Padova. Truffatori d'amore, si fingono militari o imprenditori per derubare le vittime: 2 indagati

Si tratta di due nigeriani di 32 e 34 anni. Una donna di 60 anni e un'altra di 46 avevano sporto denuncia

Lunedì 12 Giugno 2023 di Redazione Web
Truffe d'amore via social (foto Pexels - Adrienne Andersen)

PADOVA - Un buon lavoro, single o vedove. Ecco l'identikit della vittima perfetta per i truffatori d'amore. Uomini che passo passo conquistano la fiducia delle donne, le ammaliano e poi cominciano a chiedere soldi. La Squadra mobile di Padova ha individuato 2 nigeriani di 32 e 34 anni, dimoranti il primo a Milano, il secondo a Vicenza. 

L'ingegnere

Dicevano di essere imprenditori o militari in servizio in Paesi territori di guerra, comunque con posizioni lavorative di alto livello, single, vedovi o separati. Le indagini hanno tratto spunto dalle denunce presentate da due vittime, entrambe della provincia di Padova, una impiegata di 60 anni, separata con figli, l’altra di anni 46. La 60enne denunciava nel luglio dell’anno scorso, di aver ricevuto nei mesi precedenti una richiesta di amicizia su Facebook da parte di un uomo che le scriveva di essere un ingegnere in servizio su una nave mercantile appartenente ad una società svizzera, in navigazione verso l'Australia, originario di Bassano del Grappa (Vicenza), figlio di padre italiano e madre americana, divorziato da tre anni. Le confidava di essere intenzionato, ormai prossimo alla pensione, a fare rientro in Italia e stabilirsi nella casa che gli avevano lasciato i suoi genitori. Quello era in pratica l'ultimo viaggio. Dopo aver carpito la sua fiducia, l’uomo le chiedeva di scriversi su WhatsApp, perché più comodo. Desiderosa di un po' di compagnia e non vedendoci nulla di male a scambiarsi dei messaggi, la donna ha cominciato a scriversi col fantomatico ingegnere ogni mattina, entrando sempre più in confidenza, fino a che l’uomo (che nel frattempo le inviava canzoni d'amore, trattandola come nessuno aveva mai fatto prima) le chiedeva se fosse disposta ad essere qualcosa di più di un'amica, sottolineando di non essere in cerca di un'avventura, di non voler essere preso in giro od essere considerato solo un passatempo. Essendo un bell'uomo (dalle foto associate al profilo), gentile ed educato, sentendosi attratta, oltre che amata, la donna accettava con entusiasmo. Giorni dopo le scriveva che il suo equipaggio era stato avvisato della presenza di pirati del mare soliti assalire navi mercantili (circostanza che la vittima, inizialmente sentitasi presa in giro, appurava tramite internet che era possibile che si verificasse) e che quindi il comandante gli aveva consigliato di raccogliere le cose di valore e di spedirle ad una persona di fiducia; le chiedeva se fosse disposta a ricevere il pacco (con dentro quasi mezzo milione di euro, oggetti e documenti di valore), che avrebbe poi lui stesso ritirato una volta rientrato in Italia; lei avrebbe dovuto solo pagare al corriere una piccola parte relativa all'IVA che non era possibile calcolare prima. Convinta si trattasse di una persona benestante la donna gli ha creduto. Giorni dopo riceveva una e-mail da parte del fantomatico corriere con la richiesta di pagamento di 3.850 euro.

Cosa che la donna faceva. Nelle settimane successive l’uomo continuava a scriverle e a telefonarle tramite whasapp, convincendola a pagare diverse somme di denaro (la vittima ha dovuto chiedere persino un prestito alle Poste), accampando scuse varie, come il fatto di essere privo di linea telefonica e di non poter collegarsi all’app della banca e fare il bonifico per pagare il biglietto aereo e l'hotel. Di fronte all’ennesima richiesta di pagamento, la donna decideva contattare tramite Facebook le diverse donne che avevano messo dei like sulle foto del medesimo uomo, riuscendoci con alcune di loro, in particolare con una donna di Bologna anche lei espostasi per una cifra piuttosto importante, ma che aveva già deciso di denunciare.

Il militare

In maniera analoga la 46enne ha denunciato di aver conosciuto sui social un soggetto presentatosi come militare americano, di stanza nello Yemen, ferito e in uno stato di difficoltà. Anche in quel caso le conversazioni sono avvenute tramite whatsapp sull'utenza telefonica. Nel prosieguo della conoscenza il sedicente militare chiedeva alla donna di ricevere, per suo conto, un pacco asseritamente contenente del denaro e dei documenti personali, chiedendole di pagare 2.890 euro per poter ottenere la consegna del pacco. Anche quest’altra vittima veniva persuasa ad effettuare, a più riprese, i pagamenti richiesti. In quest’altro caso, al rifiuto della vittima di versare ulteriori denari, il truffatore la minacciava con espressioni del tipo "conosco il tuo nome, il tuo indirizzo, il tuo numero di telefono e la tua mail ho le tue foto e quelle dei tuoi familiari e se non paghi quei soldi andrà a finire male".

Le indagini

Sulla scorta di entrambe le denunce gli investigatori della Squadra Mobile hanno avviato d’intesa con la Procura alcune verifiche. Una preliminare ricerca in internet sugli indirizzi e-mail da cui le vittime avevano ricevuto le richieste di invio di denaro per la ricezione dei pacchi e con cui avevano intrattenuto più messaggi, ha consentito di appurare come le stesse fossero segnalate più volte, insieme ad altri indirizzi e-mail, come in uso a falsi corrieri ed utilizzate da truffatori nigeriani nelle cd. "truffe romantiche". Gli accertamenti sui conti correnti su cui sono pervenute le somme di denaro provento delle condotte truffaldine/estorsive, hanno portato alla identificazione degli indagati, privi di precedenti di polizia, titolari di un permesso di soggiorno o comunque richiedenti asilo. L’analisi dei movimenti in entrata ed in uscita dei conti correnti, ha evidenziato che anche altre persone, oltre alle denuncianti hanno effettuato bonifici – anche per somme cospicue (da un minimo di 250 euro ad un massimo di 13.200 euro). Su mandato della Procura della Repubblica di Padova, i poliziotti della Squadra Mobile hanno proceduto alla perquisizione delle abitazioni individuate presso cui dimorano i due sospettati. La prima ad essere perquisita è stata l’abitazione occupata dal 32enne nigeriano (sospettato della truffa ai danni della 46enne). Stamani sono state perquisite pure le abitazioni del 34enne nigeriano e di un 30enne del Mali (in quanto intestatario della scheda telefonica utilizzata), questi altri due individuati invece nel corso degli accertamenti svolti sulla base della denuncia della 60enne. All’interno delle abitazioni dei due nigeriani sono stati rinvenuti e sequestrati a loro carico telefoni, carte di debito e documentazione da cui si evince che erano loro a celarsi dietro i falsi profili ed in alcuni casi a ricevere i bonifici. 

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