SACILE - Il primo dei due violenti temporali che nello scorso weekend hanno frustato il Pordenonese, cioè quello scoppiato poco dopo le 17 di sabato, ha provocato danni e brutte sorprese anche nel Sacilese. Più precisamente in periferia, lungo via Strada per Fratta, dove negli ultimi anni il padrone dell’abitazione che si trova al civico 45 si è visto entrare l’acqua in casa ormai quattro volte, l’ultima proprio sabato, e sinceramente non ce la fa più.
I FATTI
«Dopo il violento temporale del pomeriggio mi sono trovato con cinque centimetri d’acqua sparsi in tutto lo scantinato. Ho dovuto pulire ed asciugare fino a mezzanotte». La sua è una battaglia che combatte da solo ormai da anni, contro fenomeni che qualcuno si ostina a definire straordinari, ma che in realtà hanno ormai una cadenza piuttosto frequente.
IL PROBLEMA
«Nel luglio dell’anno scorso ho anche chiesto un incontro in Comune, con l’avvocato, ma la vicenda di fatto è un continuo rimpallo tra l’amministrazione, la Regione e l’amministratore della zona industriale e non ne vengo fuori, ma non è giusto che paghi sempre io. Per evitare che l’acqua mi entri in casa ho comprato e piazzato due pompe esterne, ho la valvola di non ritorno e ho anche rialzato il vialetto d’entrata con un dosso. Tutte cose che fanno il loro mestiere egregiamente, ma sabato l’acqua non è entrata, è ritornata, nel senso che è risalita dagli scarichi». Così Poletto si è trovato con cinque centimetri d’acqua ovunque. «Vien voglia di andarsene, è impossibile che non si possa risolvere il problema che credo abbia una soluzione anche poco costosa». Secondo il sacilese «la prima volta il fosso l’hanno scavato a regola d’arte: era perfetto, ma poi l’hanno lasciato senza manutenzione. Peggio: quando vengono a tagliare la vegetazione che cresce, la lasciano poi a terra e questa finisce coll’ostruire come e più di prima». Quando ha chiesto perché non portassero via il tagliato pare sia emerso un problema di competenze. «Io non so di chi sia, ma così la situazione non cambia e non migliora». Che Poletto sia stanco lo si comprende anche dall’ammontare del conto che ha dovuto pagare negli ultimi anni: «Alla seconda alluvione ho dovuto cambiare i serramenti, 13mila euro di spesa, un’altra volta mi sono giocato la caldaia che era a terra (adesso l’ho messa a muro). Vedo che quando si sposta una mattonella in piazza si muovono subito. Ma qui continua a non intervenire nessuno». Si fatica perfino a capire di chi sia la competenza, in effetti. Pensare che i problemi per la famiglia Poletto erano iniziati anche prima, praticamente con l’arrivo della zona industriale che portò in dote un forte incremento del rumore «certificato dall’agenzia regionale Arpa», conferma Vittorino che parò in parte il colpo rinforzando i vetri delle finestre. «E pensare che sono loro (le industrie) ad essere venute dopo: io lì ci abitavo già da prima», conclude sconsolato.