​Il tribunale dà il via libera, il gruppo Cimolai è in salvo. Sospiro di sollievo per i lavoratori

Giovedì 12 Ottobre 2023 di Loris Del Frate
Il tribunale dà il via libera, il gruppo Cimolai è in salvo. Sospiro di sollievo per i lavoratori

PORDENONE - È andata. La Cimolai, il colosso dell'acciaio che ha costruito opere in tutto il mondo, è salva. Ieri, infatti, è stata notificata all'ingegnere Luigi Cimolai, legale rappresentante dell'impresa, l'omologa con la quale il giudice delle Imprese di Pordenone, Francesco Saverio Moscato ha chiuso positivamente il concordato preventivo. Un sospiro di sollievo soprattutto per i quasi 800 dipendenti (ma si arriva a circa duemila calcolando l'indotto) che lavorano per l'azienda. È trascorso quasi un anno da quando, appena sepolto il patron dell'azienda, il capitano d'industria Armando Cimolai, erano iniziate a circolare le prime voci di una serie di sofferenze che stavano mettendo in grossa difficoltà l'operatività e le casse dell'impresa.

Sembrava impossibile perché il portafoglio clienti della Cimolai in quel momento era di circa 800 milioni di euro, con opere di grande respiro e cantieri aperti in gran parte del mondo.

La botta era arrivata qualche giorno dopo quando si palesò in tutta la sua difficoltà la crisi finanziaria che sfiorava i 350 milioni di euro. Derivati finiti male che invece di portare a casa super interessi stavano affossando l'impresa. A questi si aggiungeva uno scoperto con più banche di altri 350 milioni circa. Una voragine che in quel momento sembrava difficile da arginare.


LA PRIMA MOSSA
Per evitare che l'azienda potesse essere aggredita dai creditori e quindi metterla in protezione, il 20 marzo di quest'anno, la squadra di professionisti chiamata a salvare la Cimolai, presentò la richiesta di pre - concordato. Il resto è storia recente con la volontà di proseguire sempre con la produzione, l'obbligo morale che si era assunto l'ingegnere Luigi Cimolai di non licenziare neppure un dipendente e di tenere, comunque in mano, il timone dell'azienda. Tutto rispettato. Non sono entrati nuovi soci, l'assetto è rimasto lo stesso e sia il piano di rientro dei debiti che quello di rilancio, sono stati votati quasi all'unanimità da tutte le classi dei creditori. Banche comprese che erano l'osso più duro visto il livello di esposizione con alcuni istituti di credito.


Per la verità una mano non da poco è arrivata anche dal Governo, con il ministro pordenonese Luca Ciriani che ha seguito passo dopo passo l'intero percorso. Il tutto si è concluso con il pagamento nei termini previsti dei fornitori fondamentali per proseguire l'attività e senza aver mai saltato neppure un mese di stipendio ai lavoratori. Un lavoro che è costato parecchie notte insonni agli avvocati Bruno Malattia e Ugo Molinari (ha assistito anche i tre figli minori di Silvio Berlusconi), ai professionisti della banca d'affari Lazard e al resto della squadra di salvataggio.


PIANO DI RIENTRO
Il piano di rientro prevede il riconoscimento totale dei crediti privilegiati (la cifra è intorno ai 260 milioni) e il pagamento sino al 15% di quelli chirografari. Con l'omologa di ieri si è chiuso il concordato. Il giudice ha nominato il commercialista pordenonese Alberto Cimolai plenipotenziario per le funzioni di controllo che dovranno essere continuate per sei anni. Il commissario deve sorvegliare l'adempimento delle obbligazioni concordatarie e deve riferite al giudice delegato ogni fatto dal quale possa derivare pregiudizio ai creditori, compresi ingiustificati ritardi nelle operazioni. Sempre il commissario dovrà avere libero e immediato accesso ai libri d'impresa e alle informazioni, dovrà inoltre accompagnare il conto della gestione e gli estratti del conto bancario. Sono anche possibili atti di ispezione e controllo con particolare riguardo ai libri sociali ed alle scritture contabili. Ma la Cimolai è salva.

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