Green pass al lavoro e allarme assenze: ecco i settori che rischiano lo stop alla produzione

Giovedì 30 Settembre 2021 di Marco Agrusti
Lavoro in fabbrica
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Si avvicina la scadenza del 15 ottobre, quando anche in Friuli Venezia Giulia diventerà un fatto l’obbligo di Green pass in ogni luogo di lavoro.

Mancano esattamente due settimane e tra dibattiti, proposte, discussioni e posizioni diverse, restano i timori per la ripresa dell’economia dopo le fasi più cruente della pandemia. Una risalita, certificata dagli enti di controllo del Fvg, che ora rischia di essere minata dal pericolo costituito dalle assenze dei lavoratori non vaccinati. E ci sono settori che possono andare in sofferenza più di altri, colpendo anche le grandi industrie. 


LA MAPPA


Non ci sono solamente le piccole imprese, quelle fatte di artigiani e composte da pochi dipendenti, a rischiare stop più o meno prolungati a partire dal 15 settembre. L’allarme tocca anche le grandi aziende, quelle con reparti di produzione da centinaia di dipendenti e con milioni di euro di fatturato sui 12 mesi. Sì, perché la percentuale della forza lavoro che ad oggi risulta vaccinata non guarda in faccia alla dimensione dell’impresa, ma è spalmata in modo diverso. È più elevata, ad esempio, negli uffici e nei reparti amministrativi, mentre scende in modo drastico e preoccupante dove i materiali vengono lavorati e trasformati nel prodotto finito. C’è però una differenza: nei reparti amministrativi, e in generale negli uffici, è possibile procedere ancora con il lavoro a distanza d’emergenza, dal momento che le mansioni non sempre richiedono la presenza. Impossibile, invece, trasferire un tornio nella camera da letto di un operaio. Ecco allora dove sta veramente il problema. 


IL PERICOLO


È la manifattura, il settore più a rischio di assenze a partire dal 15 ottobre. Gli operai vedono purtroppo nella loro categoria una quota di vaccinati inferiore a quella di altri reparti delle singole aziende. Le stime, ottenute incrociando i dati della Regione con quelli delle associazioni di categoria, parlano di una situazione assolutamente tranquilla negli uffici e nelle aree amministrative, con quote vaccinali che in molti casi sfiorano addirittura il 100 per cento del personale dipendente. Le cose cambiano però in modo drastico se ci si trasferisce nei reparti di produzione del manifatturiero, dove secondo le ultime stime la popolazione non vaccinata varia - da azienda ad azienda - dal 10 al 25 per cento della forza lavoro. Un’altra preoccupazione riguarda poi il grande settore della chimica, dove in realtà il problema maggiore è un altro: in questo caso anche poche assenze potrebbero pesare enormemente sulla prosecuzione del lavoro nelle aziende, dal momento che si tratta di posizioni super-specialistiche con una difficoltà enorme nel rintracciare eventuali sostituti in caso di “buchi” nel personale dovuti al Green pass. Va sempre ricordato, però, che con un tampone rapido ogni 48 ore tutto si risolve: si ottiene la certificazione temporanea e il lavoratore può entrare in fabbrica. Il timore, quindi, riguarda i “duri e puri” tra i no-vax, coloro i quali rifiutano sia il vaccino che la possibilità di sottoporsi a test ciclici in farmacia. 


PICCOLE IMPRESE


Un altro mondo è quello che riguarda invece le piccole imprese, tra cui quelle artigiane ma anche l’universo del commercio. In questo caso le sostituzioni in caso di assenze ingiustificate sembrano essere quantomeno più agevoli. 

Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 17:30 © RIPRODUZIONE RISERVATA

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