 per cento. Dal profilo di quanti sono soccorsi emerge che pochissimi di questi sono gli iscritti al Cai. Detto altrimenti, quanti si preparano per le escursioni in montagna e le affrontano in maniera graduale sembrano avere un minor tasso di incidentalità.
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