PORDENONE - Al momento, in Friuli Venezia Giulia, il contagio è stabile.
L’ALLARME
In dieci regioni i casi sono in aumento, soprattutto tra i giovani. I ricoveri, invece, continuano a calare giorno dopo giorno. La principale emergenza della pandemia è quella del sovraffollamento degli ospedali, senza il quale non esiste una ragione alla base delle restrizioni al movimento e alla socialità delle persone. «Ma con il sistema attuale - fa invece notare il presidente del Fvg, Massimiliano Fedriga - si rischierebbe di scivolare magari in zona gialla solamente a causa di un aumento dei contagi, non accompagnato dalla pressione sugli ospedali».
È così, perché il valore chiave per l’assegnazione della fascia di rischio ai singoli territori è quello dell’incidenza dei contagi sui centomila abitanti lungo sette giorni. Tempo fa si teneva conto quasi unicamente del “famoso” Rt, l’indice che misura la velocità di diffusione dell’epidemia. Poi, considerati i problemi causati da un valore riferito al passato e non in grado di fotografare il momento, si è preferito svoltare verso l’incidenza: con meno di 50 contagi ogni 100mila abitanti, ad esempio, si va in zona bianca. Ora, però, proprio questo sistema rischia di inguaiare le regioni in corrispondenza di un possibile aumento dei casi giornalieri.
L’APPELLO
Ecco perché il presidente Fedriga sta affrontando proprio in queste ore il tema più importante del prossimo futuro. L’obiettivo è chiaro: salvare le zone bianche (e quindi la libertà dei cittadini) laddove i ricoveri non preoccupano. «Il nostro lavoro su questo tema è quotidiano - spiega il cittadino numero uno del Friuli Venezia Giulia -. Dobbiamo cambiare ancora e l’Inghilterra ci dà l’esempio. Il valore di cui tenere conto è quello dell’occupazione degli ospedali e non più quello dell’incidenza. La copertura vaccinale fa la differenza, è urgente modificare i parametri».